
Ho ritrovato il racconto di una insegnante che condivide la sua preoccupazione per ciò che ha visto e appreso nelle sue classi. Racconta di alcune alunne che si sono procurate la pillola del giorno dopo con una facilità sorprendente, come se fosse una cosa normale. Alcune studentesse, in due anni, hanno abortito due volte, l’ultima con l’RU 486 a casa, senza assistenza medica, con la complicità del fidanzato e, naturalmente, senza che i genitori ne sapessero nulla. Questi sono solo alcuni degli SMS che l’insegnante ha ricevuto.
“Salve prof! Come sta? Io non lo so… la pillola del giorno dopo è un omicidio?”,
“Salve prof! Scusi per ieri… comunque sto bene… anche se moralmente mi sento un po’ una m… non avrei mai immaginato mi succedesse e sono stata costretta a fare quello che non avrei voluto… sono stata un’egoista… mi hanno dato la ricetta in guardia medica… le voglio bene e scusi il disturbo! Ora non posso parlare… un abbraccio!”,
“Ciao Prof., scusa l’ora (h. 4.23), ma il mondo è pazzo! Una tipa ha abortito mio figlio, mi dispiace e mi sento un bastardo; so di esserlo, ma la cosa che mi fa più schifo di me non è tanto il fatto che non abbia avuto le palle per dire che io volevo vedere al mondo quella parte di me, ma il fatto che, se anche ne avessi avuto il coraggio, non me la sarei poi sentita di mettere in discussione tutta la mia vita fatta delle mie fottute certezze del c… di un ventenne di m… per crescere un figlio o anche soltanto per sentirmi padre. So che secondo la Chiesa sono da inferno solo per questo, però da essere umano, non da cristiano, mi dica, come faccio a credere nelle persone che vedo con me se penso a quello che ho fatto?”
Sono testimonianze che a distanza di anni potremmo ritrovare facilmente sui social e nelle chat private tra ragazzi.
C’è una fragilità nelle scelte, a volte affrettate o imposte dall’esterno, ma al contempo una consapevolezza che qualcosa di grave è successo. I sensi di colpa emergono spontaneamente, perché basta aver studiato biologia per iniziare a nutrire dei dubbi. Una giovane mamma che fa il test di gravidanza al primo mese dice: “Aspetto un bambino.” Quell’attesa, però, spezzata da pillole anonime, non distrugge solo una vita, ma spesso ne distrugge due o tre: quella della mamma, quella del padre, che talvolta è assente e colpevole, altre volte assente senza saperlo o per sua volontà.
Non rassegnamoci ed insegnamo ai giovani a rispettare la vita.
Ricordiamo anche a chi ha abortito in passato che si puo’ trovare misericordia e perdono proprio nella Chiesa Cattolica nel sacramento della confessione.
Fino all’ultimo istante di vita possiamo pentirci, tornare a Dio, perchè è questo il desiderio di Dio, riaccoglierci, riaverci, donarci di nuovo la pace del cuore.
Gli essere umani potranno dirci “non pensarci” “dimentica il passato”.
Dio ci dice “faccio tutte le cose nuove”.
Dio fa anche noi nuovi, coi nostri errori e peccati.
Nuovi.