
Le fiabe ci danno coraggio: teniamoci una fiaba preferita. Quando ero bambina mi piaceva moltissimo Biancaneve. La regina è bellissima e oltretutto, visto che sua maestà il re cortesemente ha tolto il disturbo passando a miglior vita, è anche il capo indiscusso della bottega, che è una monarchia non costituzionale, il meglio del meglio per chi non ami essere contraddetto. Crimilde potrebbe godersi il suo potere e il suo splendore, se non fosse per il tarlo. È lei o no la più bella del reame? E poiché, come tutte le sofferenti di schemi ipercompetitivi, Crimilde non ha capacità autovalutative, il suo valore non è in grado di stabilirselo da sé, deve basarsi su una valutazione esterna, e (in assenza di bilance, settimanali femminili, la piccola posta di cosmopolitan, eventuale fidanzatino astenico, a volte culturista, ma sempre asessuato e depilato, migliore amica )si rivolge allo specchio. Come spesso succede al valutatore esterno ( per le più belle del reame, sempre, la migliore amica e la peggio nemica coincidono nella stessa persona), lo specchio è una carogna e mente. Non è vero che Biancaneve è più bella. Solo un’agenzia di collocamento per collaboratrici familiari potrebbe avere un qualche interesse per quest’oca giuliva che fa i lavori di casa cantando. Ma la regina ci casca e vuole distruggere Biancaneve che scappa dai sette nani, figli di genitori tossicodipendenti e alcolizzati, visto i nomi che gli hanno scelto. Il personaggio che mi aveva folgorato era il cacciatore. La celeberrima mela è il piano B. Il piano A è il cacciatore. E ora ci fermiamo su di lui, sul cacciatore, perché è lui il personaggio più importante di questa straordinaria fiaba. Il cacciatore ha avuto l’ordine dalla sua Regina in un’epoca storica in cui gli ordini del re avevano valore assoluto di uccidere un’innocente, e non esegue l’ordine perché non ci uccidono gli innocenti. Le regole etiche devono essere rigide, come le regole di sicurezza di una centrale nucleare o le regole di asepsi di una sala operatoria.
Silvana De Mari

Io mi chiamo Joseph
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