Dio, nostro Signore, sa quanto maggior conforto avrebbe la mia anima se io potessi vedervi, anziché scrivervi questa lettera che è così incerta di giungere fino a voi nel suo lunghissimo viaggio per Roma! Ma poiché è Iddio che ci ha divisi da voi e portati in terre tanto lontane, mentre nell’amore e nello spirito tanto ci assomigliamo, la distanza fisica non rende disamorati e indifferenti coloro che si amano nel Signore: mi sembra che noi ci guardiamo a vicenda quasi di continuo, anche se non c’è dato conversare fraternamente come un giorno solevamo: perché riandare i ricordi di un tempo – ricordi così pieni di Cristo – ha virtù di supplire in qualche modo il beneficio della conoscenza sensibile. Io vivo in una continua ideale presenza con tutti i membri della Compagnia e sono i vostri continui dolci sacrifici, le devote preghiere che innalzate per me povero peccatore, che causano in me un senso sì vivo della vostra presenza.
Miei unici e carissimi fratelli in Cristo Gesù, voi scolpite nella mia anima un indelebile ricordo di voi; e se questo ricordo è grande, molto maggiore è quello che voi sempre avete per me. Dio, nostro Signore, vi conceda Lui il premio che per questo meritate! Io non posso ripagarvi che confessando umilmente la mia impotenza a contraccambiare il vostro amore, e insieme quell’intimo e vivo sentimento che io sento dei grandi obblighi che mi legano a tutti i membri della Compagnia.
San Francesco Saverio – Cocin, 27 gennaio 1545