Caratteristiche sociodemografiche nella comunità ucraina (2022)

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Image by jorono from Pixabay

Quella della collettività ucraina in Italia è una storia migratoria piuttosto recente, nonostante la presenza rilevante nel nostro Paese. Con la caduta dell’Unione Sovietica e l’effettiva indipendenza dell’Ucraina (1991), cominciarono i primi flussi migratori in uscita dal Paese, un esodo innescato soprattutto dall’innalzamento esponenziale del costo della vita e dalla mancanza di opportunità lavorative.

Per rispondere alla mancanza di manodopera dei Paesi europei, questa emigrazione assunse da subito una connotazione di genere: gli uomini verso Spagna, Portogallo e, soprattutto, Russia, mentre le donne ucraine intercettarono la crescente domanda di lavoro domestico e di cura in altre nazioni, tra cui l’Italia. Inizialmente contraddistinta da una diffusa irregolarità e instabilità, la situazione di queste lavoratrici cambiò con le regolarizzazioni che seguirono all’adozione della legge 189/2002 (c.d. “legge Bossi-Fini”), che consentì l’emersione di molti cittadini ucraini dal lavoro nero e grigio e contribuì definitivamente a consolidare la comunità come una delle più numerose in termini di presenze sul territorio italiano.

Ricongiungimenti familiari e nuovi ingressi hanno contribuito ad attenuare gradualmente lo squilibrio di genere all’interno della comunità, con sempre più minori e uomini a unirsi alle numerose donne presenti nel Paese da tempo. Questo processo, ancora in atto, subirà probabilmente un’ulteriore spinta a causa del tragico conflitto in atto nell’ex repubblica sovietica, che a partire da febbraio 2022 vede l’esercito ucraino resistere all’invasione di quello russo.

Gli ucraini regolarmente soggiornanti in Italia sono 230.373 al 1° gennaio 2022, una presenza che colloca la comunità in quarta posizione per numerosità tra le principali di cittadinanza non UE. I cittadini ucraini rappresentano il 6,5% del complesso della popolazione non comunitaria, a fronte di una crescita demografica del 3% circa rispetto al 2021.

La piramide dell’età della comunità ucraina in Italia mostra una distribuzione per classi di età più sbilanciata rispetto alla popolazione italiana, con un’età media più alta e meno minori. Si registra infatti un’incidenza maggiore delle classi di età più anziane, con una quota di over 60 quasi tripla rispetto al complesso dei non comunitari: il 29% circa, contro il 10,2% per il totale degli extra UE. Il dato mette in luce un fenomeno socio-lavorativo ben noto: sempre più frequentemente, infatti, donne ucraine in età avanzata vengono in Italia per sopperire alla mancanza di forza lavoro nei mestieri di cura alla persona, una domanda in continua crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione
italiana. La collettività ha di conseguenza un’età media molto alta (52 anni), da leggere insieme a un disequilibrio di genere estremamente marcato (le donne rappresentano il 79% della comunità).

Relativamente alla distribuzione geografica, il 54,7% dei cittadini ucraini in Italia si trova nel Nord del Paese e in particolare in Lombardia, prima regione per presenze ucraine, che ne accoglie il 22,6% (contro il 26% circa della popolazione non comunitaria complessivamente considerata); segue la Campania che col 17,5% delle presenze, risulta la seconda regione di residenza per i cittadini della comunità (a fronte dell’11,3% rilevato per la popolazione extra UE complessivamente considerata). In terza posizione troviamo invece l’Emilia-Romagna con il 14% circa delle presenze ucraine complessive. Risiede nel centro Italia il 20% della popolazione ucraina regolarmente soggiornante in Italia: in particolare, oltre la metà – il 10,7% delle presenze ucraine complessive – si trova nel Lazio. Contraddistingue la comunità in esame una presenza al Sud superiore alla media (25,3%, contro il
14,6% di media non comunitaria), sebbene vada sottolineato come la presenza nelle altre regioni sia residuale e la maggior parte della comunità sia appunto concentrata in Campania.

Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,

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