41. Che senso ha la vita di una persona disabile?

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Foto di Tony Laws da Pixabay

Se si giudica il valore di una vita con criteri di efficienza, di produttivita’, di economia, la societa’ sara’ logicamente portata a sopprimere la vita delle persone disabili, che non solo non sono redditizie, ma costano molto perché necessitano di molte cure.

  • Eppure, possiamo testimoniare che molte di loro portano al mondo altre ricchezze: la semplicità, la verità, l’autenticità, la capacità di comunicare con l’altro, una fede semplice e spesso contagiosa. Anche quando si tratta di una persona ferita in profondità, essa resta comunque una persona unica, assetata di amore e capace di amare.
  • Noi cristiani crediamo, inoltre, che si tratti di una persona creata ad immagine di Dio, chiamata a condividere un giorno la sua gloria e nella quale, fin da ora, Egli si compiace di abitare.
  • Siamo davanti ad una scelta: o continueremo a favorire una giungla nella quale il debole viene soppresso, oppure faremo nascere un mondo di comunione, nel quale ciascuno ha il proprio posto ed il proprio dono insostituibile.
  • I piccoli, gli anawÎm della Bibbia, risvegliano il meglio che c’è dentro di noi, ci spronano ad amare e a donarci. Davanti alla persona disabile e di fronte alla nostre reazioni verso di lei, ricordiamoci:

« Noi valiamo tanto quanto vale il nostro cuore».

Testimonianza

 

Emiplegica fin dalla nascita per la negligenza di un’ostetrica, ho adesso 48 anni. Fortunatamente, questo handicap non mi ha impedito di amare la vita, di seguire normalmente gli studi e di avere tante attività. Non ho mai esitato a correre rischi che la mia condizione avrebbe dovuto vietarmi, fino al punto di prendere il treno in corsa quasi tutte le mattine per arrivare al liceo! Ma conservavo in fondo al cuore un senso di rancore per quella persona che mi aveva reso inferma.

Ho sentito una chiamata alla vocazione religiosa e sono entrata nell’ordine della Visitazione nel 1970. Un anno dopo mi hanno dovuto amputare la gamba malata. Una nuova difficoltà da superare. Il sentimento di rivolta contro quella persona continuava a crescere… Ora non posso più portare apparecchi ortopedici, la mia infermità avanza e sono su una sedia a rotelle.

Ma Dio è più forte perché, qualche mese fa, sono riuscita a perdonare nel mio cuore quella persona, grazie alla meditazione di due articoli sull’umiltà pubblicati su «Il Est Vivant», il mensile della Comunità dell’Emmanuele. Da allora trovo magnifica la mia vita, così com’è, e godo di una pace interiore senza ombre. Mi chiedo se, senza il mio handicap, avrei mai potuto sperimentare in modo così forte la vicinanza di Dio. Sì, la vita, per quanto difficile possa essere a volte, vale davvero la pena di essere vissuta e vi aspetto tutti al mio centenario, che muoio dalla voglia di festeggiare!

 Suor Claudia di Gesù Bambino

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