La maternità surrogata “altruistica” e i diritti dei bambini

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La maternità surrogata altruistica è davvero una soluzione a chi non vuole la mercificazione della gestazione?
La versione chiamata “altruistica” dell’utero in affitto è presente in Canada con la legge AHRA.
Mette dei paletti che possono essere aggirati abbastanza facilmente.

Lo dichiara candidamente uno dei siti piu’ importanti che sponsorizzano la surrogacy in Canada.
Elencando i requisiti della futura madre surrogata. Requisiti stringenti, già madre, lavoratrice, non povera, non fumatrice, sana, etc alla fine dell’elenco scrive:

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Ovvero …. “se non hai i requisiti un modo lo troviamo, tu chiamaci.”

Ma LA GRATUITA’ nella maternità surrogata esiste davvero?
Non esattamente, in genere la gestante riceve:
– almeno 2500 euro al mese, prima del parto, durante i preparativi alla gravidanza e dopo quindi per numerosi mesi
– riceve rimborso per spese mediche e controlli
– riceve rimborso per spostamenti
– riceve rimborso per garantire il benessere e qui si aprono molti modi per ricevere altri benefit non monetari importanti

E’ evidente che una donna che voglia risolvere problemi economici, magari con un lavoro malretribuito possa volontariamente portare avanti delle gravidanze per togliersi debiti che sono molto comuni tra la popolazione canadese.

Inoltre anche in Canada una volta che si è dato il via a forme legalizzate di surrogazione, si sono aperte numerose cause legali perchè se ammetti che si possa procreare per altri o cedere la propria maternità e diritti connessi, poi diventa giuridicamente difficile impedire che a poco a poco si allarghino le maglie.

Cosa cambia se ora prende 2500 euro al mese e domani una donna riceva inv”ece 3000 euro e poi venga messa sotto processo, condannata dalla legge attuale e faccia ricorso “500 euro in piu’ mi servivano per sostenere i costi dello stress e della difficoltà di staccarmi dal figlio”.
Sono tantissimi i paletti restrittivi che una volta che vi sia una minima apertura gradualmente cadono e vengono messi a rischio. Se è legale in qualche forma lo puo’ diventare in quasi tutte le altre.

La questione dell’altruismo e della non commercializzazione della maternità surrogata non è pero’ sufficiente a renderla accettabile.
E nemmeno la volontarietà delle donne di offrirsi come matri gestazionali/surrogate.

Chi è in difficoltà. Chi ha perso un figlio. Chi ha carenze affettive, ed altre mille donne potrebbero offrirsi volontariamente ma spinte da motivi ben diversi dal fare un gesto “gratuito”.

La prudenza delle legislazioni deve tutelare e prevenire che vi sia chi si offre per le piu’ diverse problematiche e prevenire che si commercializzi qualcosa che mercifica la maternità riducendo le donne ad incubatrici per altri.

E LA SALUTE DELLE DONNE?
Andrebbe tutelata la salute delle donne coinvolte, che, spesso inconsapevolmente, mettono a rischio la propria salute mentale perchè essere separate alla nascita da un bimbo portato in grembo è un trauma e un danno alla salute psicologica.
Rescindere un legame anche fisico che si è avuto per nove mesi non è un atto indifferente ma ha conseguenze da indagare e curare.
Non sono inoltre da misconoscere i problemi fisici che le iper ovulazioni necessarie alla fecondazione possono provocare.

E I FIGLI?
Che sia altruistica o commerciale, la maternità surrogata lede gravemente diversi diritti fondamentali del nascituro.
Innanzitutto, lo rende orfano prima ancora di venire al mondo, privandolo del legame con la madre che lo ha portato in grembo.
Si nega al bambino l’allattamento materno e l’esogestazione, quel prolungato contatto fisico tra madre e neonato essenziale per lo sviluppo psicofisico.

Il bambino viene privato del diritto di conoscere e stare con la propria madre e di avere origini familiari chiare e certe, specialmente nei casi di fecondazione extracorporea in cui i soggetti coinvolti possono diventare addirittura 5 (gestante, fornitrice di ovulo, compagna della fornitrice di ovulo, mix di due sperma diversi) .
Viene trattato come un oggetto di consumo, scelto da un “catalogo”, in cui selezionare sesso, colore di pelle, capelli, occhi, tipo di carnagione, QI della “fornitrice di ovulo”, stato sanitario, etnia.
Inoltre viene concepito a seguito della stipula di un contratto, con o senza scambio di denaro, che regola diritti fondamentali come quelli di maternità e paternità ed ha talvolta clausole simili a quelle degli elettrodomestici:
“soddisfatti o rimborsati”, “diritto di recesso in caso di malformazioni”, diritto di recesso “in caso di tratti somatici non consoni”, paghi uno prendi due tentativi, saldi, sconti, black friday (davvero accaduto).

Spesso, è il frutto di una selezione tra altri embrioni fecondati, con il rischio di sviluppare quello che viene definito “trauma del sopravvissuto”.
Il bambino è in genere concepito senza un rapporto sessuale, il che a livello psicologico è qualcosa che non è indifferente per un figlio, il che puo’ generare risentimento verso i genitori per la modalità di procreazione utilizzata.
In alcuni casi, si assiste alla cosiddetta “riduzione embrionale”, in cui tra più gemelli fecondati viene scelto chi sopravviverà, con un senso di colpa latente che puo’ emergere nel nascituro o un senso di ribellione e rabbia verso i genitori committenti.
C’è un senso di abbandono quando si scopre che si è stati nove mesi in grembo ad una madre che aveva deciso di darci ad altri.

Infine, c’è il drammatico caso delle inseminazioni post mortem o a distanza di molti anni dalla fecondazione, che solleva ulteriori questioni etiche e psicologiche.

IN CONCLUSIONE, sono troppi i problemi che la maternità surrogata porta a donne e nascituri.
Usare le donne per la surrogata è arcaico e oppressivo. Una pratica che ricorda l uso delle schiave di 3000 anni fa quando la moglie era sterile e l’uomo concepiva tramite la schiava. Solo che almeno allora il figlio nato stava con la mamma e nessuno cedeva il diritto di maternità ad altri.
La maternità surrogata è aberrante e speriamo venga vietata ed abolita in ogni nazione del mondo.

Paolo Botti

** Spesso si cita a sproposito la legge del Canada che a detta di alcuni permetterebbe ai 18 anni di conoscere la mamma. In realtà l’art.18 della legge federale canadese permette di richiedere le informazioni sanitarie della gestante in caso di malattie gravi e/o ereditarie mantendendo pero’ l’anonimato. Alla maggiore età il figlio puo’ chiedere di conoscere informazioni sulla sua mamma che pero’ ha la libertà (ingiusta) di acconsentire o meno a svelare la sua identità.
Ad oggi non c’è alcun diritto per il nascituro di conoscere le sue origini.


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