Identità di genere introduce una indeterminatezza pericolosissima. Ddl Zan non c’entra nulla con le discriminazioni

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Melissa képe a Pixabay -en.

Si sono tenute, oggi, in Commissione Giustizia al Senato, le audizioni informali sul disegno di legge Zan. Molti gli esperti, medici, professori e giuristi ascoltati. Tra questi anche Monica Ricci Sargentini, giornalista del Corriere della Sera.

«Sulla definizione di identità di genere introduce il non-binarismo, dunque non esiste più, secondo il ddl Zan, l’essere maschi o l’essere femmine. Si può dunque essere mille cose diverse e quindi non esiste più l’uomo e non esiste più la donna. Esiste solo la percezione. Questo è molto pericoloso.

«All’estero, come in Spagna, Germania, Gran Bretagna e Giappone – ha precisato la Sargentini – l’identità di genere è stata bocciata. Perché il ddl Zan mettere questa transizione e non parla semplicemente di “transessualità”?».

Per quanto riguarda l’articolo 7 e la Giornata dell’Omontrasfobia nelle scuole «magicamente spariscono le donne e i disabili, esiste solo il gender, l’omosessualità. Allora ci si chiede se nelle scuole parleranno solo di discriminazioni, quindi verso tutti, o di gender, di identità di genere. Si parlerà di questo ai bambini che sono già bombardati in mille modi, soprattutto sui social, pensiamo alle linee guida presentate recentemente nel Lazio proprio sul gender e sulla carriera alias e che solo fortunatamente dopo proteste sono state ritirate. Tutta questa roba e la stessa identità di genere non c’entra nulla con la discriminazione e con le giuste tutele che ci devono essere per violenze o discriminazioni in base all’orientamento sessuale».

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