Molti, qui, non trovano la via del cristianesimo perché non ci sono uomini che si consacrino al santo ministero. Spesso un proposito mi sconvolge l’animo: andare nelle vostre Università e gridare come uomo che ha perduto il senno, specialmente a Parigi, alla Sorbona, dicendo a quanti hanno più scienza che buon volere, di usarla a miglior fine: quante anime non trovano salvezza e vanno all’inferno per la loro negligenza!
E se, con lo stesso impegno con cui si danno allo studio, riflettessero al conto che Dio, Nostro Signore, domanderà della loro scienza e delle abilità che ha loro dato, molti si scuoterebbero e cercherebbero di scoprire nel proprio intimo con i mezzi opportuni, con gli esercizi spirituali, la volontà divina, pronti a seguire Lei più che le proprie inclinazioni, dicendo: “Signore, eccomi! Cosa vuoi che io faccia? Mandami dove vuoi, anche fra gli indiani, se occorre!”
Quante più belle consolazioni raccoglierebbe la loro vita e quanta speranza nella Misericordia Divina all’ora della morte, sul punto di comparire dinanzi al tribunale da cui nessuno per nessuna ragione può sottrarsi! Io temo assai che molti, nelle università, studiano più per ottenere con la scienza posizioni e dignità, e decidono del loro avvenire secondo le loro inclinazioni; hanno gran paura che Dio voglia da loro una elezione diversa.
Ero sul punto di scrivere all’Università di Parigi, o almeno al Maestro de Cornibus e al Dottor Picardo, per dir loro quante migliaia di migliaia di pagani diverrebbero cristiani, se ci fossero Missionari, in modo che si diano premura di cercare e di favorire le persone che “non quaerunt quae sua sunt, sed quae Jesu Christi” (Fil 2,21). È tanta la moltitudine dei convertiti nella terra in cui mi trovo, che le mie braccia sono talora stanche di battezzare, la mia bocca stanca e incapace di più parlare a furia di ripetere tante volte il Credo, i Comandamenti ed altre istruzioni nella loro lingua…
San Francesco Saverio
Cocin, 15 gennaio 1544