La Quaresima (Martinelli – n.23)

È un periodo speciale dell’anno liturgico, in cui il popolo cristiano si prepara a celebrare il mistero della Pasqua.
Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Che cos’è la Quaresima?

È un periodo speciale dell’anno liturgico, in cui il popolo cristiano si prepara a celebrare il mistero della Pasqua.

La Quaresima è tempo favorevole per sostare con Maria SS.ma e San Giovanni, il discepolo prediletto, accanto a Cristo che sulla Croce consuma per l’intera umanità il sacrificio della sua vita (cfr Gv 19,25). È un tempo favorevole a “ricordare chi è il Creatore e chi la creatura, per spogliarci dalla pretesa di bastare a noi stessi, di essere i primi della classe, di pensare che con le nostre sole capacità possiamo essere protagonisti della vita e trasformare il mondo che ci circonda” (Papa FRANCESCO, Omelia, mercoledì delle Ceneri, 22-2-2023).

“Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto”: è tempo propizio per guardare con fiducia al costato trafitto di Gesù, da cui sgorgarono “sangue e acqua” (Gv 19,34)!

“La Quaresima sia per ogni cristiano una rinnovata esperienza dell’amore di Dio donatoci in Cristo, amore che ogni giorno dobbiamo a nostra volta ridonare al prossimo, soprattutto a chi più soffre ed è nel bisogno. Solo così potremo partecipare pienamente alla gioia della Pasqua” (BENEDETTO XVI, Messaggio per la Quaresima 2007).

Perché 40 giorni?

La teologia e la spiritualità della Quaresima si sono costituite in riferimento ad avvenimenti dell’Antico e Nuovo Testamento.

È lo stesso numero 40, che richiama:

  • i giorni del diluvio universale;
  • gli anni trascorsi da Israele nel deserto;
  • i giorni trascorsi da Mosè sul Sinai;
  • i giorni trascorsi dal profeta Elia nel deserto prima di giungere all’incontro con Dio sull’Oreb;
  • i giorni di penitenza degli abitanti di Ninive;
  • i giorni del digiuno di Gesù nel deserto, ove alla fine viene tentato dal diavolo.

Tutto ciò ha un valore didattico. La Quaresima è il tempo:

  • della distruzione del male, come per gli uomini del diluvio;
  • della prova e della grazia, come per Israele;
  • della preghiera che dispone all’incontro con Dio, come per Mosè ed Elia;
  • della penitenza e della espiazione in vista del giudizio divino, a imitazione dei 40 giorni di digiuno e di penitenza con i quali gli abitanti di Ninive placarono l’ira divina;
  • del digiuno, finalizzato a mangiare il vero cibo, che è fare la volontà del Padre: “non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (così ha risposto Gesù a satana, al termine dei 40 giorni passati nel deserto).

Quali sono i grandi temi quaresimali?

Tre sono in particolare i temi, che ci vengono proposti dalla liturgia quaresimale:

Il tema penitenziale. Viene sviluppato soprattutto all’inizio della Quaresima (mercoledì delle ceneri e il vangelo delle tentazioni di Gesù della prima domenica). Nella Quaresima la Chiesa, sposa del Cristo che soffre e muore, vive più intensamente l’aspetto penitenziale.

Il tema pasquale. Poiché la Quaresima è preparazione alle celebrazioni pasquali, il tema morte-vita assume un’importanza primaria. Comincia fin dalla seconda domenica (la Trasfigurazione) e si fa più esplicito nelle ultime due settimane.

Il tema battesimale. La Quaresima nella sua struttura fondamentale si formò attorno al sacramento del Battesimo amministrato agli adulti durante la veglia pasquale. I cristiani prendono maggior coscienza del proprio battesimo.

Quali sono le pratiche quaresimali?

La Quaresima comporta un impegno ascetico, individuale e collettivo, le cui forme tradizionali sono:

  • Preghiera (Messa quotidiana soprattutto e Via Crucis);
  • Digiuno (l’insieme delle pratiche di mortificazione: cibo, parole, divertimenti). La mortificazione permette più disponibilità per il prossimo, più tempo per il volontariato e più denaro per la carità;
  • Elemosina (aiuto verso il nostro prossimo più bisognoso di noi).

In Quaresima la Chiesa ricorda che sono prescritti:

  • Digiuno e astinenza dalle carni: il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo;
  • Astinenza dalle carni: ogni Venerdì di Quaresima.

La Chiesa raccomanda in particolare la pratica, in Quaresima, delle opere di misericordia corporali e spirituali:

Le sette opere di misericordia corporale

  1. Dar da mangiare agli affamati.
  2. Dar da bere agli assetati.
  3. Vestire gli ignudi.
  4. Alloggiare i pellegrini.
  5. Visitare gli infermi.
  6. Visitare i carcerati.
  7. Seppellire i morti.

Le sette opere di misericordia spirituale

  1. Consigliare i dubbiosi.
  2. Insegnare agli ignoranti.
  3. Ammonire i peccatori.
  4. Consolare gli afflitti.
  5. Perdonare le offese.
  6. Sopportare pazientemente le persone moleste.
  7. Pregare Dio per i vivi e per i morti.

Queste pratiche “esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri” (CCC 1434).

Qual è l’importanza del digiuno?

(dal Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2009)

Al giorno d’oggi, constata Benedetto XVI, il digiuno “pare aver perso un po’ della sua valenza spirituale”, perché spesso si riduce a una “misura terapeutica per la cura del proprio corpo”.

Il digiuno, invece, per il credente ha una rilevante importanza, è ricco di numerosi significati e finalità:

Dimensione personale:

  • Con il digiuno, il credente intende sottomettersi umilmente a Dio, confidando nella sua bontà e misericordia.
  • La pratica del digiuno contribuisce a conferire unità alla persona, corpo ed anima, aiutandola ad evitare il peccato e a crescere nell’intimità con il Signore.
  • Privarsi del cibo materiale facilita un’interiore disposizione ad ascoltare Cristo e a nutrirsi della sua parola di salvezza.
  • Con il digiuno e la preghiera, permettiamo a Lui di venire a saziare la fame più profonda che sperimentiamo nel nostro intimo: la fame e sete di Dio.
  • Tale pratica è un’arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi.
  • Aiuta il discepolo di Cristo a controllare gli appetiti della natura indebolita dalla colpa d’origine, i cui effetti negativi investono l’intera personalità umana.

Dimensione sociale:

  • Il Santo Padre sottolinea anche il significato sociale del digiuno, affermando che “ci aiuta a prendere coscienza della situazione in cui vivono tanti nostri fratelli”.
  • Quanto risparmiamo digiunando, possiamo destinarlo ad opere benefiche e caritative.
  • Per questo, esorta le parrocchie ad intensificare in Quaresima la pratica del digiuno personale e comunitario, coltivando altresì l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera e l’elemosina.

Il digiuno dal cibo richiama e comporta in particolare il digiuno dai peccati (soprattutto di gola e dell’uso disordinato della sessualità).

In definitiva, grazie al digiuno, la Quaresima è il tempo ideale “per allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e per intensificare ciò che nutre l’anima aprendola all’amore di Dio e del prossimo”.

Circa l’elemosina:

Come fare l’elemosina?

Ecco alcune indicazioni:

  • Deve essere nascosta. “Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra”, dice Gesù, “perché la tua elemosina resti segreta” (Mt 6,3-4);
  • Effettuarla:
    • senza offendere l’altro;
    • senza mettere in mostra noi stessi (vanagloria);
    • con gioia: più gioia nel dare che nel ricevere (cfr At 20,35);
  • Nel silenzio, lontano dai riflettori della società mediatica;
  • Non limitarsi a dare qualcosa di materiale (soldi, pane…), ma dare noi stessi: la nostra stima, il nostro rispetto, il nostro tempo, i nostri talenti (volontariato);
  • Offrire il dono materiale quale segno del dono più grande che possiamo offrire agli altri: l’annuncio e la testimonianza di Cristo;
  • Ciò che dà valore all’elemosina è l’amore: si veda l’obolo della vedova del Vangelo (cfr. Mc 12,42-44).

Quali sono le finalità dell’elemosina?

Ottenere il perdono dei peccati. San Pietro cita tra i frutti spirituali dell’elemosina il perdono dei peccati: “La carità – egli scrive – copre una moltitudine di peccati” (1 Pt 4,8).

Aiutare chi è maggiormente bisognoso;

Condividere con gli altri quanto per bontà divina possediamo;

Praticare la virtù della giustizia: prima e più che un atto di carità;

Riconoscere nei poveri Cristo stesso;

Imitare Cristo, che si è fatto povero per farci ricchi;

Attuare un esercizio ascetico per noi:

per liberarci dall’attaccamento ai beni terreni;

per purificarci interiormente;

Affermare il principio che noi non siamo proprietari bensì amministratori dei beni che possediamo, donatici da Dio;

Agire per la gloria di Dio;

Praticarla non per filantropia ma per carità, amore: un gesto di comunione ecclesiale;

Avvicinarci a Dio, avvicinandoci agli altri: strumento di autentica conversione e riconciliazione con Lui e con i fratelli;

Monsignor Raffaello Martinelli

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