Marinella Colombo è mancata mercoledì 18 settembre 2024, a Milano circondata dall’affetto dei suoi cari, i suoi due amati figli che le erano stati strappati quando erano bambini, dallo Jugendamt, l’ente tedesco di controllo della famiglia e della gioventù. Diventati entrambi maggiorenni, quattro anni fa erano tornati a vivere con lei, a Milano, per ricostruirsi una vita all’insegna della speranza, dopo tante sofferenze.
Da tanti anni con l’associazione Amici di Lazzaro siamo rimasti in contatto con lei, rilanciando i suoi comunicati, i suoi articoli, le sue battaglie. Un esempio di donna, mamma, attivista, coraggiosa e forte.
Marinella, pur da lontano, aveva lasciati soli i suoi figli, come recita il titolo del libro che ha reso nota la sua vicenda Non vi lascerò soli. In lotta con la giustizia che mi ha sottratto i figli.
Come loro, non ha lasciato soli centinaia di genitori che negli anni l’hanno cercata perché nelle sue stesse condizioni. La sua straordinaria generosità, la sua conoscenza di cinque lingue e la sua instancabile ricerca di giustizia le hanno permesso di aiutarli, di dare loro una luce da seguire nel buio di vicende umane dolorosissime. È questo il suo lascito.
Nel 2006 Marinella si separa dal marito, cittadino tedesco. I due figli, Leonardo e Nicolò sono bambini. Vivono con lei, il padre ha diritto di visita.
L’azienda di cui Marinella era manager chiude la sede di Monaco e le chiede di andare a dirigere la sede di Milano. In attesa di prendere una decisione, mentre i figli sono al mare con il padre, viene spiccato nei suoi confronti un mandato d’arresto europeo per sottrazione di minori. Marinella, spaventata, aspetta il rientro dei ragazzi – qualche giorno dopo – e li porta con sé a Milano con la speranza di avere un aiuto dal suo paese.
Da quel momento comincia una lunga vicenda giudiziaria, in cui la giustizia italiana si intreccia con quella tedesca.
Per una traduzione falsificata, dal tedesco all’italiano, il diritto di visita del padre diventa affido esclusivo al padre. Marinella viene portata in carcere a San Vittore con l’accusa di sottrazione internazionale di minore. Attraverso la mediazione del Vicequestore di Milano, firma un accordo con il marito, ma qualche giorno dopo i figli, di 6 e 10 anni, vengono prelevati dalla polizia quando sono a scuola, tra la disperazione delle maestre e dei compagni, e portati a Monaco di Baviera.
In Germania esiste un ente per l’amministrazione della gioventù, lo Jugendamt. Ha poteri molto maggiori dei servizi sociali della maggioranza degli altri Paesi europei e nei processi agisce come terzo genitore, tutelando “il bene del bambino”. Le sue condotte, come denunciano centinaia di madre e padri, discriminano i cittadini stranieri, anche comunitari, a vantaggio dei genitori tedeschi. Tra i suoi poteri ci sono quelli di impedire che i genitori comunichino ai figli nella propria lingua madre, di imporre la presenza di proprio personale durante gli incontri, fino a vietare gli incontri stessi.
Marinella non si arrende, fa ricorsi contro la traduzione falsificata. La Cassazione le darà ragione, il processo si dovrà rifare, ma per un vuoto legislativo, il decreto di rimpatrio non può essere annullato.
Le ragioni del cuore hanno però intanto il sopravvento: dopo che il figlio maggiore la contatta tramite una terza persona, Marinella lo raggiunge a Monaco. Vede di nascosto il piccolo, che sviene per l’emozione. Disperata li porta via con sé. Comincia un periodo di otto mesi in clandestinità in diversi Paesi europei. La vicenda si chiuderà con una condanna, una reclusione per un mese nel carcere di San Vittore, seguita da un anno e otto mesi di arresti domiciliari, con divieto di comunicazione verso l’esterno. Ci sarà anche la confisca di gran parte dei beni suoi e dei suoi familiari. Marinella non potrà vedere i figli per quasi dieci anni anche in forza di quel Mandato Europeo senza fondamento.
La sua battaglia legale continua, dentro e fuori dall’Italia. Le sue petizioni vengono portate al Parlamento europeo, dove riceve un supporto bipartisan, e alla Corte europea per i diritti dell’uomo.
Marinella, negli anni, è diventata, suo malgrado, un punto di riferimento per tutte quelle persone – genitori, bambini e famiglie – di svariate nazionalità nelle sue stesse condizioni, vittime dello Jugendamt. Li aiuta, traduce per loro i documenti e li mette in contatto con gli avvocati.
Proprio grazie alla sua vicenda e alla sua battaglia contro il sistema familiare tedesco, il Parlamento Europeo ha votato una risoluzione in cui si mettono in allerta gli altri Stati dell’Unione nei confronti del potentissimo ente.
Aveva dato vita al primo progetto italiano di Mediazione Familiare Internazionale (MeFaI).
La sua vicenda terribile e piena di coraggio l’ha raccontata in un libro, scritto durante gli arresti domiciliari, “Non vi lascerò soli. In lotta con la giustizia che mi ha sottratto i figli” (Rizzoli), da cui è stato tratto un film, “Kindeswohl il bene del bambino”, diretto da Franco Angeli.