Una nuova forma di schiavismo si nasconde dietro il commercio di uteri
La maternità in affitto è chiamata anche:
– utero in affitto
– gestazione per altri GPA
– maternità surrogata
– gestazione solidale
è una pratica al limite della legalità, alcune nazioni non la vietano, altre si ma non se compiuta altrove, altre pongono dei paletti su chi puo’ accedervi.
In alcune nazioni civili ci si sta ponendo il problema su come abolirla ed evitare che vi si faccia ricorso.
E’ importante capire come funziona la maternità surrogata per portervisi opporre in maniera informata.
Vi sono agenzie di surrogazione che assumono donne povere per diventare madri a tempo limitato, e dall’altro trovano persone disposte a diventare genitori a tutti i costi. Nei primi anni, questa pratica era attuata da persone che non potevano avere figli: coppie omosessuali o coppie con problemi di infertilità. Ma il business è stato molto abile nella comunicazione e ha convinto molte persone che non ci fosse nulla di male e di strano nel chiedere a una donna esterna alla coppia di portare avanti una gravidanza per altri. E così si è arrivati al mercato odierno in cui anche coppie che non hanno alcun problema di salute o di fertilità usano altre donne come incubatrici dei loro figli, tutto pur di non dover affrontare i disagi e le fatiche della gravidanza. Numerosi sono i casi di attrici che hanno “delegato” la gravidanza ad altri per non dover ingrassare o perdere qualche contratto lavorativo.
I frutti di questo mercimonio sono evidenti a chiunque voglia vederli. Le donne vengono comprate per svolgere il servizio di affitto dell’utero più volte durante l’età della fertilità biologica. Questo sfruttamento della condizione femminile è disumano e non deve essere assolutamente trascurato o relativizzato.
Quali conseguenze psicologiche e spirituali affrontano queste donne “affittate” prima, durante e dopo la gravidanza? In realtà, il loro stato d’animo e benessere spirituale vengono completamente trascurati e spesso nemmeno considerati.
Come si può pensare che il bambino o la bambina che portano in grembo per almeno nove mesi non abbia nessuna relazione o attaccamento con la madre? Sono trattate come le serve di un tempo, incaricate di portare avanti la stirpe.
E il destino dei bambini generati su ordinazione? Già è drammatico per una madre decidere di dare in adozione un proprio figlio, figuriamoci una madre in affitto che non ha desiderato quel bambino, ma che accetta di vendersi una gravidanza solo per una serie di ragioni utilitaristiche, commerciali e materialistiche.
Dal punto di vista psicologico, la madre in affitto cercherà di portare avanti la gravidanza con freddezza, evitando di sviluppare una relazione d’amore con il figlio che porta in grembo. Gli accordi di tipo commerciale che stanno alla base del concepimento e della gravidanza rendono quel bambino moralmente indesiderato. Il figlio è concepito come uno strumento di guadagno.
Ora spostiamo l’attenzione dal genitore in affitto al figlio nato da questa donna. Questo bambino un domani crescerà ed avrà il diritto di conoscere la sua vera storia. Siamo arrivati al punto cruciale: i genitori che avranno cresciuto questo figlio nato da una madre in affitto avranno il coraggio di raccontargli tutta la verità sulla sua nascita e sulla sua storia?
Molti figli probabilmente non conosceranno la loro vera madre o il loro vero padre e vivranno il peso dell’inganno sulle loro origini che prima o poi esplode.
Cosa succede poi quando il figlio viene a sapere di quella mamma che l’ha portato in grembo per 9 mesi? Vorrà conoscerla? Come vorrà conoscere chi ha donato il seme? Le banche dati esisteranno o saranno state distrutte dalle aziende fornitrici di “servizi riproduttivi”?
L’obiezione che “i bambini adottati sono amati e non stanno con la loro mamma” è insensata:
1) un adottato ha perso un genitore. Non gli è stato tolto per scelta dai genitori adottanti.
2) un adottato per se amato e felicemente inserito in famiglia, desidera sempre conoscere le sue vere origini e la sua mamma e papà biologici e soffrono talvolta con grandi problemi per essere stati abbandonati/separati.
Non è accettabile che un figlio nasca “per procura”; non è possibile concepire un figlio come se fosse un prodotto scelto su un catalogo, ordinato e ricevuto a domicilio.
E’ una pratica arcaica che ricorda le gravidanze delle serve costrette a gravidanze per garantire la prole di regine sterili.
O le gravidanze delle mucche quando si sperimentano nuovi incroci, in cui diventano incubatrici per altre.
Aboliamola. Come la schiavitù è tempo di liberare le donne e ridare ai bambini il diritto di nascere con entrambi i genitori e crescere e stare con la propria mamma.
Paolo Botti