L’origine dell’immigrazione cinese in Italia risale alla fine degli anni Venti del Novecento, quando i primi cittadini dell’allora “Repubblica di Cina” decisero di stabilirsi a Milano. A causa dei cambiamenti sociopolitici in atto in quegli anni nel paese asiatico, caratterizzati da una chiusura verso l’esterno, i flussi verso l’Europa si interruppero fino alla fine degli anni Settanta, quando il governo della Repubblica Popolare Cinese avviò una politica più aperta riguardo l’emigrazione dei propri cittadini.
A caratterizzare la migrazione cinese in Italia – e più in generale in Europa – è la provenienza geografica dei suoi protagonisti, ovvero la parte meridionale della provincia dello Zhejiang e in particolare le città (e dintorni) di Wencheng, Qingtian e, soprattutto, Wenzhou: la maggior parte dei cinesi che vivono nel nostro Paese è originario di quest’area della Cina, caratterizzata in passato da alti livelli di povertà, ma divenuta oggi una delle province più importanti del paese asiatico, addirittura quarta nel 2021 in termini di peso sull’economia nazionale. Con il passare degli anni, i migranti originari dello Zhejiang hanno esportato in Italia un modello imprenditoriale vincente fatto di piccole aziende individuali a carattere familiare, una tipologia di impresa che caratterizza fortemente la collettività cinese, seconda per numero di imprenditori individuali non comunitari in Italia.
In termini sociodemografici la comunità cinese è terza per numero di presenze tra le collettività non comunitarie, con 291.185 regolarmente soggiornanti al 1° gennaio 2022 (l’8,2% della popolazione extra UE in Italia). La comunità fa rilevare una crescita del 4% circa rispetto al 1° gennaio 2021, a fronte del +5,2% rilevato sul complesso dei cittadini non comunitari. In riferimento alla composizione per fasce di età, si registra una presenza di giovani superiore a quella rilevata sulla popolazione non comunitaria nel suo complesso: il 40% della comunità ha infatti meno di 30 anni (a fronte del 37,3%), mentre quasi un cinese in Italia su quattro è minorenne (24% a fronte del complessivo 20,9%). La comunità cinese ha di conseguenza un’età media piuttosto bassa (33 anni) ed è caratterizzata da un equilibrio di genere praticamente perfetto (il 50,1% della comunità è rappresentato da donne). La distribuzione geografica della collettività cinese vede primeggiare il Nord Italia, seppur con una concentrazione inferiore a quella rilevata per il complesso dei non comunitari (il 57% della comunità, a fronte del 61,6% per il complesso dei cittadini extra UE).
In particolare, prima regione di insediamento per la comunità risulta la Lombardia (24% circa), e terza il Veneto (con un’incidenza pari al 12,7%). Caratterizza la comunità la forte presenza nella regione Toscana, seconda per numero di presenze cinesi: quasi 58mila persone, pari al 20% circa del totale dei cinesi soggiornanti in Italia (a fronte dell’8,4% registrato per la complessiva popolazione non comunitaria). Rilevante anche la presenza in Emilia-Romagna (quasi un cittadino cinese regolarmente presente in Italia su dieci si trova nella regione), mentre si trova nel Meridione l’11% circa della comunità.
Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,