Latino difficile (San Francesco Saverio alla Compagnia in Roma)

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A 60 leghe al di là delle Molucche si trova l’isola del Moro. In quest’isola, molti anni fa, si convertì al cristianesimo un numero rilevante di persone le quali, morti i sacerdoti che le avevano battezzate, rimasero abbandonate e senza istruzione religiosa. Ed essendo l’isola molto pericolosa, perché gli abitanti, avvezzi al tradimento, avvelenavano i cibi e le bevande, nessuno più voleva recarvisi e prendersi cura di quei cristiani.
Essi hanno bisogno d’istruzione religiosa e di uno che li battezzi, perché si salvino. Io sento incombere su di me il dovere di perdere la mia vita temporale per la salvezza spirituale del prossimo. Perciò mi son deciso a partire per l’isola del Moro affrontando ogni pericolo di morte, con una speranza e una confidenza totale in Dio, e con il desiderio di conformarmi, per quanto lo permette la scarsezza e la debolezza delle mie forze, al detto del Signore: “Qui enim voluerit animam suam salvam facere, perdet illam; qui autem perdiderit animam suam propter me, inveniet eam”.
Facile il latino e chiaro il senso del detto del Signore preso astrattamente. Però, quando l’uomo giunge alla decisione concreta di perdere la vita per il Signore, di fronte a circostanze pericolose dove si presume di perderla davvero in seguito alla propria determinazione, il senso diviene difficile e il latino, sebbene così chiaro, comincia a oscurarsi.
In tali casi mi sembra arrivi a capirlo soltanto colui, al quale, per quanto profondo e vasto sia il suo sapere, il Signore nella sua infinita misericordia lo fa capire. In simili circostanze appare in piena luce la debolezza e la viltà della nostra natura.
Molti miei amici e devoti insistettero perché non mi recassi a una terra così pericolosa. Ma visto che era impossibile farmi cambiare idea, mi procurarono molti contravveleni. Io ringraziai di cuore il loro affetto e la loro buona intenzione. Ma per non lasciarmi prendere da una paura che non avevo e soprattutto per non perdere la fiducia totale che avevo riposto in Dio, lasciai loro tutti i contravveleni, ch’essi mi offrivano con le lacrime agli occhi.

San Francesco Saverio – Amboino, 8 maggio 1547

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Come un pazzo (San Francesco Saverio ai confratelli di Roma)

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Misteriosi conforti (San Francesco Saverio ai confratelli di Roma)