La comunità filippina rappresenta una delle prime collettività straniere ad aver fatto ingresso in Italia a partire dall’inizio degli anni ’70. Questo avvenne a causa della dura crisi economico-finanziaria che investì il Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale e soprattutto con la crisi energetica del 1973. I primi ingressi filippini in Italia furono incentivati da specifici accordi internazionali tra i due Paesi, finalizzati a regolare l’ingresso delle quote di lavoratrici domestiche e collaboratrici familiari.
Già dal finire degli anni ’80, si assistette a un percorso di progressiva stabilizzazione delle presenze e di sostanziale mutamento delle condizioni di vita dei membri della comunità filippina in Italia. Questi acquisivano maggiore autonomia uscendo dalle abitazioni dei propri datori di lavoro e creando percorsi di coabitazione tra connazionali, amici e parenti che continuavano a sopraggiungere. Lo squilibrio di genere che aveva caratterizzato i primi flussi in entrata andò via via attenuandosi, grazie all’incremento dei ricongiungimenti familiari e dei nuovi ingressi, con l’elezione dell’Italia a meta di immigrazione di lungo periodo.
La comunità filippina è sesta per numero di presenze tra le collettività non comunitarie, con 156.317 regolarmente soggiornanti al 1° gennaio 2022 (il 4,4% della popolazione extra UE in Italia). La comunità ha registrato una crescita del 4% circa rispetto al 1° gennaio 2021, a fronte del +5,2% rilevato sul complesso dei cittadini non comunitari.
In riferimento alla composizione per fasce di età, si registra una forte concentrazione nelle fasce di età più mature: più della metà dei cittadini della collettività asiatica ha un’età superiore ai 40 anni (57% a fronte del 42% rilevato sul complesso dei non comunitari). Significativa è anche la diversa incidenza delle classi più estreme: il 29,5% della comunità ha infatti meno di 30 anni (a fronte del 37,3% rilevato sul totale dei cittadini extra UE), mentre quasi il 16% ha compiuto o superato i 60 anni (per il totale dei non comunitari il dato si attesta al 10,2%).
La comunità filippina ha di conseguenza un’età media più alta (41 anni) rispetto al totale dei non comunitari ed è caratterizzata da un leggero squilibrio di genere a favore della componente femminile (il 57,4% della comunità è rappresentato da donne).
La distribuzione geografica della collettività filippina vede una forte concentrazione nel Nord Italia, in particolare in Lombardia, che accoglie più di un terzo dei cittadini filippini, a fronte di poco più di un quarto dei non comunitari complessivamente considerati. Seguita dall’Emilia-Romagna (terza regione per numero di cittadini filippini) dove si trova l’8,6% della comunità. Rilevante anche la concentrazione della comunità nella regione Lazio, seconda per numero di presenze, dove ha ricevuto o rinnovato il permesso di soggiorno il 27,4% dei cittadini filippini presenti in Italia.
Nel Mezzogiorno risiede solo il 9,1% della comunità, con una maggiore presenza in Sicilia, che accoglie il 2,8% della comunità. L’elevata presenza in Lombardia e Lazio, con una concentrazione specifica nelle due grandi città metropolitane di Milano e Roma, indica un processo di stabilizzazione da collegare evidentemente con le opportunità offerte in termini di reddito e occupazione da questi territori. Questo è dovuto anche alla canalizzazione della comunità nell’ambito dei servizi domestici e alle famiglie, che sono più richiesti nei grandi centri urbani.
Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,