La storia della Novena della Grazia di San Francesco Saverio

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A chiunque praticherà la seguente Novena detta “della Grazia”, alla quale si dà principio il 4 marzo e termine al 12° giorno consacrato alla solenne Canonizzazione di san Francesco Saverio, Apostolo del Nuovo Mondo.

I sommi Pontefici Alessandro VII e Clemente X concessero indulgenza plenaria per chiunque celebrerà questa Novena in una chiesa della Compagnia. Trovandosi però alcuno legittimamente impedito, potrà farla anche in tali giorni con atti particolari di pietà e con divoti esercizi, in altro loco. E’ concesso altresì che questa pia divozione, possa essere fatta in qualsiasi altro tempo dell’anno, specialmente durante la gravità di malattie ed incidenti, salvo pensando specialmente al bene delle anime e per la loro conversione, con sguardo benigno e solerte ai moribondi.

Sul finire dell’anno 1633, mentre il P. Marcello Mastrilli della Compagnia di Gesù si tratteneva nella sua chiesa in Napoli per regolare una festa che ivi si celebrava, cadde dalle mani di un apparatore un martello del peso di due libbre, e sgraziatamente lo colpi nella testa, e lo gittò a terra tutto intriso nel proprio sangue, e quasi morto. La gagliarda febbre successiva, l’ammaccamento del cervello, le contrazioni dei nervi, il continuo vomito, ed altri sintomi fecero giudicare la ferita mortale; e però gli furono amministrati gli ultimi Sacramenti, attendendo ogni momento il suo spirare.

Intanto l’infermo col permesso del suo superiore aveva fatto voto a S. Francesco Saverio, di cui era sommamente divoto, che se gli ridonava la vita, egli l’avrebbe impiegata nella missione delle Indie e del Giappone; e tenendo l’immagine del Santo vicina al suo letto, con gran fiducia a lui si raccomandava. Inoltrandosi sempre più il male, si pose in istato di perfetta agonia. Ma non soffrì l’amoroso cuore del Saverio di vedere un suo divoto in sì deplorabile situazione senza soccorrerlo.

Ecco però che nella notte istessa visibilmente gli appare in abito di pellegrino con bordone in mano, e tutto risplendente di celeste luce: e salutato con soavità di paradiso l’infermo : “Sta allegro, Marcello,” gli disse, “io ho accettato il voto da te fatto, e son venuto per consolarti”. Poi gli soggiunse: “Che cosa vorresti tu dal Paradiso? sappi che lassù io posso qualche cosa…”.

E dopo di avergli dati alcuni insegnamenti assai utili alla sua perfezione, lo assicurò — che tutti coloro, i quali incominciando dal 4 marzo fino al 12, avessero fatta una novena in suo onore, e, confessati e comunicati in uno di detti giorni, avessero implorato la sua intercessione presso Dio, avrebbero ottenuta la grazia richiesta, purché fosse conforme alla divina volontà. — Finalmente con piacevolissimo volto dicendogli: “Alzati, che sei sano”, disparve.

Tutta questa visione la godè solo il P. Mastrilli, perché gli altri, che erano presenti, vedevano bensì i gesti del moribondo, e ne udivano le parole, ma niente più intendevano; anzi alcuni immaginarono che fosse un devoto delirio. Ma ben presto si avvidero del prodigio; poiché il P. Marcello d’improvviso guardandosi intorno come venisse da un altro mondo, e tutto in un tempo alzandosi sul letto disse: “— Io sono guarito: S. Francesco Saverio mi ha fatta la grazia”.

Non è qui luogo da raccontare il giubilo dei religiosi della Compagnia, di tutta la città, e specialmente dei suoi parenti che erano della più cospicua nobiltà del regno. Benché di notte inoltrata, pure ne giunse loro l’avviso, e tutti corsero a vederlo, a rallegrarsi con lui, a dar lodi a Dio ed a S. Francesco Saverio. E tra le altre cose con grandissima consolazione e meraviglia sentirono raccontarsi la promessa del Santo per chiunque avesse fatto la surriferita novena.

Questa infatti s’incominciò a praticare subito in Napoli, ed i favori singolari, che furono ricevuti in quei giorni la resero ben presto sì famosa, che si estese in ogni parte col frutto di stupende conversioni, di miracolose guarigioni e di grazie in ogni genere segnalatissime. E fu tanta la premura di praticarla in ogni ceto di persone, che in qualche città in pochi giorni nel 1826 vennero fatte e vendute tre assai copiose edizioni della medesima novena.

Da un tanto fatto chiaramente appare quanto sia grande lo zelo del Saverio per la salute delle anime, che anche dopo morte ha voluto impegnarsi a farci ogni sorta di bene, affin di rendere utile a tutto il mondo la gran potenza, che egli gode presso Dio.

Or qui dopo di aver accennato l’origine di questa novena (tratta dalle opere spirituali del P. Giovanni Croiset della Compagnia di Gesù) conviene avvertire, che per ottener la protezione dei Santi, e riportarne le grazie bramate, dobbiamo prima di tutto mondare l’anima nostra dal maledetto peccato.

Devesi poi accendere il cuore di vero fervore unito ad una somma fiducia di conseguir quanto bramiamo; ma il principale oggetto delle nostre dimande sia: Che Dio venga conosciuto e ubbidito, e salvata l’anima nostra. — Se poi non ci vediamo esauditi tutte le volte in quelle particolari grazie di beni temporali che chiediamo, è segno manifesto che sarebbero a noi di grave nocumento: ed in tal caso Iddio per somma bontà ce le nega, dandone a noi delle più vantaggiose, e più confacenti ai nostri spirituali bisogni.

Per ottenere in fine le grazie che bramiamo è assai giovevole imitare quel Santo, per cui mezzo le chiediamo a Dio, in quella virtù che più spiccò in esso: qual è certamente nel Saverio — La CARITÀ DEL PROSSIMO. — Imitate dunque questa sua carità in tutto quello che potrete, e specialmente nel recitare spesso la prodigiosa Orazione che compose il Santo e comincia come alla pag. 13: Eterno Iddio, creatore, ecc., unendovi con tanti altri a pregare il Santo Apostolo, qual Protettore delle Missioni, per la conversione di tutti i popoli infedeli, affinché, congiunti nell’unità della Cattolica fede, formino un solo ovile e un solo Pastore.

QUI LA NOVENA

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Piccola appendice sul modo d’agire dello Spirito Diabolico

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Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende (San Francesco d’Assisi)