La dipendenza da videogame e alcuni consigli pratici per i genitori

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Image by Rafael Javier from Pixabay

I VIDEOGIOCHI

Il gioco è un’attività naturale e fondamentale per i bambini che include aspetti psicologici, educativi e sociali poiché stimolano la formazione della personalità l’apprendimento di regole e l’integrazione sociale; esso consente di imparare e perfezionare abilità quali l’immaginazione, l’abilità sensoriale, la capacità di distinguere la realtà dalla finzione, la capacità di comunicare e di confrontarsi e l’assunzione di ruoli. Facendo una comparazione tra i giochi tradizionali e i moderni videogiochi si possono individuare alcune importanti differenze:

GIOCHI TRADIZIONALI

  • incentivano la socializzazione;
  • stimolano l’identificazione con persone reali;
  • permettono di mantenere un legame con le generazioni precedenti (vedi il rapporto con i nonni);
  • raramente si arrivava a concepire azioni fortemente aggressive o addirittura violente;
  • non allentano le capacità critiche e l’aderenza alla realtà;
  • rischiano di allentare le capacità critiche e l’aderenza alla realtà.

VIDEOGIOCHI

  • vengono usati in solitudine;
  • si rischia di identificarsi con personaggi virtuali, spesso protagonisti di azioni molto violente che tendono ad essere emulate dai bambini;
  • hanno l’effetto di separare le generazioni sottolineando l’esistenza di un forte gap generazionale di tipo tecnologico;
  • azioni fortemente aggressive o addirittura violente sono ampiamente rappresentate ed apprezzate dai più giovani.

Dipendenza da videogames

La dipendenza da videogiochi, come ogni altra dipendenza, vincola il soggetto a dedicare ingenti quantità di tempo ai videogames compromettendo tutti gli ambiti della vita (ambito scolastico, relazioni sociali e familiari).  La dipendenza da video giochi comporta fenomeni di  tolleranza e sintomi di astinenza, per cui il soggetto è  costretto ad aumentare progressivamente le “ quantità”  di tempo trascorso a giocare per ottenere il livello  di eccitazione ed appagamento desiderato mentre  l’astinenza comporta una serie di sintomi psico-fisici  (irrequietezza, agitazione, difficoltà di concentrazione,  disturbi del sonno e dell’umore, pensieri ossessivi riferiti ai video giochi, ecc.) che si manifestano quando il  soggetto è impossibilitato a giocare.  Pur consapevoli dei limiti dati dalle generalizzazioni, ci preme evidenziare i possibili effetti che la Dipendenza da Video Giochi potrebbe avere sulle personalità più fragili, per esempio negli adolescenti in cui il processo di identificazione è ancora in atto e per le quali si realizza una sorta di “fuga dalla realtà” che risulta essere insoddisfacente e noiosa a vantaggio dell’ambiente virtuale all’interno del quale trovano rifugio. Pertanto, anche rispetto alla “realtà multimediale”, occorrerebbe un’adeguata educazione rivolta agli adolescenti, sia in riferimento al gioco, sia in riferimento alla differenziazione tra la realtà virtuale e quella quotidiana. Del resto appare evidente, come ha sottolineato C. Guareschi che la realtà virtuale può offrire stimoli maggiori soprattutto alle personalità più deboli, consente una facile identificazione con gli eroi virtuali dei videogames e permette di estranearsi dalla noia, sentimento principe per molti adolescenti.

STARE ATTENTI A …

Per intervenire in tempo è utile prestare attenzione ad alcuni segnali da considerare tuttavia con molta prudenza poiché il fatto che un figlio presenti un paio dei sintomi descritti non fa di lui un dipendente:

  • Quando è in rete, il ragazzo manifesta palesemente un senso di benessere ed euforia, commenta o fa spesso esclamazioni ad alta voce, come se gli altri non ci fossero.
  • Sembra incapace di staccarsi da Internet; se nessuno interviene resta collegato per tempi lunghissimi anche quando si accorge che è tardi e dovrebbe fare altre cose. Se costretto a smettere si innervosisce o mostra forti reazioni di sofferenza e insofferenza.
  • Manifesta problematiche di carattere dissociativo con riduzione della capacità critica o scollamento dalla realtà.
  • Quando non può collegarsi manifesta apatia, depressione, irritabilità, stanchezza, malessere psicologico generale, oppure ha un’aria distratta e assente.
  • Approfitta di ogni occasione e di ogni scusa per collegarsi anche per brevi periodi, anche di nascosto.
  • Più tempo passa in Rete, più vorrebbe passarne.  Nega di passare troppo tempo su Internet, anzi si lamenta di non passarne abbastanza.
  • Manifesta una caduta negli interessi (sport, amicizie, hobbies) che aveva prima e non ne sviluppa di nuovi.
  • Internet diventa un interesse in sé, e non uno strumento al servizio degli altri interessi. Ad esempio le notizie sulla sua squadra o sulle moto o sui cartoni preferiti lo interessano solo se può accedervi attraverso Internet. Gli altri canali d’informazione (giornali, TV, discussioni con altri) non suscitano più interesse.
  • Manifesta un ritiro dalle relazioni sociali. Preferisce internet alla compagnia degli amici o dei familiari.
  • Trascura gli altri doveri, in primo luogo quelli scolastici, in qualche caso anche l’igiene e la cura personale
  • Non riesce a dare resoconti delle attività svolte online, è volutamente evasivo, mente.
  • Possono esserci alterazioni nel comportamento alimentare quali: mancanza d’appetito, tendenza a saltare i pasti, a mangiare fuori pasto, a mangiare in fretta per correre al computer.
  • Possono esserci anche disturbi fisici, tipici di chi passa molto tempo al computer: disturbi del sonno, occhi arrossati, mal di testa, mal di schiena, sindrome del tunnel carpale. La letteratura ci dice che attualmente circa il 13% degli adolescenti italiani (prevalentemente maschi di età compresa tra gli 11 e i 14 anni) è affetto da IAD.
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