Tuo figlio prova dolore

juno

Una ragazzina e una tanica di succo d’arancia da trangugiare. Perche’ la ragazzina e’ “quasi incinta”. Aspetta solo la conferma dopo l’ennesimo test,e ha bisogno di liquidi. Vorrebbe cancellare lo scarabocchio colorato sulla striscia, ma niente da fare. Incinta. La ragazzina e’ Juno, sedici anni,carina, modi parecchio spicci, una vita che si trascina gia’ stanca tra la scuola, qualche amicizia, una passione per il rock anni Settanta nel panorama un po’ deprimente della provincia americana.

Una ragazzina annoiata come tante, se e’ vero, come dira’ la sua matrigna in una delle battute piu’ fulminanti del film, che «i ragazzi ******** perche’ si annoiano». Juno, comunque, ha le idee chiare: vuole stoppare quel “coso” lì e non avere problemi. Si confida con l’amichetta, telefona a Women Now! e fissa l’appuntamento per levarsi l’imbarazzo di torno. Il problema è che fuori dalla clinica c’è una compagna con gli occhi a mandorla e l’aria un po’ bigotta.

Tuo figlio ha un cuore che batte. Niente da fare. Tuo figlio prova dolore. Neanche per idea. Tuo figlio ha le unghie. Solo allora Juno si ferma. Entra nella sala d’aspetto ma è turbata. Perché per la prima volta vede. Sente e vede unghie dappertutto: chi le dipinge con lo smalto; chi le mangia, chi le fa ticchettare sul tavolino. Senza contare che la sua matrigna è estetista. Juno capisce e se ne torna a casa, schifata perché quel “coso lì” è un bambino, un bambino vero.

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È l’incipit, straordinario, del film rivelazione dell’anno, Juno, di Jason Reitman. Budget modestissimo (neanche 8 milioni di dollari), incasso stellare (più di 115 milioni, ma il film deve uscire ancora in molti paesi europei), 4 nomination agli Oscar (le più importanti: miglior film, regia, attrice protagonista e sceneggiatura). Juno è un film controcorrente, a partire da come è nato: la sceneggiatrice è Diablo Cody, nome in codice della trentenne Brook Busey, ex spogliarellista e scoperta in rete proprio da Reitman. Brook si autodefinisce un'”inesperta” di cinema, ma gran parte del successo del film sta proprio nelle battute al vetriolo che sono già diventate cult, come quella sul preservativo alla ciliegia grazia al quale«l’uccello profumerebbe di crostata».

Il regista, Jason Reitman, figlio dell’Ivan di Ghostbusters, ama le figure fuori dagli schemi, come insegna il suo primo film, Thank You for Smoking, la storia di un venditore al soldo dell’industria del tabacco. E anche Juno è anticonformista: una sedicenne che sceglie di non abortire e confessa tutto ai genitori. I quali, dopo il primo imbarazzo («Ma da quando sei sessualmente attiva?»), accettano la sua decisione e l’accompagnano ovunque: la matrigna nella trafila delle visite mediche, il padre nella ricerca di una famiglia che possa accogliere il bimbo. Perché Juno non vuole vendere il “coso”, ma vuole che il bimbo possa crescere nelle condizioni migliori.

Nemmeno la storia d’amore girata in punta di piedi tra Paulie e Juno, i genitori del “coso”, fa parte della “normalità”: «Di solito ci si innamora e poi si rimane incinta. Io invece sono rimasta incinta e mi sono innamorata»,racconta Juno. E pensare che Paulie è proprio un nerd, incapace in tutto tranne che nella corsa (e nel mettere incinta le ragazze). Ma è anche capace di affetto e di compagnia sinceri, e di precipitarsi in ospedale con i pantaloncini e la canottiera sudata per tenerle la mano, chiudere con lei gli occhi e tirare un sospiro. Perché quel “coso” non è mica uno scherzo. È un bambino, un bambino vero.

di Fortunato Simone
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