Lettera che San Bruno di Colonia scrisse in un eremo di Calabria, chiamato la Torre, e che da lì inviò ai suoi Figli di Certosa.
- Ai suoi fratelli amati in maniera singolare in Cristo, fratello Bruno invia il suo saluto nel Signore.
Ho appreso dell’inflessibile rigore della vostra disciplina che è ragionevole e veramente degna di lode, grazie alla dettagliata e consolante relazione del nostro beatissimo fratello Landuino, così come ho altresì udito del vostro santo amore e dell’incessante zelo per tutto ciò che concerne l’integrità e l’onestà; perciò il mio spirito esulta nel Signore. Veramente esulto e mi sento portato a lodare il Signore e a ringraziarlo, e tuttavia sospiro amaramente. Esulto, sì, come è giusto, per l’accrescersi dei frutti delle vostre virtù, ma mi dolgo e arrossisco dì giacere inerte e negligente nella sordidezza dei miei peccati.
- Gioite dunque, fratelli miei carissimi, per la felicità che avete avuto in sorte e per l’abbondanza della grazia di Dio verso di voi. Gioite, poiché siete sfuggiti ai molteplici pericoli e naufragi di questo mondo sballottato dalle onde. Gioite, poiché avete guadagnato il tranquillo e sicuro rifugio di un porto ben riparato, al quale molti desiderano arrivare ed a cui molti tendono con parecchi sforzi, e pur tuttavia non vi giungono. Inoltre, molti, dopo averlo raggiunto, ne sono esclusi, poiché a nessuno di loro è stato concesso dall’alto.
Perciò, fratelli miei, considerate come cosa certa e provata che, chiunque abbia goduto di un bene così desiderabile, se in qualche modo verrà a perderlo, se ne dorrà fino alla morte, se pur avrà avuto qualche riguardo e cura della salvezza della sua anima.
- Di voi, miei dilettissimi fratelli laici, dico: L’anima mia magnifica il Signore, poiché contemplo la magnificenza della sua misericordia su di voi, secondo quanto mi riferisce il vostro priore e padre amantissimo, che è molto fiero e contento di voi. Gioisco anch’io poiché, sebbene non abbiate la scienza delle lettere, il Dio, che è potente, col suo stesso dito incide, nei vostri cuori, non solo l’amore, ma anche la conoscenza della sua legge santa. Con le opere infatti mostrate che cosa amate e che cosa conoscete. Giacché praticate con tutta l’attenzione e con tutto lo zelo possibile la vera ubbidienza – che consiste nel compimento dei precetti di Dio, che è la chiave e il sigillo di ogni disciplina spirituale, che non può mai esistere senza una grande umiltà ed una pazienza non comune, a cui sempre si accompagna il casto amore del Signore e la vera carità – è evidente che voi sapientemente raccogliete il frutto soavissimo e vitale della Scrittura divina.
- Dunque, fratelli miei, perseverate nello stato cui siete giunti, ed evitate come la peste la banda malsana di quei veramente falsi laici che fanno circolare i loro scritti borbottando cose che non comprendono né amano, e che con le parole e con i fatti contraddicono. Questi laici, oziosi e girovaghi, sono calunniatori di quanti sono buoni e religiosi, e proprio in questo ritengono di essere degni di lode, se hanno diffamato coloro che invece dovrebbero essere lodati; l’ubbidienza e qualsiasi disciplina è per essi odiosa.
- Avrei poi voluto trattenere presso di me fratello Landuino a causa delle sue gravi e frequenti infermità: ma poiché ritiene che, senza di voi, niente è per lui sano, niente gioioso, niente vitale e utile, non ha acconsentito, dimostrandomi, con il profluvio di lacrime versate per voi e con molti sospiri, quanto valete per lui e con quale perfetta carità ami voi tutti. Per la qual cosa, non ho voluto esercitare alcuna costrizione, per non fare del male a lui, e a voi, che mi siete carissimi per il merito delle vostre virtù. Pertanto, fratelli miei, premurosamente vi avverto e umilmente ma con forza vi prego affinché la carità che avete nel cuore la mostriate con le opere verso di lui, in quanto priore e padre carissimo, procurandogli con benevolenza e attenzione le cose che, a causa delle sue numerose infermità, gli sono necessarie. Forse non vi consentirà di esercitare questo servizio di umanità, preferendo porre in pericolo la salute e la vita anziché tralasciare alcunché del rigore della disciplina corporale, la qual cosa deve essere assolutamente disapprovata – probabilmente si vergognerà, lui, che è il primo nella comunità, di apparire l’ultimo su tale punto, per paura che, a causa sua, qualcuno di voi divenga più rilassato o più tiepido, cosa che, io ritengo, non sia da temere in alcun modo -; in questo caso, per non essere privati di tale grazia, concedo a voi, che siete tanto pieni di carità, di fare le mie veci solamente riguardo a questo: vi sia cioè consentito di obbligarlo, rispettosamente, ad accettare ciò che gli darete per la salute.
- Quanto a me, fratelli, sappiate che il mio unico desiderio, dopo Dio, è quello di venire da voi e di vedervi. E quando potrò, lo porrò in atto, con l’aiuto di Dio. Addio.