
Eller-Boyko è una psicoterapeuta junghiana che svolge la sua attività privata a Redlands, California. Sposata con due figli, interviene a conferenze ed è apparsa in diversi programmi radio e televisivi.
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JN: Ci sono pochissimi psicoterapeuti che lavorano con donne intenzionate ad abbandonare il lesbismo, così vorrei cogliere l’occasione per far conoscere alla gente quello che lei fa. Ci parli del suo lavoro.
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DEB: Una cliente viene da me perché è stata coinvolta nel lesbismo. Mi dice, più o meno con queste parole: “Instaurare una relazione con un’altra donna era come esaudire un antico desiderio. Un ritorno a casa.” Quando sento questo, so che manca in lei qualcosa. L’ideale femminile – creativo, espressivo, intuitivo, recettivo, empatico, legato a materia e spirito – è andato in qualche modo perduto.
JN: Cosa significa questo?
DEB: Quando si innamora di un’altra donna, la lesbica sta veramente cercando un contatto con sé stessa. Se guardiamo al lesbismo da un punto di vista evolutivo, direi che essa sta cercando di unirsi con l’archetipo della “buona madre”. Naturalmente questo non è uno schema dogmatico per ogni donna che si considera lesbica, ognuna di noi è unica. Ma questo si adatta alla maggior parte delle clienti che ho visto….ed è anche la mia storia personale.
JN: Quindi, lei stessa è uscita dal lesbismo….
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DEB: Sì, con l’aiuto di un’ analista junghiana molto saggia ed esperta. Come psicoterapeuta, credo di non poter portare una cliente oltre il punto in cui io stessa sono arrivata nel mio processo evolutivo. Così devo stare profondamente unita al mio inconscio per rendere possibile alle mie clienti la stessa unione.
JN: Come inizia la terapia? (non si tratta di curare una malattia dato che non lo e’, ma di cambiare un comportamento ritenuto indesiderato)
DEB: Generalmente guardando alle relazioni strette della cliente. E non dovrebbe sorprendere la cliente il fatto che l’archetipo della “buona madre” raramente esiste. Quante di noi hanno madri che hanno modellato il femminile nella sua forma più vera – disponibile, empatico, presente e pienamente ricettivo? Con le lesbiche la madre molto spesso non è stata disponibile. Nel corso delle nostre sessioni questo generalmente diventerà evidente. La madre spesso e volentieri era preoccupata è indisponibile, era staccata dalla sua stessa femminilità e spesso aveva atteggiamenti negativi verso gli uomini.
JN: Come definisce il femminile?
DEB: La realtà femminile è….un’esperienza molto ricca, sensuale, recettiva, saggia, avvolgente. La femminilità onora il cielo e la terra, abbraccia corpo e spirito e, naturalmente, è l’elemento complementare essenziale per il maschile. A lei, quello che sto dicendo può apparire poetico, nostalgico, magico – forse senza rilevanza clinica. Ma se vogliamo raggiungere le donne, dobbiamo vedere quello che esse vedono e parlare il loro stesso linguaggio.
JN: E qual’è questo linguaggio?
DEB: Noi entriamo in comunione con il femminile dentro di noi attraverso immagini oniriche, storie ed espressioni creative.
JN: E’ molto diverso da come agiscono i miei clienti maschi.
DEB: Le donne non possono essere raggiunte attraverso le tradizionali linee maschili di pensiero – logico, analitico, privo di espressione emotiva. Una donna è attratta dalle altre donne perché cerca l’incontro di anima e cuore. Forse non è mai riuscita ad ottenerlo perché la società si aspetta che lei lavori e provveda a sé stessa invece di fare qualche lavoretto nel suo giardino. Essa arriva a riconoscere il gusto, il colore, la vitalità, la creatività e l’anima che sono veramente l’essenza dell’essere femminile. Poiché è nell’essere insieme attraverso questo linguaggio, questa sensibilità, che le donne trovano appagamento.
JN: Quali aree esplora con la cliente?
DEB: Non guardiamo solo al passato individuale, ma guardiamo al passato anche da un punto di vista culturale, storico, religioso… ad un’epoca ed un luogo in cui il femminile era vivo, creativo, onorato….associato al sacro. Ad un’epoca in cui le donne erano onorate per quello che il femminile offriva, e gli uomini erano onorati per la loro forza mascolina e la loro attività. Noi rintracciamo sia culturalmente che psicologicamente l’essenza femminile del nostro essere. Guardare indietro aiuta la cliente a vedere i cambiamenti culturali e religiosi, e i cambiamenti nel suo sviluppo psicologico, che hanno dato inizio ad una erosione e svalutazione dello spirito femminile.
JN: Quando ha parlato dell’essenza femminile mi è venuta in mente mia madre e anche Jennie, una delle mie ex-segretarie, ora in pensione, che era l’essenza dell’empatia e della femminilità.
DEB: Il vero femminile, io credo, è andato perduto. Le femministe di oggi sono arrabbiate, aggressive, mascolinizzate e hanno perso il loro posto sacro nella casa.
JN: … e nella nostra cultura.
DEB: La nostra cultura onora in modo speciale la forza maschile, il dominio, il successo, la lotta, Questo crea in molte donne una scissione nevrotica dalla loro autentica natura. La donna reprime il dolore e la ferita interiori e comincia a identificarsi con il maschile. E’ fuori dai luoghi non sanati della psiche femminile ferita che essa diventa aggressiva e chiassosa. Molte donne oggi sono depresse, senza forze e sovraccaricate.
JN: Sembra esserci un forte elemento femminista militante nella nostra cultura.
DEB: E il lesbismo si allea piuttosto spontaneamente con questo femminismo. Nella comunità lesbica si sente dire: “Non hai bisogno di un uomo, puoi farcela da sola.” Oppure: “A cosa servono gli uomini? Vogliono una cosa sola. Chi ha bisogno di loro?”. Questo, combinato con un atteggiamento ribelle verso l’idea della recettività, fa parte del lesbismo.Tuttavia la recettività è la vera essenza del femminile. Invece che ingaggiare una guerra contro gli uomini, noi dobbiamo riportare lo spirito femminile che dona la vita – in noi stesse e nella nostra cultura.
JN: E lei pensa che molto di questo sia riconducibile alla madre?
DEB: Penso di sì. Le madri che non riescono ad onorare il femminile nella loro stessa natura diventano indisponibili, spente, depresse , arrabbiate, compulsive – vivono di rituali nevrotici che usano per riempire il vuoto del loro essere. Le loro figlie sono ferite da questo. E così le figlie perpetuano questa ferita allo spirito femminile per ancora un’altra generazione..
JN: Come aiuta le sue clienti a incontrare questo femminile?
DEB: Guardando a come esse vivono le loro vite esteriori e in che modo questo impedisce loro di entrare in comunione con il femminile che è in loro. Da questo proviene l’appagamento. Invece di cercare un’altra donna, io cerco di metterla in contatto con questa riserva interiore. Quando è stata riempita dal femminile, troverà l’appagamento di cui ha bisogno in sé stessa. Solo quando è stata appagata da questa profonda comunione, una donna può entrare in comunione con il maschile.
JN: Allora la terapia consiste nel trovare il femminile dentro di sé.
DEB: Sì. Quando una donna ha rifiutato la sua femminilità paga un prezzo. Perché quando cerca di unirsi ad altre donne tenta di unirsi con sé stessa e questo tipo di unione non guarirà, in definitiva, la psiche. Con un’altra donna avrà solo l’illusione dell’ interezza. L’ombra, che rappresenta quei reali bisogni evolutivi che non saranno mai soddisfatti continuerà a perseguitarla.
JN: Mentre parla non posso fare a meno di pensare al mio lavoro con gli uomini – a come hanno bisogno di entrare in contatto con il maschile che è in loro e a come non l’hanno ricevuto dai loro padri.
DEB: Sì, credo che tendenzialmente ci sia un’eredità generazionale. Le madri spesso sono state separate dalla loro identità femminile, così c’è stata una scissione psichica. Sono diventate molto più mascolinizzate, dinamiche, determinate. Le donne sono diventate delle combattenti che dicono: “posso essere come un uomo.” E così hanno dovuto sacrificare qualcosa di sé stesse che era molto ricco e bello.
JN: La nostra cultura è confusa.
DEB: E’ vero. Così, partendo da quel punto nella terapia, continuiamo andando più in profondità. Molto del lavoro consiste semplicemente nell’ “essere presente” con quella donna e nell’entrare in relazione. Lavoro molto con i sogni e il linguaggio simbolico. Lavoro con qualunque sia la fonte della sofferenza, l’ombra.
JN: Quindi lei procede secondo una prospettiva junghiana.
DEB: In termini di linguaggio simbolico, sì. Voglio che inizino a entrare in relazione con l’esperienza femminile e questo significa prendersi del tempo per il silenzio e la solitudine. Significa trovare ciò che Virginia Woolf chiama “una stanza di sé stessi”. Lei entrava in contatto con qualcosa di vivo e creativo, sebbene la sua ricerca andasse in una direzione sbagliata e la sua vita finì tragicamente.
JN: Allora le donne cercano creatività, tranquillità, un centro….
DEB: Sì…. qualcosa di artistico, vivo e colorito. Questa è l’essenza di ciò con cui la donna cerca di entrare in contatto attraverso un’altra donna. Quando si relaziona in questo modo, i sentimenti lesbici possono venire a galla perché quella ricca esperienza emotiva viene eroticizzata. Ma non ha molto a che vedere con la sessualità. La relazione con un’altra donna la porta entro la sua stessa vita interiore, entro quella parte di sé stessa in cui comincia a sperimentare la sua natura femminile. Questo è parte di quella fame di Dio che noi tutti esseri umani sentiamo, il naturale desiderio di comunione. Questo è il motivo per cui, spesso, le relazioni lesbiche vengono vissute come unione di anime.
JN: Anche i miei clienti maschi hanno un forte bisogno di relazione. Ma vogliono avere questa relazione in un modo più eccitante, fisico. L’approccio maschile è qualcosa del tipo, “andiamo insieme a scalare una montagna e a fare wrestling”.
DEB: Sì, è molto differente. E alcune donne che conosco – scrittrici, registe – trovano questa relazione attraverso il movimento delle donne. Là c’è qualcosa che offre loro ricchezza. Se ci accingiamo a lavorare con le donne, dobbiamo comprendere perché esse sono così attratte in questo movimento, invece di dileggiarlo come un semplice gruppo che odia gli uomini
JN: Alcuni degli uomini con cui lavoro erano nel movimento gay e là trovavano un senso di libertà e liberazione – anche se in seguito si rivelava superficiale – perché potevano far cadere la maschera maschile che mantenevano per sentirsi accettati nel mondo eterosessuale. Ma tornando un attimo indietro, mi interessa sentire come lei descrive questo ideale di realizzazione del proprio genere. Interessa molto anche gli uomini. Perché quando domando ai miei clienti: “Qual’è il tuo ideale di uomo?” essi rispondono di essere attratti da un uomo mascolino, estroverso, sicuro di sé, coraggioso.
DEB: Sì. Ma in questa società una ragazza riceve messaggi che la incoraggiano a recitare un certo ruolo che recide parte della sua identità femminile. Cresce circondata dai tabelloni pubblicitari che ne fanno niente più che un oggetto per la gratificazione sessuale maschile.
JN: E’ una caricatura creata dalla cultura. E’ una figura di cartone ed essa cerca di viverla.
DEB: Ma la femminilità non significa ridursi nella caricatura di un oggetto sessuale. Una donna può essere sporca di terra ed indossare vestiti sformati. Anche questo è parte della femminilità – coltivare e lavorare la terra, far crescere le piante. E c’è un altro equivoco, che essa deve essere passiva e mettersi sempre per ultima. La terapia opera per rimuovere tutti questi malintesi.
JN: Con quante donne lesbiche ha lavorato?
DEB: Sono la maggioranza della mia clientela…probabilmente 50 donne. Ma le donne spesso non rimangono a lungo in terapia. Non vogliono fare il lavoro; è faticoso e snervante. Per gli uomini è una cosa esplicitamente sessuale, ma per le donne non c’è il tormento sessuale. Esse possono cessare il comportamento sessuale più facilmente e trovare un gruppo di donne con cui fare amicizia e ottenere un certo appagamento.
Le donne che hanno maggiore probabilità di continuare la terapia hanno una base morale-spirituale a partire dalla quale affrontano la questione, e vogliono sviluppare un sé femminile più integrato. Spesso dicono: “Non voglio rimanere single per il resto della mia vita – vorrei diventare capace di relazionarmi con un uomo. ” E quindi queste sono quelle che generalmente rimangono con me.
JN: Cosa mi dice riguardo il loro essere sessualmente sensibili verso un uomo… come avviene?
DEB: (ride) con un uomo molto accogliente! Molto dipende dalla fiducia – un senso di sicurezza – così la donna può abbandonare un pò della vecchia persona mascolina e entrare in comunione con il suo cuore femminile entro il quale non si è mai avventurata.
Ma come ho detto precedentemente, queste riflessioni rappresentano la mia storia personale. Non si adattano a tutte le clienti ed io certamente non voglio imporre le mie esperienze ad una cliente se non coincidono con la sua realtà. Quello che ho descritto è una rappresentazione di quello che io ho sperimentato. Ho dovuto estirpare il vecchio femminile e sostituirlo con il nuovo femminile. La mia storia non termina oggi, non è un capitolo chiuso. Per tutti noi, naturalmente, la crescita è un processo evolutivo che dura tutta la vita.
Intervista di Joseph Nicolosi a Eller-Boyko
Tratto da www.narth.com
Traduzione Costanza Stagetti