L’ultima parte del secolo scorso vide l’affermarsi delle colonie in Africa e in Asia. Protagonista assoluta l’Inghilterra. Costrinse l’impero cinese, con le armi, ad acquistare per forza l’oppio che essa commerciava. Questo produsse sentimenti xenofobi che culminarono nella lotta clandestina a tutto ciò che era europeo. Ne fecero le spese i missionari e i cattolici cinesi. Fino a quando la rivolta cinese (cosiddetta rivolta dei Boxer) fu repressa nel sangue dalle potenze occidentali con una spedizione congiunta cui parteciparono anche Stati Uniti, Italia, Giappone e Russia. In Africa gli Inglesi schiacciarono i Boeri del Transvaal e del Sud, applicando il sistema dei campi di concentramento. Il governatore del Sudan, Gordon, cattolico, fu abbandonato alla sua sorte e lasciato massacrare dai musulmani del Mahdi (uno dei tanti “messia” islamici ottocenteschi). L’Italia cercò la sua fetta di Africa, ma le venne lasciata la parte peggiore. Infatti Abissini, Eritrei e Somali non erano affatto come gli africani tribali del resto del continente. Erano innanzitutto cristiani, poi erano ben armati e addestrati da “consiglieri militari” francesi e russi. Finita la Guerra di Secessione americana i soldati pontifici avevano acquistato un partita di fucili a ripetizione Remington, che vennero confiscati dai Piemontesi dopo l’invasione di Roma. Questi fucili furono venduti agli abissini, che li usarono per l’unica grande disfatta di un esercito europeo in Africa: il nostro, ad Adua.
Tuttavia dobbiamo sfatare un mito. Quello della “oppressione” coloniale. A conti fatti i risultati della cosiddetta “decolonizzazione”, avvenuta dopo la seconda guerra mondiale, sono deludenti. Dopo aver contribuito a cacciare le potenze europee dall’Africa, Usa e Urss hanno sfruttato tutti i locali “movimenti di liberazione” possibili, cosa che ha trasformato il continente nero in un perenne campo di battaglia. I regimi “democratici” africani hanno ripristinato, con le armi e i “consiglieri” delle due superpotenze, le vecchie satrapie tribali. I massacri etnici, tra Hutu e Tutsi, tra Zulu e Xhosa (eccetera) sono ancora sui giornali. I culti animisti e stregonici sono stati ripristinati quasi dovunque e la morte per fame e malattie ha ridotto i neri d’Africa ai minimi termini. Gli aiuti cosiddetti umanitari dell’Occidente (e solo dell’Occidente cristiano, la cui opinione pubblica spinge di continuo i governi a interessarsi della sorte dei più sfortunati: i pur ricchi giapponesi, coreani, arabi, israeliani non sono presenti in queste operazioni) vengono di fatto requisiti dai tirannelli locali e finiscono rivenduti al mercato nero o dati alla tribù del capo. La mancanza di infrastrutture adeguate (magazzini, silos, ferrovie, autocarri) impedisce, per esempio, adeguate forniture di grano o di generi alimentari deperibili. E le infrastrutture mancano perché i tirannelli locali preferiscono comprare armi e costruirsi regge fiabesche. Le “culture” locali spesso ostacolano anche moderni interventi medici e terapeutici. In molte zone la nascita di gemelli viene considerata infausta e orrende mutilazioni rituali vengono ancora inferte soprattutto alle donne.
Le potenze coloniali europee erano invece costrette dalle loro opinioni pubbliche a farsi precedere dai missionari, i quali insegnavano prima di tutto il Cristianesimo e quel che comporta: rispetto per le persone, per i bambini, i vecchi, le donne, i sofferenti; eliminazione dello sciamanesimo e delle superstizioni; cultura del lavoro e apertura alle novità tecnologiche; scuole e università, perché l’istruzione sconfigge l’ignoranza e la paura. Così istruiti i nativi erano in condizioni migliori nei confronti dei bianchi, con i quali potevano relazionarsi in modo proficuo per entrambi. I bianchi, dal canto loro, avevano un preciso interesse a imporre l’ordine e pacificare i conflitti tribali, a costruire strade, ponti, ferrovie, città, porti, dighe, centrali elettriche.
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Certo i colonizzatori godevano di uno standard di vita superiore a quelli dei locali, ma per tutto il tempo del colonialismo l’Africa non conobbe mai la fame, né gli assurdi massacri etnici. Di più: i bianchi stroncarono davvero e definitivamente lo schiavismo, intervenendo duramente contro i razziatori e mercanti arabi (cui i capi locali vendevano i prigionieri di guerra delle tribù nemiche).
Rino Camilleri – Fregati dalla scuola