
La Sindone e le appassionanti ricerche volte a studiarne i numerosi aspetti ancora oscuri sono tornate alla ribalta in occasione della pubblicazione nel mese di dicembre di un rapporto tecnico del Centro ENEA di Frascati (lENEA è lAgenzia Nazionale per le nuove tecnologie, lenergia e lo sviluppo economico sostenibile la cui attività di ricerca si svolge in una quindicina di laboratori e centri di ricerca sparsi in tutta Italia). A partire dal 2005 un gruppo di ricercatori di tale ente, guidati da Paolo Di Lazzaro, hanno avviato un programma di ricerca allo scopo di tentare di riprodurre su tessuti di lino una colorazione simile a quella visibile nellimmagine presente sulla Sindone.
È risaputo che, a partire dalla famosa prima fotografia della Sindone del 1898, numerosi sono stati i tentativi di riprodurre limmagine sindonica usando le tecniche più diverse e sempre con risultati ben lontani dalloriginale. Inizialmente il confronto con limmagine originale poteva esser fatto solo con metodi visivi a causa della conoscenza solo superficiale delle sue caratteristiche. La situazione cambiò radicalmente allinizio degli anni 80 dello scorso secolo quando incominciarono ad essere pubblicati su varie riviste internazionali i risultati delle ricerche effettuate da un gruppo di scienziati statunitensi, denominato STURP (Shroud of Turin Research Project), sui dati e sui campioni da loro raccolti in occasione degli esami diretti della Sindone realizzati dall8 al 13 ottobre 1978.
Le indagini dello Sturp
Gli scienziati statunitensi effettuarono una serie di esami (spettroscopia nel visibile e nellultravioletto per riflettanza e per fluorescenza, spettroscopia ai raggi X e IR, spettroscopia di massa, termografia infrarossa, radiografia, ecc.) sia sulle zone interessate dallimmagine sia sulle zone ematiche, accertando lassoluta mancanza sul lenzuolo di pigmenti e coloranti e dimostrando inoltre che limmagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche (e dunque si è formata successivamente ad esse) e che è dovuta ad unossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto con formazione di gruppi carbonilici coniugati. Tale alterazione è rilevabile solo superficialmente per una profondità dellordine del millesimo di millimetro. Venne inoltre dimostrato che limmagine non è fluorescente e che le variazioni di intensità sono dovute al numero di fibre colorate per unità di superficie.
La conoscenza più dettagliata ed approfondita delle caratteristiche chimico-fisiche dellimmagine ha fornito una serie di parametri misurabili atti a verificare lattendibilità dei tentativi di riprodurre limmagine sindonica. È pertanto evidente che per poter affermare di aver ottenuto (non importa con quale tecnica o metodo) unimmagine identica a quella sindonica è indispensabile effettuare su di essa le stesse analisi fatte sulla Sindone ed ottenere gli stessi risultati.
Tutte le teorie proposte fino ad oggi, pur interessanti di per sé, sono sempre risultate carenti o perché non sono state corredate da verifiche sperimentali serie o perché tali verifiche hanno evidenziato sulle immagini ottenute caratteristiche fisico-chimiche molto diverse da quelle possedute dallimmagine sindonica.
Cosa ha fatto lEnea
I ricercatori dellENEA, utilizzando un laser eccimero che emette nel lontano ultravioletto, sono riusciti a colorare piccole superfici di tessuti di lino con risultati che riproducono perfettamente le caratteristiche dellimmagine sindonica: lestrema superficialità della colorazione, la mancanza di fluorescenza, lassenza di colorazione al di sotto delle macchie ematiche, la relazione inversamente proporzionale tra intensità della colorazione e distanza tra sorgente e telo. Tali ricerche sono state presentate in occasione dell«International Workshop on the scientific approach to the acheiropoietos images» tenutosi a Frascati nel mese di maggio 2010 e riassunte nel rapporto pubblicato recentemente. Esse non risolvono certamente il problema dellindividuazione del modo in cui si può essere formata limpronta sindonica, ma danno senza alcun dubbio un importante contributo nel migliorarne la conoscenza. I ricercatori dellENEA sono stati molto chiari nel precisare in tal senso i limiti delle loro ricerche; si legge infatti nel loro rapporto: «Ovviamente nessuno può ipotizzare che limmagine corporea della Sindone sia stata prodotta da una serie di lampi di luce ultravioletta emessa da un laser. Piuttosto, i nostri risultati mostrano come il laser eccimero è un potente strumento di indagine per simulare i processi fisici e chimici a cui potrebbe essere stata sottoposta la Sindone e che potrebbero aver causato la sua peculiare colorazione».
I ricercatori aggiungono inoltre che le elevate difficoltà tecnologiche e scientifiche incontrate da loro (e da tutti coloro che fino ad ora si sono cimentati nellimpresa di tentare di riprodurre le caratteristiche dellimmagine sindonica) conducono a ritenere che «lipotesi di una falsario medioevale non sembra ragionevole».
Che cosa si è scritto
Nonostante tali precisazioni sui giornali e sul web sono apparsi commenti e considerazioni che poco o nulla hanno di scientifico e che hanno evidenziato di avere lunico scopo di rinfocolare le soliti sterili polemiche sullautenticità della Sindone. Si sono lette affermazioni del tipo: «Le ricerche effettuate non dimostrano nulla sullesistenza di Cristo e sulla sua presunta origine divina»; «Per fare un bel regalo di Natale a tutti i credenti, i ricercatori dellENEA hanno dimostrato che la Sindone non può essere medioevale»; «Dalle ricerche fatte allENEA sembra di dover intendere che la Sindone non è certo stata prodotta da un laser, ma forse da una radiazione ultravioletta di potenza enorme, emanata dal corpo di Cristo»; e altre ancora dello stesso tenore.
Siamo alle solite. Sembra proprio impossibile che sulla Sindone si possa finalmente sviluppare un confronto ed un dialogo serio e rigoroso, che può anche essere serrato, ma che, per essere veramente scientifico, deve essere costruttivo e improntato esclusivamente alla ricerca della verità. Gli studiosi seri detestano le crociate pro o contro lautenticità dellimmagine sindonica, fatte al solo scopo di convincere il maggior numero di persone delle proprie convinzioni personali, ma sono invece interessati ed affascinati da questo telo che continua ad interrogare la scienza ponendo domande e problemi di grande interesse.
La ricerca seria, per fortuna, prosegue, come giustamente affermano alla fine del loro rapporto i ricercatori dellENEA: «Non siamo alla conclusione, stiamo componendo i tasselli di un puzzle scientifico affascinante e complesso. Lenigma dellorigine dellimmagine della Sindone di Torino rimane ancora una provocazione allintelligenza».
Bruno BARBERIS
Direttore del Centro
Internazionale di Sindonologia
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