
Sono milioni i musulmani che attendono un annuncio che dia Speranza alla loro esistenza.
Spesso siamo timidi, impauriti, chiusi nel nostro benessere, anche di quello spirituale.
Ma siamo chiamati all’annuncio del Vangelo a tutti, musulmani compresi.
E le parrocchie sono l’avanguardia di questo annuncio.
I fraintendimenti che i musulmani possono avere riguardo all’annuncio del Vangelo derivano principalmente dall’uso della parola tabshīr, che nel contesto islamico è spesso associata a un proselitismo aggressivo e manipolatorio. Tuttavia, nel Corano il termine ha un’accezione positiva e viene usato per descrivere il lieto annuncio dato da Gesù sulla venuta di Maometto:
“E quando Gesù, figlio di Maria, disse: ‘O Figli di Israele! In verità, io sono il Messaggero di Allah per voi, a conferma della Torah che mi è precedente e per annunciarvi la lieta novella (mubashshiran) di un Messaggero che verrà dopo di me, il cui nome sarà Ahmad’.”
(Corano 61:6)
Secondo molti musulmani, questo versetto dimostrerebbe che la missione di Cristo non consisteva nell’annunciare il Vangelo cristiano, ma nel profetizzare la venuta di Maometto, considerato l’ultimo profeta e il sigillo dei profeti:
“Muhammad non è padre di nessuno dei vostri uomini, ma è il Messaggero di Allah e il sigillo dei profeti (khâtam al-nabiyyîn).”
(Corano 33:40)
Evangelizzazione e proselitismo: una distinzione fondamentale
Ovviamente per i cristiani l’annuncio del Vangelo vuol dire far conoscere Gesù vero Dio e vero uomo, morto e risorto.
Ma evangelizzazione e proselitismo son cose diverse, almeno nell’accezione moderna.
Il proselitismo pggi è spesso visto come un tentativo di manipolazione o imposizione, anche se non è il suo significato antico.
L’evangelizzazione cristiana è in ogni caso un atto d’amore e di condivisione della fede, basato sulla libertà di scelta. Per i musulmani, l’equivalente dell’evangelizzazione è la Da’wa, ovvero l’invito all’Islam, che può essere sostenuto anche da istituzioni politiche e sociali. Tuttavia, mentre la Da’wa è permessa e incoraggiata nei paesi musulmani, l’evangelizzazione cristiana è spesso ostacolata o vietata, perché si ritiene che nessuno possa abbandonare la Verità dell’Islam.
L’Islam prevede un atto brevissimo per entrare a far parte della fede musulmana: la shahâda, ovvero la doppia proclamazione di fede:
“Proclamo che non c’è altro Dio che Dio, e che Muhammad è suo Profeta!”
Basta pronunciare questa frase per essere considerati ufficialmente musulmani. Tuttavia, abbandonare l’Islam è visto come un tradimento e, in alcuni contesti, è addirittura punibile con gravi conseguenze, previste o dalle leggi locali, o applicate dall’umma o dalle famiglie stesse.
Eppure, anche il Corano afferma:
“Non vi sia costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall’errore.”
(Corano 2:256)
Questo principio, sebbene interpretato in modi diversi e raramente ammesso nei paesi a maggioranza mussulmana potrebbe sostenere la libertà di coscienza, che è invece un concetto centrale della fede cristiana.
La libertà e la Buona Notizia del Vangelo
Dal punto di vista cristiano, l’annuncio del Vangelo (Buona Notizia) risponde al mandato di Gesù:
“Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura.”
(Marco 16:15)
L’evangelizzazione non è un’imposizione, ma una testimonianza della bellezza della fede in Cristo. Dio ha creato l’uomo libero e non lo forza a seguirlo:
“Ecco, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male […] Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza.”
(Deuteronomio 30:15-19)
La libertà di scelta è essenziale nella relazione con Dio: senza libertà non può esserci un amore autentico. La libertà religiosa è quindi un diritto fondamentale che non solo permette di credere, ma anche di esprimere e condividere la propria fede con gli altri.
Non solo: vi è anche la libertà di non praticare, di dissentire, di criticare e vivere la fede seguendo la propria coscienza. I cristiani desiderano la conversione di tutti, ma sanno che la fede è un dono e che il cammino è personale e graduale.
Evangelizzare non significa conquistare, ma amare. Significa rispettare la dignità di ogni persona, riconoscendo che la fede non può essere imposta, ma solo accolta con libertà e consapevolezza.
Evangelizzazione: un obbligo d’amore
Per noi cristiani, evangelizzare è un dovere evangelico e un atto d’amore (Matteo 28, 19-20). Tuttavia, per ragioni sociologiche o culturali, spesso ci vergogniamo di farlo, forse confondendo il rispetto per la libertà altrui con un silenzio che diventa rinuncia. Ma se davvero evangelizziamo per amore, allora dovremmo trovare il modo di condividere il dono più prezioso che possediamo, restando anche aperti a comprendere il messaggio degli altri.
L’immigrazione musulmana: un’opportunità provvidenziale
La presenza crescente di musulmani in Europa rende ancora più urgente l’evangelizzazione. O torniamo cristiani per amore o diventeremo musulmani con la forza.
Nei Paesi islamici è quasi impossibile invitare qualcuno a scoprire il Vangelo: anche in nazioni considerate “laiche”, come la Turchia o la Tunisia, la conversione al cristianesimo è ostacolata e vista come un tradimento della comunità islamica (Ummah). La legge, la cultura e la pressione sociale rendono l’evangelizzazione molto difficile, spesso perfino pericolosa.
Ci sono comunque migliaia di conversioni ma spesso rimangono nascoste ed invisibili all’esterno.
Ma l’immigrazione ha cambiato le carte in tavola. Attualmente, in Europa vivono circa 25,8 milioni di musulmani, pari al 4,9% della popolazione totale. In alcuni Paesi, come Francia, Germania e Regno Unito, i musulmani superano il 6% della popolazione. La Germania, ad esempio, è passata da 4,2 milioni di musulmani nel 2010 a 5,5 milioni nel 2020, rappresentando il 6,7% della popolazione.
Allo stesso tempo, ianche l fenomeno delle conversioni dall’Islam al Cristianesimo è in crescita. In Europa, migliaia di ex musulmani hanno abbracciato la fede cristiana:
- Francia: circa 40.000 ex musulmani ora cristiani
- Italia: circa 20.000 ex musulmani ora cristiani
- Germania: circa 40.000 ex musulmani ora cristiani
- Spagna: circa 22.000 ex musulmani ora cristiani
- Regno Unito: circa 60.000 ex musulmani ora cristiani
- Olanda: circa 12.000 ex musulmani ora cristiani
- Belgio: circa 10.000 ex musulmani ora cristiani
e nei paesi di origine ci sono conversioni di ritorno. Chi ha studiato o lavorato in occidente, torna con una fede diversa. ecco perchè l’immigrazione musulmana è un’opportunità provvidenziale.
Un fatto straordinario è che in Europa un musulmano può entrare in una chiesa quando vuole; se desidera leggere il Vangelo, può acquistarlo liberamente in una libreria. Questo non è il caso in molti Paesi islamici, dove l’introduzione del Vangelo è vietata e la conversione al cristianesimo è un atto punibile con la morte. La libertà che abbiamo in Occidente di professare la nostra fede senza restrizioni è un dono che dobbiamo riconoscere come un’opportunità di evangelizzazione. Dobbiamo guardare questa situazione con rispetto per la libertà degli altri, ma anche con consapevolezza del valore che essa ha per noi cristiani.
Le seconde generazioni e il senso profondo di vita nel cristianesimo
Un tema importante riguarda le seconde generazioni di musulmani cresciuti in Europa, spesso divisi tra due mondi: quello della tradizione familiare e quello della società occidentale. Questi giovani, spesso, si trovano a non sentirsi completamente né musulmani né occidentali. Questo senso di inadeguatezza può portarli a cercare una propria identità spirituale che dia loro un senso profondo della vita. Il cristianesimo, con il suo messaggio di amore universale e redenzione, può rappresentare una risposta a queste ricerche di senso, offrendo loro una spiritualità che integra fede e vita quotidiana, senza conflitti tra le culture.
Come evangelizzare i musulmani?
La risposta fondamentale alla domanda su come evangelizzare i musulmani è una: l’amicizia. Evangelizzare non significa aggredire, ma costruire rapporti autentici, basati su simpatia, accoglienza e fraternità. Questo è possibile in ogni contesto: per strada, coi vicini, a scuola, al lavoro, in autobus o in treno. Parlando dei problemi della vita, della famiglia e della crescita dei figli, ognuno di noi ha l’opportunità di condividere la propria visione del mondo, la propria testimonianza di fede, senza forzare o giudicare.
Per esempio, mi è capitato di parlare con alcuni musulmani riguardo alla questione del cibo: loro sono spesso molto attenti a ciò che è puro e impuro, e provano disgusto a vedermi mangiare carne di maiale. In queste occasioni, ho spiegato loro che per noi cristiani “tutto è puro per quelli che sono puri”, come dice Paolo (Tito 1:15), e che Gesù stesso insegna che “non quello che entra nella bocca rende impuro l’uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l’uomo” (Mt 15:11). In questo modo, mostriamo che anche nelle piccole cose quotidiane possiamo offrire un segno della novità cristiana, rispettando al contempo la loro visione del mondo.
Come possono le parrocchie essere pronte ad evangelizzare?
Le parrocchie sono in prima linea nella missione di evangelizzazione, e per essere pronte ad evangelizzare i musulmani, devono accogliere alcune sfide particolari.
Corsi di catechesi e materiali multilingue
È importante che le parrocchie offrano corsi di catechesi in diverse lingue (come arabo, francese e inglese) per supportare chi non parla bene l’italiano o chi è appena arrivato. Utilizzare materiali biblici e catechistici tradotti rende la fede cristiana più accessibile a tutti.
Corsi di lingua e cultura cristiana
Le parrocchie potrebbero attivare corsi di lingua italiana per immigrati, includendo elementi di cultura cristiana per insegnare la lingua attraverso il Vangelo e le tradizioni della Chiesa, favorendo un’integrazione più profonda.
Incontri di dialogo e fraternità
Organizzare incontri di dialogo interreligioso, come caffè culturali o pranzi comunitari, aiuta a costruire relazioni di amicizia senza la pressione di dover cambiare fede. Questi eventi offrono l’opportunità di conoscere reciprocamente i valori e la spiritualità cristiana.
Sostegno alla seconda generazione
Le parrocchie devono prestare attenzione al disagio delle seconde generazioni, che spesso non si sentono né musulmane né occidentali. Offrire attività giovanili cristiane (come ritiri, gruppi di preghiera e riflessioni sulla fede cristiana) può aiutarli a trovare un senso profondo di identità e di vita.
Evangelizzazione attraverso la carità
Molti musulmani entrano in contatto con la Chiesa grazie alle opere di carità. Le parrocchie dovrebbero integrare momenti di preghiera e riflessione cristiana nelle attività di supporto, testimoniando la fede cristiana attraverso l’azione concreta di aiuto e vicinanza.
Utilizzare i media e i social network
Le parrocchie possono diffondere video, podcast o articoli che spiegano il cristianesimo in modo chiaro e semplice, con sottotitoli in diverse lingue. Le testimonianze di convertiti e le risorse bibliche possono raggiungere chi non può partecipare fisicamente alla vita parrocchiale.
Formazione per gli operatori pastorali
È essenziale che coloro che si occupano di evangelizzazione, catechesi e dialogo interreligioso ricevano una formazione adeguata. Questo include corsi di formazione specifici sul dialogo interreligioso e la comprensione dell’Islam, ma anche sull’accompagnamento spirituale dei musulmani che desiderano avvicinarsi alla fede cristiana. La preparazione di catechisti, sacerdoti e laici in queste tematiche li rende più sensibili alle difficoltà di chi proviene da una tradizione diversa e più efficaci nell’approccio evangelico.
Accompagnamento spirituale personalizzato
Infine, le parrocchie devono offrire percorsi di accompagnamento per coloro che desiderano approfondire la fede o ricevere il battesimo, creando gruppi di supporto spirituale con preti e catechisti esperti nel dialogo con i musulmani. È importante preparare i convertiti a possibili difficoltà sociali e familiari, affinché possano affrontare il loro cammino con serenità.