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Preghiera bambini in moschea gesto poco chiaro e poco rispettoso (Suor Monia Alfieri)

Suor Anna Monia è una suora estremamente concreta, da anni impegnata nei temi dell’istruzione, della libertà educativa, della parità scolastica e del diritto allo studio per tutti, con particolare attenzione ai più fragili e alle famiglie in difficoltà economica.
In merito al dibattito suscitato dalla visita di alcuni alunni di una scuola paritaria in una moschea — durante la quale si è svolto un momento di preghiera che ha visto anche bambini non musulmani inginocchiarsi rivolti verso La Mecca — ha espresso il proprio giudizio e molte riserve, sollevando interrogativi importanti sul rispetto delle diverse identità religiose e sulla coerenza educativa.

“In tutti gli ambiti di vita e di lavoro ma, soprattutto, nel mondo della scuola occorre chiarezza, di pensiero e di azione. Che dei bambini, dei ragazzi o dei giovani, accompagnati dai loro docenti, visitino una moschea trovo che la cosa sia azione comprensibile, soprattutto se la visita è inserita in un progetto di reciproca conoscenza tra comunità appartenenti a religioni diverse e abitanti lo stesso territorio. Una scelta condivisibile, dunque, nell’ottica dell’integrazione. Che, però, la visita comprenda un momento di preghiera ad Allah con tanto di foto postate su Facebook trovo che il tutto sia un gesto poco chiaro, poco onesto, poco rispettoso, di tutti.

La preghiera richiede fede, conoscenza dei contenuti, formazione. Se l’incontro doveva prevedere un momento di preghiera esso sarebbe dovuto avvenire secondo le modalità degli incontri interreligiosi, secondo il grande esempio degli incontri di Assisi. Diversamente tutto si traduce in un momento fine a se stesso, per nulla educativo. Non stiamo a scomodare il proselitismo, ragioniamo in un’ottica puramente educativa e, quindi umana. Giustamente, – aggiunge Suor Anna Monia Alfieri – lo stesso insegnamento della religione cattolica è condotto in un’ottica puramente culturale: i momenti di preghiera riguardano altri fronti e nulla hanno a che vedere con l’insegnamento della religione così come è pensato a scuola. Occorre davvero essere attenti e intellettualmente onesti, altrimenti tutto si riduce a polemica, a gesto divisivo ed eclatante, a favole di social. Ma non è questo il bene per i nostri giovani, non è questa la via da percorrere”
Suor Anna Monia

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