Capita sempre più spesso di incontrare persone, anche fra i cattolici, disorientate di fronte ai cosiddetti “matrimoni civili” fra omosessuali.
Ci viene in aiuto la Congregazione per la Dottrina della Fede che in un documento del giugno 2003 riassume gli argomenti razionali che si oppongono al riconoscimento delle unioni gay.
Il testo è stato rilanciato sulle prime pagine dei principali giornali ad eccezione di un quotidiano cattolico che ha dato scarso rilievo alla notizia.
Non di rado, i mass media hanno giudicato il testo dell’ex SantUffizio offensivo per le persone omosessuali.
La realtà è ovviamente ben diversa: la Congregazione sottolinea la dimensione negativa pubblica e privata del fenomeno ma anche il dramma che soggettivamente vivono le persone con questo problema.
Il documento si rivolge a tre categorie di persone
a. Ai vescovi, chiamati ad attingere al documento per poi emanare messaggi rivolti alle proprie diocesi. Un segnale sulla necessità che la Chiesa locale eviti silenzi colpevoli e ingiustificati.
b. Ai politici cattolici, cui si offrono linee di condotta coerenti. Un segnale sulla necessità di evitare tradimenti da parte dei parlamentari cristiani.
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c. A tutti gli uomini impegnati nella promozione del bene comune, anche non credenti, poiché la materia in questione riguarda la legge morale naturale.
Un segnale sulla necessità di recuperare la dottrina della legge ingiusta, sfuggendo a una lettura confessionale che impedirebbe alla Chiesa di illuminare le scelte dello Stato laico.
Natura e caratteristiche essenziali del matrimonio
Il matrimonio non e’ una qualsiasi unione tra persone. Nessuna ideologia può cancellare la certezza per cui esiste matrimonio soltanto fra due persone di sesso diverso. Questa realtà viene prima ancora del sacramento istituito da Cristo: c’è una verità naturale sul matrimonio – complementarietà dei sessi e fecondità – che la Rivelazione ha confermato e arricchito. Non c’è alcuna analogia neppure remota, fra le unioni omosessuali e il disegno di Dio su matrimonio e famiglia. Non solo: mentre il matrimonio e’ santo, le unioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale, poiché non sono il frutto di una vera complementarietà affettiva e sessuale e precludono il dono della vita. In nessun modo queste unioni possono essere approvate (CC. n. 2357). La Sacra Scrittura, molti scrittori ecclesiastici dei primi secoli e tutta la Tradizione cattolica esprimono da sempre questo giudizio che non ammette eccezioni.
Ciò non significa che tutti coloro che vivono di questa condizione ne siano personalmente responsabili, ma resta fermo che gli atti di omosessualità sono un male intrinseco, “peccati gravemente contrari alla castità”. Le persone che vivono questa condizione non debbono perciò abbandonarsi alla disperazione, o sentirsi odiati dalla Chiesa, che ha il dovere di amarli innanzitutto attraverso la prima carità, che è la verità del Vangelo.
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“Uomini e donne con tendenze omosessuali – scrive la Congregazione in un documento del 1986 – dovranno essere accolti con rispetto, compassione e delicatezza” evitando “ogni marchio di discriminazione”.
Condotte dello Stato & Indicazioni per i politici cattolici
Di fronte al fenomeno delle convivenze omosessuali, le autorità civili possono:
a. limitarsi a tollerare il fenomeno.
La tolleranza del male e profondamente diversa dall’approvazione o dalla legalizzazione del male: non tutto ciò che è immorale è anche da vietare per legge. Ma, in questo caso, non bisognerà smettere di affermare il carattere immorale di questo tipo di unione, richiamando lo Stato alla necessità di contenere il fenomeno, evitando di trasmettere ai giovani una erronea concezione della sessualità. L’idea secondo cui “tutte le scelte private in campo sessuale sono da rispettare” non è cattolica, ma nemmeno veramente umana.
b. promuovere il riconoscimento legale di tali unioni con il pretesto di evitare discriminazioni rispetto a certi diritti (esempi di questo tipo sono i cosiddetti Pacs, “patti civili di solidarietà”);
c. favorire l’equivalenza legale delle unioni gay al matrimonio.
in questi due casi “è doveroso opporsi in forma chiara e incisiva”, astenendosi “da qualsiasi tipo di cooperazione formale alla promulgazione o all’applicazione di leggi così gravemente ingiuste”. Si ricorra all’ obiezione dì coscienza. Questo dovere vale per tutti i fedeli, ma per i politici in modo particolare. Ad essi è richiesto di esprimere pubblicamente e chiaramente il proprio disaccordo, e di opporre un voto contrario.
Luoghi comuni e obiezioni ragionevoli
La Congregazione offre una serie di buoni argomenti che costituiscono altrettante risposte ai luoghi comuni che circolano nella nostra società:
1. Si tratta dì una faccenda privata che riguarda la libertà dei singoli: se due uomini o a donne vogliono “sposarsi”, chi siamo noi per proibirlo?
Se la legge civile contraddice la retta ragione, non è più una vera legge.
Questo è proprio il caso di una norma che attribuisca all’unione fra persone dello stesso sesso le medesime garanzie giuridiche di un matrimonio. Se tutto è matrimonio, il matrimonio non esiste più.
2. Una legge sulle unioni omosessuali non obbliga nessuno e rende legale una realtà che esiste nei fatti.
C’è una differenza fondamentale tra il comportamento omosessuale come fatto privato, e lo stesso fenomeno elevato a relazione approvata dalla società e dalla legge. Le leggi civili, infatti, promuovono a mentalità e il costume di un popolo, poiché sono “principi strutturanti della vita dell’uomo nella società”. Una legge simile modificherebbe nelle nuove generazioni la comprensione dei comportamenti giusti e sbagliati.
3. Se due si amano, che cosa importa se sono dello stesso sesso? L’importante e volersi bene.
La realtà non può essere piegata dalla volontà dell’uomo: nelle unioni omosessuali sono del tutto assenti gli elementi biologici e logici del matrimonio e della famiglia. Manca del tutto la dimensione coniugale, che è la forma umana delle relazioni sessuali, e la possibilità di generare figli, ancorché di educarli in un contesto di bipolarilà sessuale.
4. Chi si vuole sposare “alla vecchia maniera” può continuare a farlo, c’è posto per tutti.
Se il matrimonio tra persone di sesso diverso fosse considerato solo uno dei matrimoni possibili, il concetto stesso di matrimonio sarebbe stravolto, e lo Stato verrebbe meno al dovere di tutelare quelle unioni che rivestono un interesse pubblico in quanto depositarie della generazione e dell’educazione dei figli.
5. Senza un riconoscimento legale. gli omosessuali vengono ingiustamente discriminati.
L’unione fra gay non è un matrimonio. Quindi, rifiutare alle persone che la praticano i diritti tipici degli sposi non è un’ingiustizia, ma anzi e proprio un dovere imposto dalla giustizia. Inoltre, gli omosessuali sono comunque titolari dei diritti fondamentali che spettano a ogni uomo in quarto tale. Se venissero tutelati in quanto omosessuali, ciò rappresenterebbe una ingiustificabile discriminazione verso tutte le altre persone.
Testo adattato da un articolo di Mario Palmaro sul Timone (2003)
Blbliografia
Catechismo della Chiesa cattolica, n. 2357-2359-2396.
Congregazione per la Dottrina della Fede, “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, 3 giugno 2003.
Congregazione per la Dottrina della Fede, “Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali”, 1 ottobre 1986.
Congregazione per la Dottrina della Fede, “Dichiarazione Persona humana”, 29 dicembre 1975, Giovanni Paolo II, “Evangelium vitae”, n. 71,72, 73, 90.
Il Timone, n. 25, p. 43-45.
Joseph Nicolosi, “Omosessualità maschile: un nuovo approccio”, SugarCoEdizioni, Milano 2003.