Come parliamo ai nostri figli?

Come parliamo ai nostri figli?
Valgono per loro le stesse regole che valgono per noi.
Hai fatto una cosa stupida: va bene.
Hai fatto una cosa molto stupida: va ancora bene.
Hai fatto una vera idiozia: va ancora bene, ma a patto che abbia fatto qualcosa di grave, che abbia messo a rischio o danneggiato seriamente se stesso o altri, che abbia messo a rischio o danneggiato beni suoi o altrui, cose che giustamente sono “beni”, perché è un bene possederli e, quindi, è un male danneggiarli.
Sei uno stupido: è una frase che non dovremmo pronunciare mai. È sull’identità, non sul comportamento.
Sei uno sciocco, sei un irresponsabile, sei un incapace come tuo padre, sei idiota come tua madre, sono macigni. I figli tendono ad essere come noi li vediamo.
Se li volevamo “perfetti”, qualunque sia la nostra definizione di questa parola, dato che loro non lo sono, non possono esserlo, non è umanamente possibile che lo siano, terremo l’attenzione concentrata sulle loro mancanze, quello che manca all’assoluta perfezione, passeremo il tempo a sottolinearle e loro aumenteranno. La nostra attenzione è acqua e fertilizzante: questa regola, che non sarà mai ripetuta abbastanza, è valida per ogni aspetto della nostra vita, ma più che mai per i nostri figli. La severità deve esserci nell’educazione, l’amore non basta, ma deve essere severità giusta.
Hai fatto una cosa sbagliata , non “sei scemo”.
Severità giusta e allegria non sono in contraddizione.
Rispetto e autorevolezza vanno insieme.
La severità giusta, il rispetto delle regole, rendono più forti l’autostima, la severità aggressiva la annienta.
Decidiamo una volta per tutte di riempire di acqua e fertilizzante i pomodori e le dalie. Se l’acqua e il fertilizzante li abbiamo sistematicamente messi su ortica e gramigna, non chiediamoci perché ci abbiano invaso l’orto.
Un punto fondamentale da chiarire nel capitolo sull’intelligenza emozionale è quanto sia grave, quanti danni faccia aggredire o ingiuriare il proprio coniuge.
Solo i deficienti sposano i cretini. Solo gli imbecilli si mettono con gli idioti.
Il nostro coniuge, amante, convivente lo abbiamo scelto noi. Se abbiamo scelto uno stupido, noi non siamo stati delle aquile. Insultando lui/lei, non ci facciamo una gran figura e – soprattutto – segnaliamo anche al nostro io inconscio la nostra mancanza di valore, e il nostro inconscio regolerà tutto il sistema verso il basso, spampanando la nostra fede in noi stessi e le nostre potenzialità in pulviscolo e sabbia.
Offendendo il coniuge, o l’ex coniuge, sempre, offendiamo i nostri figli. Essere figli di un uomo e di una donna di valore, è un orgoglio per un figlio. Latrando insulti, questo orgoglio lo distruggiamo.
Ma soprattutto offendendo il nostro coniuge, o il nostro ex, lo rendiamo peggiore. La nostra attenzione è acqua e fertilizzante. Ogni creatura umana è un insieme di cose positive e cose negative. Sottolineando quelle negative, anche solo nella nostra testa, le aumentiamo. La coscienza è un fenomeno interpersonale. Questa astrusa frase vuol dire che noi cambiamo a seconda di cosa pensano di noi le persone che ci circondano. Le persone con personalità molto forte, con pratiche di consapevolezza esercitate per anni, riescono a sottrarsi a questa regola. Tutti gli altri no. Se una donna latra a un uomo che è un irresponsabile, aumenta la sua irresponsabilità. Se un uomo urla a una donna che è inaffidabile, aumenta la sua inaffidabilità. In realtà nessun uomo è completamente irresponsabile e nessuna donna è completamente inaffidabile. Urlando insulti aumentiamo le caratteristiche negative dell’altro. Anche solo se gli insulti li mormoriamo. Anche solo se li pensiamo nella nostra testa, perché trasmetteremo il concetto con linguaggio non verbale.
Se siamo separati ricordiamoci che abbiamo già fatto abbastanza danni ai nostri figli. Se abbiamo affidato un nostro figlio all’altro genitore, pensiamoci dieci volte prima di elencare i suoi difetti, perché quando li elenchiamo stiamo dicendo che abbiamo lasciato nostro figlio nelle mani di un individuo pieno di difetti, il che non depone a favore del nostro amore genitoriale: nostro figlio ne sarà devastato.
                                                                   (Silvana de Mari)

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