In medicina ci sono tante certezze.
Ma sugli stati vegetativi e di coma sappiamo di non sapere tutto.
Anzi sappiamo ancora troppo poco.
In un certo senso, l’oggetto delle moderne neuroscienze – il cervello – rimane un mistero vasto e affascinante. Ma la ricerca è in continua evoluzione e la riabilitazione (letteralmente, ciò che ci rende “capaci” di recuperare, indipendentemente dalle varie serie di neuropatologie – ictus, coma, SLA, stato vegetativo, Parkinson, ecc.) può fare il “miracolo” che fa svegliare i media dalla noia e gridare al “miracolo!” pur sapendo che è solo una cura che ha funzionato e che la condizione vegetativa o di coma non era affatto irreversibile. Quando si legge sui giornali di persone “in coma” o addirittura di “morte cerebrale” da 20 anni, cosa ovviamente impossibile, ci si rende conto di quanto siamo ignoranti in queste tematiche. Dalla morte di Eluana Englaro, avvenuta 2009, oggi disponiamo di nuove conoscenze e sappiamo che molte persone che prima erano ritenute in “stato vegetativo” hanno in realtà un certo livello di coscienza. Pertanto, molti errori commessi in passato non sono più giustificati.
Un esempio concreto. Un giorno, un medico specialista fu chiamato a Perugia per effettuare una visita di selezione dei pazienti da ricoverare per la riabilitazione a Foligno. Una ragazza vittima di un incidente stradale fu scartata, la situazione pareva disperata. Venne preso per la riabilitazione un altro giovane, che si è risvegliato dopo sette mesi di “incoscienza” e che ora lavora di nuovo come geometra, anche se disabile.
Due anni dopo, il padre della ragazza “scartata” telefonò al dottote, in modo piuttosto insistente, per chiedergli di portarla a Foligno. Secondo lui, la ragazza era “c’era”. Lei non rispondeva affatto ai tentativi dei medici. Ma davanti al dottore il padre tirà fuori una sigaretta l’accese. La figlia la prese lentamente e porto’ in bocca. Che cosa era successo? Poiché il suo tronco cerebrale era danneggiato, le parole sembravano un rumore assordante e non aveva assolutamente senso dirle di fare questo o quello. Invece, la sua corteccia visiva funzionava e riusciva a vedere la sigaretta.
Se fosse stata cieca? Come avrebbe potuto dimostrare di “esserci”? Terribile.
Con un’adeguata riabilitazione, è stata in grado di camminare di nuovo con un deambulatore e ora parla normalmente. Queste persone sono davvero “intrappolate”. Vorrebbero reagire, ma sono intrappolate in una trappola corporea. E noi diciamo che non rispondono ai nostri comandi! (dalle dichiarazioni ai giornali del dottor Mauro Zampolini).
Non c’è un interruttore “coscienza sì/coscienza no”, l’interazione del cervello col mondo è un processo graduale, con finestre di consapevolezza che si aprono e si richiudono e aree cerebrali che si parlano. È un messaggio importante, soprattutto vista la diffusione di film anche famosi, come quello di Almodovar o di Veltroni, in cui dopo il coma l’attore si sveglia e va a lavorare… Di questi temi si parla con poca competenza e troppa ideologia. Poco mi importa discutere per mesi se il paziente è vegetativo o in minima coscienza, quando poi stabiliamo che si è svegliato ma non camminerà perché nel frattempo gli si sono accorciati i tendini e atrofizzati i muscoli: devo tirare fuori subito le sue potenzialità, il resto verrà dopo. Ricordo una donna di 46 anni in blocco cardiaco, lo “stato vegetativo” più grave che avessi mai visto, le ho applicato la pompa antispasticità ma senza prospettive, per scioglierle i muscoli: solo a quel punto lei ha preso a stringermi la mano su richiesta… Qualche volta le risposte non ci arrivano perché il problema è motorio. Come si concilia tutto questo con le Disposizioni anticipate di trattamento? Un bel problema, se già la diagnosi è così complessa… Da non credente, non accetto che la nutrizione sia una terapia. E poi, il livello di accanimento non lo stabilisce una legge ma la relazione con i familiari, come abbiamo sempre fatto. È utile che una persona lasci scritte indicazioni come orientamento per il medico, ma non “disposizioni”, praticamente inapplicabili.
P.B.