Per matrimonio forzato, secondo la definizione della Convenzione di Istanbul,si intende “l’atto intenzionale di costringere un adulto/a o un bambino/a a contrarre matrimonio… il fatto di attirare intenzionalmente con l’inganno un/una adulto/a o un bambino/a sul territorio di una Parte o di uno Stato diverso da quello in cui risiede, allo scopo di costringerlo a contrarre matrimonio” (art. 37).
Il matrimonio forzato è una pratica che va oltre le frontiere di religione e di appartenenza culturale e anche oltre le barriere di classe o di casta, colpendo in ugual modo donne giovani o giovanissime. L’età delle vittime va nella maggioranza dei casi dai 13 ai 30 anni.
Quello che ragazze e giovani donne possono subire, sia nei paesi d’origine sia sul territorio italiano, si manifesta in forma di violenza domestica: violenza fisica e sessuale ma anche violenze verbali, segregazione, pressione mentale e sociale a cominciare dal ricatto affettivo; limitazioni nella vita quotidiana che colpiscono la libertà di movimento o di abbigliamento, le scelte nel campo dell’istruzione e del lavoro.
Le vittime sono soggette ad abusi da parte dei familiari, dei parenti d’origine o acquisiti, dei fidanzati imposti. La pressione può venire inoltre tanto dalla famiglia d’origine quanto dall’intera “comunità” a cui la famiglia sente di appartenere e di dovere dare conto, in Italia o all’estero. Si tratta perlopiù di sottili condizionamenti che implicano una coercizione emotiva e sociale che le fa vivere in allarme e con un costante senso di colpa. È su di loro infatti che poggia interamente “l’onore” della famiglia e a volte quello dell’intera comunità.
Talora queste donne vengono fatte sposare per procura o dietro corresponsione di una dote, in uno scambio denaro/proprietà. Vi sono giovani e giovanissime costrette a sposare uomini molto più grandi o comunque non adatti, con lo scopo di elevare lo status sociale della famiglia o talvolta per sbarazzarsi di ragazze giudicate ribelli. Tutto in nome dell’onore familiare, che può arrivare fino a giustificare la commissione di delitti contro chi non accetta queste imposizioni.
Non esistono in Italia statistiche ufficiali che evidenzino le proporzioni del problema. Anche dove si raccolgono i dati relativi alla violenza domestica o agli abusi sulle minori, i casi di matrimonio forzato o di altre pratiche dannose o discriminatorie sono raramente individuati e comunque non vengono classificati in una categoria specifica. Eppure molte di queste vicende si presentano nell’ambito di problematiche che coinvolgono agenzie sia educative che sanitarie.
APPROFONDISCI : La legislazione italiana sui matrimoni forzati
Fonte: “Linee guida per il riconoscimento precoce delle vittime di mutilazioni genitali femminili o altre pratiche dannose” – Associazione Trama di Terre