Uno dei quesiti più frequenti di chi non conosce, o conosce ancora poco, i TdG è: Ma com’è possibile che una persona resti tanto tempo, anche decenni, nella congregazione, senza accorgersi di nulla di quanto viene nascosto? E poi: Come mai, in diversi casi, un tdg, pur essendo giunto a conoscenza di molti aspetti assai negativi della associazione, non trova il coraggio di uscire? Anche qui ritroviamo le “vittime” (oltre agli ostracizzati) di cui parla Franz nel suo celebre libro.
Anzitutto c’è da notare “il punto di non ritorno”, cioè quel punto oltre il quale per svariati motivi una persona rimane ingabbiata nell’ideologia e nella pratica dei TdG, anche per tutta la vita, se non interviene qualche fatto shockante a “risvegliarla”.
Il problema (come ormai è dimostrato scientificamente) è che il cervello degli adepti viene probabilmente scientemente manipolato in un modo così sofisticato, sottile e graduale, che i TdG stessi non se ne rendono conto; tanto più che è assolutamente vietato informarsi altrove.
Per rispondere ai due interrogativi di cui sopra, ho ritenuto che la cosa migliore fosse ascoltare le esperienze di chi quei problemi li ha vissuti in prima persona.
“Una volta diventati TdG – afferma Achille Lorenzi nel suo ricco sito “infotdgeova” – dopo qualche tempo, capacità e volontà di discernere errori e contraddizioni vengono soffocati quasi del tutto dal continuo studio di riviste e pubblicazioni edite dal Corpo Direttivo (CD), studio che consiste nell’accettazione acritica e passiva di tutto ciò che dichiara la Società. Infatti l’indottrinamento ricevuto è talmente profondo che viene praticamente annullato lo spirito critico. Il TdG medio pensa che bisogna avere sempre fiducia nell’organizzazione, anche se non si comprendono pienamente le direttive che essa può emanare……… Si vive in una realtà a parte, il mondo VERO lo si sfiora appena; e così passa il tempo, anno dopo anno; la “teocrazia” è una realtà a sé, fatta di “amicizie”, rapporti sociali, relazioni che si vivono esclusivamente fra TdG; non si può essere amici con le “persone del mondo”: si frequentano solo per motivi di lavoro, scuola e predicazione. Con questo genere di coinvolgimento, non c’è da stupirsi che passino anni, decenni, o un’intera vita senza riuscire ad abbandonare i TdG e le realtà similari.”
John Connor, nel sito “I Testimoni di Geova si fanno domande”, individua 4 principali motivi che trattengono molti dall’abbandonare l’organizzazione.
1) Essere ormai dentro “l’ingranaggio” con moglie, figli, amici e parenti. Forse anche insieme ai colleghi o al datore di lavoro o al socio. In questi casi si resta dentro “obtorto collo” (vale a dire controvoglia), anche quando si vorrebbe invece mollare tutto.
2) Consuetudine. Cambiare abitudini ed amici è faticoso. La routine semplifica la vita. Adunanze, predicazione, congressi, comitive, inviti a cena o serate in pizzeria etc. Puoi anche NON essere d’accordo su molte cose, ma perchè complicarsi la vita? E poi, giunti a tarda età, come sarebbe possibile cancellare tutto?
3) Sensi di colpa. [ndr. ne parlerò in un prossimo post]
4) Indottrinamento. Una buona parte di proclamatori (non tutti, ma potrebbe essere la metà, più o meno), crede a tutto ciò che proviene dal corpo direttivo. Temono che la disubbidienza a loro significhi disubbidienza a Dio. Pertanto, anche se vivono situazioni di disagio, se i fratelli li derubano, se il coniuge li maltratta o li tradisce, si sottopongono ad un supplizio perpetuo perchè pensano: “poi alla fine Geova mi ricompenserà!”
Romano Gigli (pseudonimo) “Perché sono rimasto? I motivi possono essere molti, ma forse uno dei più importanti per me era il fatto che (ma solo in apparenza – come ho capito DOPO) si aveva risposta a quasi tutte le domande più importanti della vita: sul passato, sul presente e sul futuro; e ciò procurava un senso di sicurezza e anche l’impressione di una certa superiorità nei confronti di tutti i non TdG (“le persone del mondo”) che, a differenza di noi, vivevano nell’ignoranza”
Maria Pavese (pseudonimo) “Perchè dopo una vita nei tg non hai niente: non hai relazioni con familiari ed amici; se lavori per un tg poi….E in più non è semplice mettere in discussione tutta un’intera esistenza.”
Renzo Bianchi (pseudonimo) “Pensa se dovessi scoprire che tutto ciò in cui hai creduto è falso! Magari hai giudicato amici, famigliari, magari sei stato un anziano e hai disassociato ed ostracizzato più persone…Come puoi ascoltare la verità? vorrebbe dire distruggere tutto ciò che sei e assumerti responsabilità e colpe; vorrebbe dire ammettere di aver sprecato decenni della tua vita. Ci vuole un’onestà intellettiva e una forza di volontà che non tutti possiedono; in fondo si aderisce a ideologie tanto “forti” per avere un sollievo da sofferenze personali; quindi, perdere la fede vorrebbe dire far riemergere quelle sofferenze. Più semplice tenersi risposte false, ma palliative.
Ileana Mortari