Che cosa significa Evangelizzare?
Significa annunciare il Signore Gesù con parole ed azioni, cioè farsi strumento della Sua presenza e azione nel mondo. Il primario obiettivo dell’Evangelizzazione è dunque aiutare tutti a incontrare Cristo nella Fede. «Il fatto sociale e il Vangelo sono semplicemente inscindibili tra loro. Dove portiamo agli uomini soltanto conoscenze, abilità, capacità tecniche e strumenti, là portiamo troppo poco» (BENEDETTO XVI, Omelia durante la Santa Messa nella spianata della Neue Messe, 10 settembre 2006).
Questo incontro con Cristo coinvolge tutta la persona (intelligenza, volontà, sentimenti, attività e progetti) e ogni persona: destinataria dell’Evangelizzazione è tutta l’umanità.
“Vi è uno stile mariano nell’attività evangelizzatrice della Chiesa. Perché ogni volta che guardiamo Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto” (PAPA FRANCESCO, Evangelii Gaudium, n.288)
Perché Evangelizzare? Per vari e complementari motivi:
Per adempiere il comando di Cristo, che disse: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» (Mc 16, 15-16). «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Gv 20, 21; cfr. 17, 18). Questo comando di Cristo trova il suo fondamento e la sua giustificazione nel suo infinito amore per la salvezza eterna degli uomini. Afferma il decreto conciliare Ad Gentes: «La ragione dell’attività missionaria discende dalla volontà di Dio, il quale «vuole che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della verità. Vi è infatti un solo Dio, ed un solo mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo, uomo anche lui, che ha dato se stesso in riscatto per tutti» (1 Tm 2,4-6), «e non esiste in nessun altro salvezza» (At 4,12). È dunque necessario che tutti si convertano al Cristo conosciuto attraverso la predicazione della Chiesa, ed a lui e alla Chiesa, suo corpo, siano incorporati attraverso il battesimo» (n. 7);
Per seguire l’esempio degli Apostoli, i quali «mossi dallo Spirito, invitavano tutti a cambiare vita, a convertirsi e a ricevere il battesimo» (SAN GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 47). San Paolo ha ben evidenziato il motivo dell’annuncio cristiano: Il nostro unico vanto è nella croce del Signore Gesù Cristo, vita e salvezza e risurrezione per noi. Egli ci ha salvati e liberati (cfr. Gal 6, 14);
Per attuare un triplice amore: alla Parola di Dio, alla Chiesa e al mondo;
Per soddisfare il diritto di ogni persona: «Ogni persona ha il diritto di udire la “buona novella” di Dio che si rivela e si dona in Cristo, per attuare in pienezza la sua propria vocazione» (SAN GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 46). Si tratta di un diritto conferito dal Signore a ogni persona, per cui ogni uomo e ogni donna può veramente dire con San Paolo: Gesù Cristo «mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2, 20). Il cuore di ogni uomo anela, attende l’incontro con Cristo. A questo diritto corrisponde il dovere di evangelizzare: «Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16; cfr. Rm 10, 14). «Caritas Christi urget nos – l’amore del Cristo ci spinge» (2 Cor 5, 14) ad annunciare il Vangelo a tutti.
L’evangelizzazione – sottolinea PAPA FRANCESCO – “è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. Molti di loro cercano Dio segretamente, mossi dalla nostalgia del suo volto, anche in paesi di antica tradizione cristiana…Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo…e i cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno” (Discorso alla Famiglia Paolina, 27-11-2014);
per condividere con gli altri, nel rispetto e nel dialogo, i propri beni:
“L’accoglienza della Buona Novella nella Fede, spinge di per sé a tale comunicazione. La Verità, che salva la vita, accende il cuore di chi la riceve con un amore verso il prossimo, che muove la libertà a ridonare ciò che si è gratuitamente ricevuto (…) Di questi beni la Chiesa vuole fare partecipi tutti, affinché abbiano così la pienezza della verità e dei mezzi di salvezza, «per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8, 21). (…) Tale condivisione, caratteristica della vera amicizia, è un’occasione preziosa per la testimonianza e per l’annuncio cristiano” (Nota, 7-8)
per attuare una forma originale e indispensabile di servizio alla persona: “L’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all’intero genere umano, chiamati come sono a comunicare a tutti l’amore di Dio, che si è manifestato in pienezza nell’unico Redentore del mondo, Gesù Cristo” (BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti del Convegno internazionale in occasione del 40° anniversario del Decreto conciliare «Ad gentes», 11 marzo 2006). Afferma ancora BENEDETTO XVI (nel messaggio per la quaresima 2013): “Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che: spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana”;
per aiutare le persone in particolare ad uscire dalle varie forme di deserto in cui vivono: proprio per aiutare tali persone che si trovano nel «deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo, (…) la Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo, devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza» (BENEDETTO XVI,
Omelia durante la Santa Messa per l’inizio del Pontificato, 24 aprile 2005).
per attuare non solo un dovere ma anche un diritto irrinunciabile, espressione propria della libertà religiosa della persona, nonché del diritto della persona di ricercare la piena felicità. Il BEATO PAOLO VI era solito ripetere: “Il cristianesimo non è facile, ma felice”.
Si legga a questo riguardo anche la scheda: Perché è necessario annunciare Gesù Cristo?
Quali obiezioni si muovono all’Evangelizzazione?
L’Evangelizzazione è un attentato alla libertà della persona?
Occorre qui anzitutto ricordare che la libertà della persona:
è in stretto rapporto con la verità:
la libertà non è indifferenza, ma tensione alla verità, al bene (bonum et verum convertuntur: il bene e il vero coincidono). Il separare la libertà dalla verità è una delle espressioni «di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione» (BENEDETTO XVI, Discorso ai partecipanti del Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma su «Famiglia e Comunità cristiana: formazione della persona e trasmissione della Fede», 2005);
il negare che esista la possibilità di conoscere la verità, e/o che la verità non abbia un “carattere esclusivo, partendo dal presupposto che essa si manifesta in modo uguale in dottrine diverse, persino contraddittorie tra di loro” (SAN GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Fides et ratio, n. 5) fa perdere all’uomo “ciò che in modo unico può avvincere la sua intelligenza ed affascinare il suo cuore” (Nota, 4). • Ha bisogno, nella ricerca della verità, dell’aiuto di altri:
L’uomo «fin dalla nascita, si trova immerso in varie tradizioni, dalle quali riceve non soltanto il linguaggio e la formazione culturale, ma molteplici verità a cui, quasi istintivamente, crede. […] Nella vita di un uomo, le verità semplicemente credute rimangono più numerose di quelle che egli acquisisce mediante la personale verifica» (SAN GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Fides et ratio, n. 31);
la verità viene raggiunta anche affidandosi a coloro che possono garantire la certezza e l’autenticità della verità stessa: «La capacità e la scelta di affidare se stessi e la propria vita a un’altra persona costituiscono certamente uno degli atti antropologicamente più significativi ed espressivi» (op. cit., n. 33).
Il Concilio Vaticano II, dopo aver affermato il dovere e il diritto di ogni uomo di cercare la verità in materia religiosa, aggiunge: «La verità poi va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana, e alla sua natura sociale, cioè con una ricerca libera, con l’aiuto del Magistero o dell’insegnamento, della comunicazione e del dialogo, con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità, gli uni espongono agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta». In ogni caso, la verità «non si impone che in forza della stessa verità» (CONCILIO VATICANO II, Dich. Dignitatis humanae, 3 e 1).
«Perciò, sollecitare onestamente l’intelligenza e la libertà di una persona all’incontro con Cristo e con il suo Vangelo non è una indebita intromissione nei suoi confronti, bensì una legittima offerta ed un servizio che può rendere più fecondi i rapporti fra gli uomini. (…) La piena adesione a Cristo, che è la Verità, e l’ingresso nella sua Chiesa non diminuiscono, ma esaltano la libertà umana e la protendono verso il suo compimento, in un amore gratuito e colmo di premura per il bene di tutti gli uomini» (Nota, 5. 7).
Poiché il non-cristiano si può salvare, l’Evangelizzazione è allora inutile?
«Sebbene i non-cristiani possano salvarsi mediante la grazia che Dio dona attraverso «vie a Lui note» (Ad gentes, 7), la Chiesa non può non tener conto del fatto che ad essi manca un grandissimo bene in questo mondo: conoscere il vero volto di Dio e l’amicizia con Gesù Cristo, il Dio-con-noi. Infatti, «non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui» (BENEDETTO XVI, Omelia durante la Santa Messa per l’inizio del Pontificato, 24 aprile 2005). Per ogni uomo è un grande bene la rivelazione delle verità fondamentali su Dio, su se stesso e sul mondo; mentre vivere nell’oscurità, senza la verità circa le ultime questioni, è un male, spesso all’origine di sofferenze e di schiavitù talvolta drammatiche. Ecco perché San Paolo non esita a descrivere la conversione alla Fede cristiana come una liberazione «dal regno delle tenebre» ed un ingresso «nel regno del Figlio prediletto, nel quale abbiamo la redenzione e la remissione dei peccati» (Col 1, 13-14)» (Nota, 7).
3) Evangelizzare esprime intolleranza? È forse un pericolo per la pace?
“Chi ragiona così, ignora che la pienezza del dono di verità che Dio fa, rivelandosi all’uomo, rispetta quella libertà che Egli stesso crea come tratto indelebile della natura umana: una libertà che non è indifferenza, ma tensione al bene. Tale rispetto è un’esigenza della stessa Fede cattolica e della carità di Cristo, un costitutivo dell’Evangelizzazione e, quindi, un bene da promuovere in modo inseparabile dall’impegno a far conoscere e abbracciare liberamente la pienezza di salvezza che Dio offre all’uomo nella Chiesa” (Nota, 10).
Non possiamo sottacere che Cristo «è la nostra pace» (Ef 2,14). Infatti, “Cristo ha unificato tutto in Sé:
• cielo e terra, • Dio e uomo, • tempo ed eternità, • carne e spirito, • persona e società” (PAPA FRANCESCO, Evangelii gaudium, n. 229).
Come avviene l’Evangelizzazione?
L’Evangelizzazione avviene: • Nel rispetto della libertà della persona: «La Chiesa proibisce severamente di costringere o di indurre e attirare qualcuno con inopportuni raggiri ad abbracciare la Fede, allo stesso modo che rivendica energicamente il diritto che nessuno con ingiuste vessazioni sia distolto dalla Fede stessa» (Ad gentes, 13). «Fin dagli inizi della Chiesa, i discepoli di Cristo si sono adoperati per convertire gli uomini a confessare Cristo Signore, non con una azione coercitiva né con artifizi indegni del Vangelo, ma anzitutto con la forza della Parola di Dio» (Dignitatis humanae, 11). Occorre «annunciare il Vangelo con mitezza e fermezza, senza arroganza o imposizione» (PAPA FRANCESCO, Angelus, 8-1-2017); • Mediante la predicazione privata e pubblica del Vangelo, e anche mediante la realizzazione di opere di pubblica rilevanza; • Per mezzo della parola e della testimonianza di vita, le quali vanno insieme. “Affinché la luce della verità sia irradiata a tutti gli uomini, è necessaria anzitutto la testimonianza della santità. Se la parola è smentita dalla condotta, difficilmente viene accolta. Ma neppure basta la sola testimonianza, perché «anche la più bella testimonianza si rivelerà a lungo impotente, se non è illuminata, giustificata — ciò che Pietro chiamava “dare le ragioni della propria speranza” (1 Pt 3, 15) — ed esplicitata da un annuncio chiaro e inequivocabile del Signore Gesù» (Evangelii nuntiandi, 22); • Con la fiducia nella potenza dello Spirito Santo e della stessa verità proclamata;
Nel dono di sé fino al martirio: “Proprio il martirio dà credibilità ai testimoni, che non
cercano potere o guadagno, ma donano la propria vita per Cristo. Essi manifestano al mondo la
forza inerme e colma di amore per gli uomini che viene donata a chi segue Cristo fino al dono
totale della sua esistenza. Così, i cristiani, dagli albori del cristianesimo fino ai nostri giorni,
hanno subito persecuzioni a motivo del Vangelo, come Gesù aveva preannunziato: «Se hanno
perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15, 20)” (Nota, 8).
A chi tocca Evangelizzare?
Ad ogni cristiano. “Le parole di Gesù, «andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare
tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28, 19-20), interpellano tutti nella Chiesa, ciascuno secondo
la propria vocazione (…) Chi annuncia il Vangelo partecipa alla carità di Cristo, che ci ha amati
e ha donato se stesso per noi (cfr. Ef 5, 2), è suo ambasciatore e supplica in nome di Cristo:
lasciatevi riconciliare con Dio! (cfr. 2 Cor 5, 20). Una carità che è espressione di quella
gratitudine che si effonde dal cuore umano quando si apre all’amore donato da Gesù Cristo”
(Nota, 10-11).
In quale modo l’Evangelizzazione arricchisce la stessa Chiesa?
Annunciando Gesù Cristo a ogni persona situata nel proprio contesto socio-culturale, la
Chiesa:
- assume in Cristo le innumerevoli ricchezze degli uomini di tutti i tempi e luoghi della
storia umana (cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Slavorum apostoli, n. 18); - “si arricchisce di espressioni e valori nei vari settori della vita cristiana;
- conosce ed esprime ancor meglio il mistero di Cristo, mentre viene stimolata a un
continuo rinnovamento” (GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Redemptoris missio, n. 52); - scopre ed esplicita meglio potenzialità del Vangelo, poco conosciute ed esplicitate in
precedenza; e in tal modo la «tradizione, che viene dagli Apostoli, progredisce nella
Chiesa con l’assistenza dello Spirito Santo» (CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm.
Dei Verbum, n. 8).
“Prosegue così nella storia, nell’unità di una medesima ed unica Fede, l’evento della
Pentecoste, che si arricchisce attraverso la diversità dei linguaggi e delle culture” (Nota, 6).
“L’incorporazione di nuovi membri alla Chiesa non è l’estensione di un gruppo di potere, ma
l’ingresso nella rete di amicizia con Cristo, che collega cielo e terra, continenti ed epoche
diverse” (Nota, 9).
L’Evangelizzazione va rivolta anche ai cristiani non-cattolici?
Una tale Evangelizzazione (che è chiamata Ecumenismo), da parte di ogni cristiano-cattolico,
comporta:
- un vero rispetto nei confronti del fratello separato, in particolare verso la sua libertà, la
sua tradizione e la sua ricchezza spirituale; - preghiera, penitenza, studio;
- testimonianza e annuncio pieno della propria Fede;
- un sincero spirito di cooperazione, nel campo tecnico e sociale, come in quello
religioso e culturale; - “un dialogo rispettoso della carità e della verità: un dialogo che non è soltanto uno
scambio di idee ma di doni, affinché si possa offrire loro la pienezza dei mezzi di salvezza”
(Nota, 12). Un ecumenismo dunque della verità e della carità: le due sono intimamente unite. (Si
veda a questo riguardo anche l’altra scheda: Ecumenismo).
“Va notato che se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità
cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come
opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione. In questo
caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine” (Nota, 12).
NB: per approfondire l’argomento, si leggano i seguenti documenti pontifici:
- CONCILIO VATICANO II, Cost. dogm. Dei Verbum; Dich. Dignitatis humanae; Decr. Ad
gentes; Cost. past. Gaudium et spes; Decr. Unitatis redintegratio; - PAOLO VI, Es. Ap. Evangelii nuntiandi (8 dicembre 1975);
- GIOVANNI PAOLO II, Lett. Enc. Slavorum apostoli (2 giugno 1985); Lett. Enc. Redemptoris
missio (7 dicembre 1990); Lett. Enc. Ut unum sint (25 maggio 1995); - BENEDETTO XVI, Omelia durante la Santa Messa per l’inizio del Pontificato (24 aprile
2005); Lett. Enc. Deus caritas est (25 dicembre 2005); - CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE (CDF): Dich. Dominus Iesus (6
agosto 2000); Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’Evangelizzazione (3 dicembre 2007) (abbr.
Nota).
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