Nell’utero in affitto non ci sono donatori

Spesso, quando si parla di utero in affitto, si cerca di modificare i termini e le parole in modo che suoni meno spiacevole. Da “utero in affitto” si è provato a usare (e imporre a suon di regolamenti deontologici) “maternità surrogata” oppure la ancora più benevola “Gestazione Per Altri” (GPA), definendo chi fornisce i gameti con la parola “donatore”.

La donazione è in genere un gesto buono e generoso che produce frutti positivi. Il dono è un oggetto, un’azione o un sentimento offerto volontariamente e senza aspettarsi nulla in cambio, spesso come gesto di affetto o generosità.

Un genitore che dona un rene al proprio figlio fa un gesto unico e gratuito. Lo stesso vale per chi dona il sangue o il midollo osseo o dona il latte materno per chi non ne ha.

Nella fecondazione assistita, invece, non avviene nulla di ciò. Chi fornisce i gameti o offre l’utero per la gravidanza non lo fa per generosità, ma per soldi.

È risaputo, inoltre, che le madri coinvolte nella maternità surrogata hanno clausole molto stringenti che sono al limite della coercizione (ad esempio, non possono impedire la “selezione” in caso di gravidanza plurigemellare e non possono tenere il bambino qualora cambino idea).

Inoltre, non sono libere a causa della diffusa indigenza in cui versano. Anche se vi fossero rarissimi casi di donne che prestano il grembo per altri, si tratta di eccezioni in mezzo a una marea di donne che non donano nulla. Al limite, vendono o affittano il proprio corpo e spesso perdono psicologicamente una parte di sé, il figlio, che non ritroveranno mai.

Pur se venditrici, le donne in questo caso sono le vittime del sistema della gestazione per altri. L’utero in affitto esiste perché ci sono uomini e donne che utilizzano questo commercio sfruttando altre donne meno abbienti. È irrilevante che si tratti di coppie di “committenti” etero, gay o single. È una pratica che va sradicata a livello mondiale.

Un commercio iniquo che lede i diritti dei nascituri:

  • Il diritto di sapere chi sono tuo papà e tua mamma.
  • Il diritto di stare con loro e non diventare orfano per un “progetto” voluto e organizzato nei dettagli dai committenti.
  • Il diritto ad avere origini certe e non avere 3 o 4 genitori, come nel caso estremo di coppie di uomini omosessuali che affittano un utero e prendono un ovulo da una seconda donna. In un caso estremo, accadeva perfino che venisse usato un seme esterno alla coppia per non “fare discriminazioni” tra i due committenti.

Speriamo che fra qualche anno potremo parlare di questa pratica aberrante come di una che è stata abolita al pari della schiavitù o dei delitti d’onore.

Paolo Botti



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L’utero in affitto è il contrario delle pari opportunità

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Essere contro l’utero in affitto è un dovere per tutti