Come si è formata la Sindone

SINDONE
Di Giuseppe Enrie, 1931 – From the Hebrew Wikipedia. Original file is/was here. (Original upload log available below.), Pubblico dominio, Collegamento

La Sindone è sempre al centro dell’attenzione internazionale, essendo la reliquia piu’ studiata al mondo.
Tra gli studi piu’ interessanti vi sono quelli dell’Enea e dello STURP.

Le indagini dello STURP

Negli anni ’80, il gruppo di scienziati statunitensi STURP (Shroud of Turin Research Project) condusse una serie di esami sulla Sindone tra l’8 e il 13 ottobre 1978, utilizzando spettroscopia nel visibile e nell’ultravioletto per riflettanza e fluorescenza, spettroscopia ai raggi X e IR, spettroscopia di massa, termografia infrarossa, radiografia e altre tecniche avanzate.

Le analisi confermarono l’assenza di pigmenti e coloranti sul lenzuolo e dimostrarono che l’immagine corporea è assente al di sotto delle macchie ematiche, indicando che si è formata successivamente a esse. Si accertò inoltre che l’immagine è dovuta a un’ossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto, con formazione di gruppi carbonilici coniugati. Questa alterazione è estremamente superficiale, con una profondità di circa un millesimo di millimetro.

I principali risultati dello STURP relativi allo studio dell’immagine sono:

  • Le analisi spettroscopiche, di fluorescenza, raggi X, termografia, spettrometria Raman e test microchimici hanno dimostrato che l’immagine non è dipinta, stampata, strinata da un bassorilievo caldo né ottenuta per strofinamento su una scultura.
  • Il colore è causato da un’ossidazione, disidratazione e coniugazione della cellulosa delle fibrille di lino. Le fibrille nelle zone con immagine mostrano un invecchiamento accelerato rispetto a quelle nelle aree prive di immagine.
  • L’immagine presenta una retinatura: la sfumatura del colore non dipende dalla variazione cromatica delle fibrille adiacenti, ma dal numero di fibrille colorate per unità di superficie, più rade nelle zone chiare e più dense nelle zone scure.
  • La colorazione contiene informazioni tridimensionali del corpo. Associando un valore di altezza proporzionale all’intensità cromatica delle varie zone, si ottiene una riproduzione tridimensionale proporzionata di un corpo umano. Con immagini fotografiche tradizionali, il risultato è irregolare e sproporzionato.
  • Il colore è limitato a uno strato sottilissimo della parete esterna delle fibrille di lino, con una profondità di circa 200 nanometri (un quinto di millesimo di millimetro). Questo tipo di colorazione è impossibile da ottenere con tecniche pittoriche convenzionali o con il riscaldamento di una statua o un bassorilievo a contatto con il tessuto.
  • Le macchie rossastre sulla Sindone contengono sostanze tipiche del sangue umano. Tuttavia, una revisione critica degli studi condotti negli anni ’80 dallo STURP e dal prof. Baima Bollone suggerisce che non vi è certezza assoluta sulla specie del sangue, rendendo necessarie ulteriori analisi.
  • Nei campioni analizzati, l’immagine non è presente sotto le macchie di sangue, suggerendo che il sangue potrebbe aver schermato le fibrille dal processo che ha generato l’immagine corporea.

Lo STURP concluse: «L’immagine sulla Sindone è quella di un uomo flagellato e crocifisso. Non è il prodotto di un artista. Le macchie di sangue sono composte di emoglobina e hanno dato esito positivo per il test di albumina sierica. L’immagine è un mistero».

Gli studi del Centro Enea

Nel 2005, un rapporto tecnico del Centro ENEA di Frascati riportò l’avvio di uno studio che aveva l’obiettivo di riprodurre su tessuti di lino una colorazione simile a quella dell’immagine sindonica.

Utilizzando un laser eccimero che emetteva nel lontano ultravioletto, gli studiosi ottennero risultati che riproducevano l’estrema superficialità della colorazione, la mancanza di fluorescenza, l’assenza di colorazione al di sotto delle macchie ematiche e la relazione inversamente proporzionale tra intensità della colorazione e distanza tra sorgente e telo.

Quegli studi, non spiegarono la formazione dell’immagine sindonica, ma contribuirono a migliorarne la comprensione. Il rapporto ENEA precisò: «Nessuno può ipotizzare che l’immagine della Sindone sia stata prodotta da lampi di luce ultravioletta emessa da un laser. I nostri risultati mostrano che il laser eccimero è un potente strumento per simulare i processi fisici e chimici che potrebbero aver causato la colorazione». E le difficoltà scientifiche e tecnologiche nel riprodurre l’immagine rendono «l’ipotesi di un falsario medioevale non ragionevole».

Entrambi gli studi di Enea e STURP hanno permesso di stabilire criteri scientifici precisi per valutare l’attendibilità dei tentativi di riproduzione dell’immagine. Tutte le teorie proposte fino a oggi si sono dimostrate incomplete: o non sono state accompagnate da verifiche sperimentali rigorose o hanno prodotto immagini con caratteristiche fisico-chimiche diverse da quelle della Sindone.
Ad oggi vi è certezza che nel medioevo nessuno avrebbe potuto riprodurla con tecniche del tempo, quindi non è un falso. Ancora non sappiamo come si sia prodotta l’immagine.

Paolo Botti

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