Romania: quando la tratta è al femminile

Ogni anno migliaia di donne romene sono le vittime del traffico internazionale di persone. Migliaia – secondo varie statistiche anche decine di migliaia, la maggior parte con l’inganno di un posto di lavoro – finiscono nelle reti delle organizzazioni criminali, che le costringono a prostituirsi nell’Europa Occidentale.

Lasciano la Romania per sfuggire alla povertà e alla miseria, ma diventano “merce di scambio” nelle mani dei trafficanti, che le comprano e le rivendono per decine di volte. In Romania il prezzo di una donna varia tra i 300 e i 400 dollari, ma nel paese di destinazione può arrivare a 5-10.000 dollari.

Arrivano maltrattate, denutrite, violentate e ridotte in stato di schiavitù, pagando caro la loro inconsapevolezza e ingenuità oppure semplicemente la loro decisione di fare soldi ad ogni costo.

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Ma le statistiche parlano di una stragrande maggioranza di donne romene che finiscono a prostituirsi all’estero perché vittime del traffico internazionale, ingannate con il miraggio di un posto di lavoro come cameriera, badante, colf o baby sitter. Non sono poche nemmeno quelle che intuiscono il tipo di lavoro che le aspetta. Il sito romeno www.anchete.ro, specializzato in inchieste, riporta storie di ragazze che si sono prostituite, finite nelle reti criminali che guadagnano milioni di dollari dalla tratta di persone.

C’è il caso di Anna (nome di fantasia), 21 anni, che viveva in povertà in un villaggio nel sud del paese. Anna si ricorda che quando aveva 16 anni studiava ancora e dopo le lezioni andava in una pizzeria a lavorare come cameriera. Ma il suo stipendio veniva sempre sequestrato dal patrigno, alcolizzato e violento. Un giorno il patrigno le aveva detto di andarsene. E così comincia l’avventura, il dramma di Anna, che abbandona la scuola per lavorare e prende una camera in affitto, ma lo stipendio non basta per vivere. Entra in scena la sorella, appena ritornata dall’Italia. La sorella dice di volerla aiutare a lavorare in Grecia, in una fabbrica di tessili. Fidandosi, Anna parte con un gruppo di amici della sorella – che dovevano occuparsi delle formalità – per la Bulgaria. In Bulgaria però, in un parcheggio, viene venduta per 2.400 dollari ad un serbo che la porta in Serbia, in un night club. Ma Anna non sapeva ballare e allora é richiusa in una stanza dove riceve come cibo un pacco di biscotti al giorno. Racconta come il suo padrone serbo sia riuscito a venderla con difficoltà perché era una “merce spaventata”, che non voleva spogliarsi davanti ai suoi potenziali compratori. In totale, in due anni, sarebbe stata venduta per 20 volte. Arriva anche in Macedonia, dove nella località Strunga è comprata da uno dei più temuti trafficanti macedoni. Insieme ad altre ragazze veniva picchiata dal padrone con una grande catena d’oro, e minacciata di essere fucilata nel caso non avesse obbedito. Quando erano malate, si ricorda Anna, un medico veterinario le visitava. Da rilevare in particolare, per le condizioni di schiavitù in cui erano ridotte, la visita di un “dottore” vero. I controlli della polizia locale erano abbastanza frequenti, ma, racconta Anna, i poliziotti erano in ottimi rapporti con i trafficanti. Alla fine Anna riesce a scappare con l’aiuto di un poliziotto, che la porta in ambasciata e da qui viene rimpatriata in Romania.

Il caso di Anna si può ripetere per altre migliaia di donne romene. Magari non tutte con la fortuna di essere state liberate. Ci sono tra loro anche quelle che lasciano i bambini in patria e non ponderano molto prima di accettare proposte di “lavoro” ingannevoli da parte di amici o parenti, complici di trafficanti. Una volta arrivate in Serbia, Italia, Spagna o Grecia – per fare solo qualche esempio di destinazione – le vengono confiscati i documenti e sono minacciate di dura vendetta contro le loro famiglie nel caso tentassero di scappare. Ci sono anche quelle che finiscono col collaborare con i propri sfruttatori e gestiscono esse stesse “il lavoro” e i guadagni di altre prostitute.

Molte non vogliono più ritornare nelle famiglie di origine, per la vergogna o per l’odio verso i parenti o gli amici che le hanno vendute.

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Le autorità romene hanno a disposizione la legge 678/2001 che sancisce le misure per la prevenzione e la lotta al traffico di persone. La legge prevede la pena della reclusione da 3 fino a 20 anni per chi si rende colpevole di traffico di persone. Ma prima di andare in prigione i trafficanti devono essere giudicati e soprattutto catturati.

Di Mihaela Iordache

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