25. La pillola o i cicli dell’amore?

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Peter Potrowl, CC0, via Wikimedia Commons

La pillola non e’ un «prodotto verde». «Se fossi donna – disse uno dei pionieri della contraccezione – dovreste pagarmi caro per farmi prendere la pillola». Essa, mantenendo costantemente alti i livelli degli ormoni femminili e sopprimendo così il ciclo ormonale fisiologico della donna, ne impedisce la normale ovulazione e la rende temporaneamente sterile.

  • Si differenzia dai metodi naturali di controllo delle nascite in quanto questi ultimi permettono – senza sopprimere il ritmo fisiologico – di conoscerne con precisione 1’evoluzione, ovvero l’alternarsi di periodi nei quali la donna è sterile a periodi nei quali ella è in grado di dare la vita. All’interno di una coppia, se il marito ama veramente la propria moglie non può ridurla permanentemente, attraverso la pillola, ad una condizione in cui ella è solo una parte di se stessa. Anche perché ciò comporta tutta una serie di conseguenze psicologiche e di carattere medico.
  • Amare significa conoscere ed accogliere l’altro in tutte le sue dimensioni: il suo sguardo, il suo corpo, i suoi sentimenti, i suoi gusti, tutta la sua personalità. La sua anima e le sue aspirazioni al bello, al bene, al vero. La sua dimensione di eternità.
  • E la sua apertura alla vita, con la capacità di donarla in certi momenti. Questa alternanza della donna – fertilità e infertilità – non è un errore della natura!
  • L’uomo permette alla sua sposa di essere una donna vera, se accoglie i cicli del ritmo femminile come una ricchezza che fa parte dell’essere proprio della donna. E in questo modo, anche l’uomo assume la sua vera dimensione. Essi possono scegliere di dare la vita in modo responsabile. Possono anche distanziare la nascita dei loro bambini. E conoscere il rinnovarsi del desiderio, e tutti i tempi diversi dell’affettività, che scrivono la storia del loro amore.
Testimonianza

 

Caterina: All’inizio del nostro matrimonio non volevamo avere subito bambini e cosÌ presi la pillola, perché era il metodo anticoncezionale di cui avevo sentito maggiormente parlare. Il medico che avevo consultato non me ne aveva proposto un altro in quanto, dopo gli esami, la pillola non era risultata controindicata per il mio organismo.

Marco: Qualunque fosse la scelta di mia moglie, era «affar suo». Non immaginavo che ciò potesse in qualche modo riguardarmi. Intanto i mesi passavano, e cominciammo a desiderare un bambino.

Caterina: Cosi smisi di prendere la pillola. Ma ho dovuto attendere un anno e mezzo prima di rimanere incinta. Il desiderio cresceva e, al contrario, il tempo sembrava non passare più…

Marco: Alla fine abbiamo avuto una bambina. Questa nascita così attesa e la nostra conversione ci avevano avvicinato profondamente l’uno all’altro ed è assieme, questa volta, che abbiamo cercato un nuovo metodo di controllo delle nascite, perché non volevamo più utilizzare la pillola.

Caterina: Il medico ci propose la spirale. Non essendo bene informati, optammo per questa soluzione. Due giorni prima che mi venisse applicata, un’amica mi spiegò che si trattava, in realtà, di un prodotto che provoca un aborto precoce, in quanto non impedisce la fecondazione ma, irritando costantemente le pareti dell’utero, non dà all’embrione la possibilità di svilupparsi. Perciò vi rinunciammo.

Marco: Alcuni amici ci parlarono allora dei metodi naturali di controllo delle nascite. Ci siamo documentati e abbiamo provato a seguirli con buona volontà.

Caterina: L’utilizzo di questo metodo mi provocava una certa apprensione: misurare la temperatura ogni mattina, osservare il muco cervicale, prendere nota di tutto su un quaderno, mi sembrava molto, molto complicato… Siccome desideravamo un secondo bambino, non eravamo tanto rigorosi. Sei mesi dopo ero nuovamente incinta. Ed è nato un bambino. Ma dopo questa nascita diventava importante essere più vigilanti. Ho dunque deciso di riprendere sul serio questo metodo. Fino a quel momento non mi ero ancora impegnata con tutta la mia volontà: avevo avuto l’impressione di subire una situazione un po’ difficile, e non dl esserne padrona e responsabile.

Marco: Da parte mia, capii che dovevo dare a Gaterina tutta la mia attenzione e il mio sostegno. A poco a poco ho scoperto cos’era il ciclo della donna, quest’ opera così meravigliosa che avviene nel corpo umano per accogliere la vita e, piano piano, accettavo più liberamente i necessari periodi di continenza. Un po’ alla volta abbiamo scoperto tutta la ricchezza umana e spirituale dell’amore conjugale immerso nel dialogo vero, nella trasparenza, nel riconoscimento dell’altro in tutto ciò che è ed è chiamato ad essere. L’astinenza diventa fonte di gioia, di tenerezza, di carità.

Caterina: Nel momento in cui mi decisi veramente per i metodi naturali, misurare la temperatura, osservare il muco cervicale e prendere nota, tutto divenne più facile. Per di più, scoprii tutto un insieme di segni di cui non mi ero mai accorta prima. Dopo qualche mese ero in grado di individuare ogni periodo del mio ciclo. Gli sforzi di Marco per aiutarmi, le sue attenzioni ed il suo ascolto mi incoraggiavano a perseverare. E ho capito che anch’io dovevo rispettarlo. Nei periodi in cui era possibile avere rapporti, cercavo di organizzare meglio il mio lavoro per non essere troppo stanca: desideravo rendermi disponibile, accogliente e donarmi totalmente.

Marco: Dopo tre anni è nato il nostro terzo figlio. Fu per noi una grande gioia sapere che, durante il periodo fertile, la nostra unione si stava aprendo alla vita. Di comune accordo abbiamo offerto il nostro amore a Dio perché Lui lo rendesse una terza volta fecondo.

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