
La degradazione dei motivi di conversione se, come abbiamo visto, da una parte fa aumentare il numero di coloro che chiedono di entrare nel catecumenato, pur senza una autentica conversione; contemporaneamente dà luogo ad altro problema pastorale, per certi versi opposto: il differimento del battesimo.
La tendenza che si determina è, infatti, quella di restare catecumeni a tempo indeterminato e di rimandare in continuazione il battesimo a date successive. Ciò che i candidati hanno cercato di ottenere è il titolo di ‘cristiano’ (che, all’epoca, era loro attribuito sin dall’iscrizione al catecumenato) e di conseguenza non c’è in loro nessun vero desiderio del battesimo.
Il problema si pone, in modo simile, per i bambini che, all’epoca, i genitori cristiani portavano in Chiesa perché fossero iscritti come catecumeni e che spesso rimanevano tali a meno che non si operasse in loro una vera conversione da adulti. Basilio, Gregorio di Nazianzo, Agostino e molti altri hanno vissuto questa esperienza. Agostino, fin dall’infanzia, era stato “segnato con il segno della Croce (di Cristo) e santificato con il suo sale” (prime tappe del catecumenato, come abbiamo avuto modo di vedere); quando si ammalò si parlò di battezzarlo, ma essendo migliorato, si ritardò ancora l’amministrazione del battesimo, che ebbe luogo solo a 33 anni, cioè dopo la sua conversione (cfr. Confessioni 1,11).
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Questo ci permette di notare, en passant, come era, all’epoca, intesa la prassi battesimale: nessuno era esentato dal catecumenato che era un tutt’uno con il sacramento del battesimo del quale era una preparazione, in una sorta di “battesimo”, in senso figurato, conferito a tappe, di cui il sacramento vero e proprio costituiva il vertice ed il culmine; tanto che l’iscrizione al catecumenato veniva considerata già, nella società civile, come titolo di ‘cristiano’ mentre sappiamo che, a rigore, lo si ottiene validamente solo con il sacramento battesimale in senso stretto.
Chiaramente la pratica che si andava diffondendo di iscriversi in gran numero al catecumenato ritardando, però, sempre più il suo naturale compimento nel battesimo finisce per costituire un problema pastorale.
Un secolo dopo Severo di Antiochia si sentirà pieno di ansietà dopo aver letto le omelie di Basilio e di Gregorio sul ritardo del battesimo “perché egli non aveva ancora ricevuto il battesimo divino, secondo l’uso del suo paese. Quest’uso, che si era imposto presso di loro come una legge, voleva che nessuno fosse battezzato prima della crescita della barba, a meno di trovarsi in punto di morte”. (Vie de Sévère par Jean, PO 2,217)
Contro simili abusi, i vescovi non cessano di protestare con vigore. In occidente è abitualmente nel giorno dell’Epifania che i vescovi cercano di svegliare i catecumeni intorpiditi perché si affrettino a “dare il loro nome” all’inizio di Quaresima, in vista dei battesimi che saranno celebrati il giorno di Pasqua. Un retaggio di questa prassi lo ritroviamo nell’annuncio solenne della Pasqua e di tutte le festività che da essa scaturiscono, che nelle nostre Chiese risuona proprio il giorno dell’Epifania. E la domenica successiva la Chiesa celebra il battesimo del Signore nel Giordano.
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Spesso, purtroppo, questo appello rimane senza risposta, ed il dolore di un vescovo come Ambrogio è grande quando, commentando la pesca miracolosa di Luca 4,5, constata che nessuno ha risposto:
“Anch’io, Signore, so che per me è notte, poiché tu non comandi. Nessuno si è ancora iscritto, è ancora notte per me. Ho calato le reti della parola all’Epifania, ma non ho ancora preso nulla”. (Ambrogio, Exp. in Luc. 4,76)
Basilio invita insistentemente coloro che sono stati “concepiti” (entrando nel catecumenato) ad accostarsi al sacramento che “li metterà al mondo”:
“Catechizzato fin da ragazzo, non dai ancora il tuo consenso alla verità? Tu che non cessi di studiare, non sei ancora arrivato alla conoscenza? Vuoi provare per tutta la vita, indagare fino alla vecchiaia, ma quando diventerai cristiano?… Sta’ attento a non venire sorpreso mentre fai promesse più lunghe della tua vita. Tu non sai quello che ci riserva il domani, non promettere quello che non dipende da te. Noi ti chiamiamo alla vita, uomo: perché respingi questo invito? se io distribuissi monete d’oro all’assemblea, tu non mi diresti certamente:’Verrò domani, me le darai domani’, ma reclameresti la tua parte e non sopporteresti un rinvio. E quando il grande Dispensatore di doni ti offre non una moneta luccicante, ma la purezza dell’anima, tu vai a cercare scuse e a elencare pretesti, quando dovresti correre alla distribuzione…. Dònati tutto al Signore. Da’
il tuo nome, iscriviti nella Chiesa. Iscriviti in questo libro, per poter essere trascritto in quello del cielo. Istruisciti, studia le norme evangeliche. Fa’ in modo di morire al peccato; sii crocifisso con Cristo; trasferisci tutto il tuo amore sul Signore”. (Basilio, Om. XIII sul santo battesimo 1 e 3, PG 31)
Gregorio di Nazianzo insiste nel dimostrare che non ci sono motivi validi per rimandare il battesimo:
“Facciamoci battezzare oggi per non essere costretti a farlo domani. Non ritardiamone i benefici, come se ci causasse un torto. Non aspettiamo ad avere più peccati perché ci siano perdonati in numero maggiore. Ciò significherebbe fare, nei riguardi di Cristo, un’indegna speculazione
commerciale: caricarci più di quanto possiamo portare, correre il rischio di colare a picco con la propria nave e perdere nel naufragio la grazia, cosicché, mentre speriamo di ottenere di più, finiamo col perdere tutto”. (Gregorio di Nazianzo, Sermone sul santo battesimo, orat. 40 n.11)
Anche Gregorio di Nissa denuncia come detestabili i motivi addotti: questi uomini, simili al cattivo servitore che nasconde il suo talento sotto falsa apparenza di umiltà, in realtà non vogliono rinunciare al peccato (cfr. Gregorio di Nissa, PG 45,416-432). “Non basta essere concepiti – scrive ancora Agostino – occorre nascere per giungere alla vita eterna” (PL 40,111s). Con la stessa forza Giovanni Crisostomo lotta contro il costume di rimandare il battesimo in extremis: “Non è forse l’ultimo grado di follia rimandare (continuamente) il battesimo? Ascoltate, voi catecumeni e voi che rimandate la salvezza al vostro ultimo respiro”. (Giovanni Crisostomo in PG 59,115)
Tale inerzia, infatti, costituisce uno scandalo che fa ridere i pagani. Se si crede davvero alla grandezza del sacramento, perchè aspettare l’ora della malattia? Facendo così, si finisce coll’assomigliare al soldato che attende la fine della guerra per arruolarsi. (cfr PG 60,23-25) Tuttavia, insieme ai pressanti inviti a non rinviare il battesimo, i pastori non hanno cessato di ricordare anzitutto che la fede è intimamente legata al sacramento.
“In verità, la fede e il battesimo sono due modi di salvezza strettamente legati e indivisibili, poiché, se la fede riceve dal battesimo la sua perfezione, il battesimo si fonda sulla fede .” (Basilio di Cesarea, De Spiritu Sancto, 12,28)
“Andate, dice il Signore, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito. Il battesimo infatti è il sigillo della fede e la fede è un’adesione a Dio. Occorre quindi prima credere , e poi essere segnati dal battesimo.” (Basilio di Cesarea in Migne, Patrologia Greca [PG] 29,655)
“Il Salvatore non ha ordinato solamente di battezzare, ma dice in primo luogo :’Ammaestrate’, poi :’Battezzate’, affinché l’insegnamento nasca dalla fede retta e con la fede siamo iniziati mediante il sacramento.” (Atanasio, II or. adv. Ar., n.3; anche in Migne, Patrologia Greca [PG] 26,237 A-B)
“Gli apostoli ammaestrano dapprima tutte le nazioni: una volta ammaestrate le purificano con l’acqua. Non è possibile infatti che il corpo riceva il battesimo, se l’anima non ha accolto prima di ogni cosa la verità della fede” (Girolamo in Migne, Patrologia Latina [PL] 26,218)
Agostino dovette scrivere un trattato completo sulla fede e sulle opere (De Fide et operibus) per denunciare l’usanza di battezzare i peccatori, che tendeva a instaurarsi in certi luoghi. Non è possibile, dice, “ammettere al lavacro della rigenerazione che si compie in Cristo Gesù nostro Signore tutti i candidati senza distinzione, anche se l’immoralità della loro condotta e lo scandalo delle loro colpe sono noti a tutti, se essi rifiutano di cambiare vita e affermano apertamente la loro intenzione di continuare così”. (Agostino, De Fide et operibus I,1)
Ed aggiunge: “Con l’aiuto di Dio nostro Signore guardiamoci bene dall’offrire alla gente una falsa sicurezza, affermando che una volta battezzati nel Cristo arriveranno certamente alla salvezza eterna in qualunque modo poi vivano, purché conservino la fede”. (ibidem, 26,48)
E’ il tema fondamentale, questo, che ritorna in diversi sermoni della Quaresima che, come vedremo la prossima volta, viene individuata dalla Chiesa come un tempo propizio di formazione battesimale in rimedio ad un catecumenato oramai insufficiente per i problemi pastorali che segnano quest’epoca, come abbiamo visto brevemente.