Proposte sull’educazione del network di circa 100 associazioni

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Staff Educazione – memo per l’avvio di un dialogo con il Ministero
Premesse
“Ditelo sui tetti” (Mt, 10,27) è un network di circa un centinaio di associazioni (allegato 1), che ha lo
scopo di dare voce ad un giudizio comune sulle dinamiche normative e latu sensu “pubbliche” che
incidono sulla concezione dell’umano. Nel pieno rispetto della ricchezza associativa e della peculiarità
di ciascuna associazione, si propone di operare in un ambito pre-politico, quando appaia utile, per una
maggiore efficacia, promuovere congiuntamente posizioni pubbliche in un dialogo aperto con player
culturali e con decisori politici. Il network cura e aggiorna, a tale scopo, un’agenda pubblica
(www.suitetti.org) di 65 obiettivi concreti e 10 priorità, suggeriti da una visione della società basata
sulla centralità della persona, che, in ogni circostanza, abbia valore assoluto. L’agenda è un tentativo
in progress di declinare la sussidiarietà in tutti i settori della vita civile (vita, famiglia, scuola, giustizia,
sanità, welfare, ambiente, diritti). Tali contenuti sono stati discussi e proposti, dal 2019, in circa 50
incontri pubblici in tutta Italia, attraverso i quali il network ha coinvolto e collaborato con centinaia di
personalità della cultura, del diritto, della medicina, del no profit, dell’episcopato, che hanno anche
favorito la pubblicazione di 5 libri.
In tale contesto, nell’intento di dare il nostro modesto contributo per una scuola più moderna ed
efficiente, ci permettiamo di presentare alcune urgenze da tempo evidenziate dalle nostre
associazioni che, a diverso titolo, hanno a cuore la questione educativa.
Apprezziamo la visione di scuola espressa dal Ministro nei suoi interventi pubblici, ci auguriamo sia il
preludio alla costruzione di un nuovo modello di alleanza educativa scuola-famiglia, che superi
l’approccio cautelativo o rivendicativo, per assumere forme di cooperazione costruttive e
lungimiranti, al fine di garantire il benessere degli studenti e la sana sinergia tra le agenzie educative
che contribuiscono alla loro formazione. Crediamo che una scuola davvero inclusiva parta da
un’alleanza educativa non formale, che superi le dichiarazioni d’intenti dei patti scuola-famiglia, per
renderli effettivi documenti operativi, che impegnino reciprocamente i soggetti firmatari ad una
responsabilità condivisa.
Il mondo delle scuole paritarie può essere un modello, perché ha proprio come presupposto il
rapporto di fiducia reciproca tra istituzione scolastica, genitori e studenti.
La libertà di scelta educativa è elemento cardine di una società pluralista e democratica, in cui le
famiglie possano esercitare le scelte che ritengono più adeguate seguendo le inclinazioni e aspirazioni
dei figli, come prevede la Costituzione (artt.30 e 31) e come riconoscono norme di diritto
internazionale (Dichiarazione universale dei diritti umani art. 26, Dichiarazione dei diritti del Fanciullo
art 14). Purtroppo molte aree del nostro paese sono sprovviste di scuole paritarie di ogni ordine e
grado.
Apprezziamo l’attenzione dimostrata dal Ministro verso le scuole paritarie. Occorre ora attivare
interventi di sistema che tengano conto, con le dovute differenze, della presenza nella scuola
pubblica con pari dignità di istituti statali e non statali, come avviene in altri paesi europei e come
peraltro scandito in Italia dalla stessa “legge Berlinguer”. Per rendere effettiva la libertà di scelta
educativa delle famiglie, che, a causa di veti ideologici e miopia politica, non è mai stata in concreto
attuata, è opportuno avviare con gradualità la piena applicazione della citata Legge 62 del 2000. Ogni
qualvolta che si promulgano leggi o si pubblicano dispositivi di spesa a vantaggio del sistema
scuola, lo si faccia non solo nell’ottica della scuola statale, ma anche della presenza nei territori
delle scuole non statali parificate, che sono a ogni effetto da considerarsi “pubbliche” per il servizio
reso e per le quali il troppo spesso trascurato comma 4 dell’art. 33 della Costituzione, prevede che
che “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve
assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli
alunni delle scuole statali”.


Focus culturali e antropologici ritenuti prioritari.
1. Ridare centralità al rapporto scuola-famiglia.
Riteniamo che porre il baricentro culturale in una nuova relazione fra scuola e famiglia sia
conveniente per l’intera società. Sono necessarie nuove forme di dialogo e collaborazione che non
si esauriscano nei consueti appuntamenti istituzionali di “ricevimento”, al fine di:
– favorire una gestione più attenta e condivisa delle problematiche, laddove sorgano, evitando
approcci standardizzati incapaci di cogliere il proprium di ogni studente;
– consentire di arginare la trattazione di tematiche sensibili che sovente introducono concezioni
culturali non facenti parte di un patrimonio valoriale condiviso, diffondendo negli istituti
ideologie di riduzione antropologica, quali il gender, le carriere alias et similia (Linee guida
nazionali art.1 comma 16 L.107/2015) ;
– limitare il proliferare di proposte che, nei fatti, bypassando lo strumento del Consenso
informato preventivo (Nota 6 luglio 2015 AOODGSIP 4321), veicolano contenuti diversi da
quelli prospettati nei generici progetti su bullismo, parità di genere o Agenda 2030, anche
attraverso il nuovo insegnamento dell’Educazione civica.

2. Rapporti studenti/docenti.
a) Recenti episodi di cronaca rendono evidente il crescente livello di aggressività nei rapporti
interpersonali tra ragazzi e nei confronti dei docenti, effetto anche di una carenza di educazione al
rispetto, nonché di uno scollamento nella relazione scuola e famiglia.
Si ritiene che un simile fenomeno sia effetto anche della mancanza di sistematizzazione di un lavoro
che impegni ciascuno, nel rispetto dei propri ruoli, a una presa in carico condivisa del disagio dei
ragazzi, che dovrebbe tradursi nella pratica virtuosa di interventi misurati e condivisi nella vita degli
studenti. Si tratta di una esigenza sempre più avvertibile nell’ambiente scolastico, in quanto a volte
la scuola deve sopperire da sola alla mancanza di adeguate condizioni familiari, ed è perciò necessario
che sia messa in grado di affrontare il crescente disagio degli studenti con risorse umane e
professionali adeguate.
b) Si ritiene in questo senso importante l’investimento 1.4 del PNRR, che, quando entrerà a regime,
impatterà in maniera significativa sul sostegno al disagio giovanile e sulla prevenzione della
dispersione scolastica, cosicché le azioni di mentoring previste potranno garantire un’attenzionewww.suitetti.org – segreteria@suitetti.org
nuova ai bisogni degli studenti. Si evidenzia però il limite di avere come unico strumento di
individuazione del disagio i risultati nelle prove INVALSI.
Tuttavia, l’impianto originario del PNRR era viziato dal grave errore di aver escluso le scuole
paritarie, creando un’ingiusta disparità tra scuole pubbliche e privando i giovani di valide
alternative nell’offerta formativa, specialmente per i figli di famiglie svantaggiate.
Si tratta, purtroppo, di refrain pressoché costante nelle politiche scolastiche. Ad esempio, quando il
Piano Scuola 4.0 ha previsto una distribuzione di risorse alle scuole, le paritarie sono state escluse,
così come accaduto per i sostegni all’innovazione didattica o per recupero dell’aumento dei costi
energetici. Persino quando intervennero i finanziamenti al sistema scolastico per l’emergenza
pandemica, le paritarie vennero pretermesse e solo l’iniziativa del network “Ditelo Sui tetti”, che ha
coinvolto in due seminari tutti i gruppi parlamentari (ad eccezione di uno …), ha consentito di ridurre
quella inaccettabile discriminazione.
c) Per questo, apprezziamo con particolare convinzione il cambio di rotta che sta proponendo il
Ministro Valditara, per garantire anche alle scuole pubbliche non statali l’accesso ai fondi del PNRR,
e attendiamo con fiducia i bandi che rendano effettiva questa grande opportunità, rischiando
altrimenti di condannare tali scuole all’arretratezza, alla chiusura o all’aumento di rette con il risultato
di far sopravvivere solo scuole d’élites.

3. Ancora a proposito di scuole pubbliche paritarie.
a) Il sistema delle scuole pubbliche non statali, dopo la grave crisi del periodo pandemico, che ha
visto la chiusura di centinaia di istituti, rischia ora di essere schiacciato dalla richiesta dell’UE del
pagamento dell’IMU.
In tal senso, è stato provvidenziale l’intervento del Ministero che ha previsto una deroga per decreto,
e sarebbe opportuno che tale misura fosse stabilizzata attraverso una legge ordinaria.
b) Si ritiene, poi, giunto il tempo di proporre al Paese misure strutturali contro la discriminazione
verso le famiglie e i giovani che rivendicano la libertà educativa.
In tal senso, affinché la libertà di scelta educativa non resti uno slogan, lo Stato preveda per le
famiglie che scelgono per i figli scuole non statali un credito/contributo di istruzione pari ad almeno
la 70% di quanto lo Stato stesso spende pro studente, in base al costo standard di sostenibilità. Tale
contributo può anche configurarsi come somma di interventi ripartiti tra Stato ed enti locali fino a
coprire l’intero costo standard, prevedendo una gradualità di interventi di sostegno a partire dalle
famiglie meno abbienti.
Si tratta, in altri termini, di riconoscere in capo alla famiglia una sorte di “dote scuola” per ogni figlio,
che comporterà l’assegnazione del relativo valore finanziario all’istituto paritario prescelto, nel caso
la scelta della famiglia si diriga in tale direzione.
Alternativamente, ma solo in sede secondaria, si dovrebbe consentire una radicale deduzione
dall’imponibile delle spese sostenute per le rette scolastiche ovvero si potrà eventualmente
comporre un sistema misto fra “dote scuola” e deduzione integrale (ovvero significativa detrazione)
delle rette, modulato sulla base della capacità fiscale di ciascuna famiglia.
Tale nuovo modello può essere avviato dalla fascia 0/6 anni, come era stato previsto dal Family Act,
anche profittando dell’urgenza di definire e pubblicare i decreti attuativi del Family Act che
prevedano di avviare la concreta parità nel settore 0-6 anni.
c) Una effettiva parità nel sistema della scuola pubblica passa anche attraverso l’equiparazione delle
carriere degli insegnanti. Le paritarie hanno, infatti, necessità di contare su personale stabile, mentrewww.suitetti.org – segreteria@suitetti.org
la fuga verso la più sicura scuola statale è un fattore di costante destabilizzazione e indebolimento
delle stesse.
Quindi, ai docenti precari con 36 mesi di servizio che lavorano nella scuola paritaria sia concessa
almeno analoga opportunità agevolata data ai docenti statali di acquisire il titolo di abilitazione, che
permetta loro di avere un contratto a tempo indeterminato, questione fondamentale non solo dal
punto di vista professionale, ma anche da quello della giustizia sociale.
Si individuino, poi, subito percorsi abilitanti che riconoscano il servizio nelle scuole paritarie,
riconoscendo la progressione dell’anzianità di servizio con le premialità proprie di tutta la classe
docente.

4. Sull’autonomia.
a) Per migliorare il sistema scolastico nazionale e combattere la dispersione, occorre individuare
criteri e dare avvio a procedure per l’attuazione della piena autonomia scolastica, in tutte le scuole
pubbliche, statali e paritarie. Questo non significa attribuire al dirigente il ruolo di “uomo solo al
comando”, ma introduce la possibilità che, pur mantenendo il pieno valore degli organi collegiali e
della partecipazione attiva delle componenti scolastiche, le scuole siano dotate di strumenti idonei
a garantire flessibilità e personalizzazione dei percorsi di offerta formativa, per meglio rispondere
alle esigenze degli studenti e del territorio in cui sono collocate.
b) Peraltro, nel caso delle scuole paritarie, si dovrebbero addirittura espressamente richiedere e
premiare le prospettazioni di originalità culturali, ovviamente nel rispetto dei parametri di base della
scuola italiana.
c) I Dirigenti scolastici siano sottoposti al termine del mandato triennale alla valutazione del merito
tenendo conto non solo di criteri efficientistici, ma anche del livello di benessere del corpo docente,
degli studenti, del personale ATA.

5. Sull’inclusione
a) Per quanto riguarda le scuole statali, è urgente semplificare le procedure burocratiche per
consentire ai docenti di impiegare maggiori energie e tempo nella cura degli aspetti didattici.
A tale proposito, le nuove misure sull’inclusione, previste dal decreto 182/2020, hanno appesantito
le incombenze burocratiche sulla scuola, senza portare i benefici che il nuovo PEI avrebbe consentito,
se ci fosse stata una reale concertazione interministeriale.
In particolare, occorre: rivedere tempi e modalità delle procedure, al fine di garantire per gli studenti
con disabilità un’adeguata presa in carico concertata fra tutti i soggetti coinvolti nel progetto di vita
dello studente; avviare un effettivo approccio interministeriale per far dialogare proficuamente
scuola e Servizi; superare l’impasse tra scuola e famiglia sull’esonero dalle discipline per il
conseguimento del titolo di studio, attraverso percorsi personalizzati regolari che prevedendo
materie opzionali; rendere flessibile il numero dei GLO, affinché siano vissuti come occasione di
lavoro e non mera incombenza burocratica.
b) È fondamentale che il docente specializzato abbia titolo idoneo che garantisca un’adeguata
preparazione, anche consentendo un monte ore di servizio più elevato ai docenti abilitati, ma non sia
sostituito nella sua funzione da personale non qualificato, nel rispetto del diritto allo studio degli
studenti con disabilità, della professionalità del lavoratore, delle legittime aspettative della famiglia.

6. Flessibilità e merito
a) Resta prioritario il tema della remunerazione adeguata dei docenti e della possibilità di
avanzamenti di carriera nel corso della vita lavorativa. Questo servirà ad incentivare la motivazione
dei lavoratori e a riconoscere il merito, l’impegno e la competenza professionale maturata dai
lavoratori. Si attendono a riguardo le misure sui docenti tutor e il chiarimento sulla loro funzione.
b) Credere nell’autonomia significa non pensare a questa dimensione solo sotto un profilo
amministrativo, ma soprattutto come volano per trasformare la scuola italiana, disincagliarla dalle
secche di un vetusto e infecondo approccio “enciclopedico” e portarla alla vivezza di un luogo che
sappia cogliere e valorizzare i talenti di ciascuno. Guardiamo con favore a ipotesi di nuovi percorsi
scolastici, che partano dalla centralità delle sensibilità, inclinazioni, doti (cioè “ talenti”) di ogni
studente), favorendo modalità didattiche diversificate e innovative, sia attraverso le nuove
tecnologie, che attraverso relazioni, al fine di rendere i giovani più consapevoli della realtà circostante
e li preparino all’inserimento nel mondo adulto e lavorativo.
c) è necessario favorire l’internazionalizzazione delle scuole, per uscire dall’autoreferenzialità ad
ogni livello. Docenti e studenti devono potersi confrontare con diversi modelli educativi.

In sintesi chiediamo
1. migliorare il Patto di corresponsabilità educativa, quale strumento per personalizzare gli interventi
educativi attraverso una fattiva collaborazione tra docenti, genitori e alunno.
2. riconoscimento alle famiglie di “doti scuola” parametrate sul costo-medio-studente, almeno per
coprire il costo delle rette relative alla frequenza delle scuole paritarie, prioritariamente per le
famiglie più vulnerabili; in subordine o medio tempore, introdurre la completa deducibilità delle
rette ovvero una significativa detrazione delle stesse o un sistema misto fra “dote scuola” e
deducibilità/detraibilità in base alla capacità fiscale;
3. La concreta equiparazione delle scuole statali e paritarie che compongono il sistema scuola pubblica:
nell’immediato, garantire a tutte l’accesso ai fondi del PNRR attraverso l’emanazione di bandi e
stabilizzare con legge ordinaria dell’esenzione dall’IMU per le scuole non statali, nonché disporre
normativamente l’equiparazione delle carriere per gli insegnanti delle scuole paritarie;
4. Intervenire con una comunicazione alle scuole per ricordare che i temi dell’identità personale sono
di esclusiva competenza del legislatore e non di ciascun istituto, impedire l’attivazione di carriere
alias, affinché le scuole, nel rispetto dell’autonomia, non eccedano rispetto alle loro competenze.
5. Rivedere le procedure sull’inclusione ex DPR 182/2020
Il network “Ditelo sui Tetti” mette a disposizione del Ministro la ricchezza di competenze offerta delle
associazioni che lo compongono per ogni forma di interlocuzione sui temi indicati e la sua funzione
di think tank già offerta al Governo ad esempio sui temi delle cure palliative e care givers o temi
fiscali.
Si chiede, quindi, sulle tematiche accennate in narrativa l’attivazione di un confronto semestrale con
il Ministro, impegnandosi il network ad offrire a ciascuna cadenza un semilavorato per un più
concreto e puntuale dialogo con i decisori, nonché la partecipazione ai tavoli di coordinamento con
il mondo associativo scolastico.

Le leggi contro l’omotransfobia vanno contro la parità di genere

S.O.S. DONNA e PARTO SEGRETO