Già nel primo rapporto sul fenomeno della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale in Italia pubblicato dall’OIM nel 2015/18, l’Organizzazione aveva elaborato un elenco di indicatori utili a individuare potenziali vittime di tratta tra i migranti appena sbarcati, sulla base di informazioni raccolte di prima mano durante gli incontri con i migranti.
Gli indicatori sono degli elementi tipici, qualificanti, che si ripetono in modo similare nelle storie raccolte dalle vittime di tratta incontrate dall’OIM che hanno condiviso la loro storia. Essi non hanno, evidentemente, una valenza giuridica, ma servono soprattutto all’identificazione veloce e precoce, in ampi gruppi di migranti, delle persone maggiormente a rischio, con cui l’operatore dovrà svolgere dei colloqui individuali e approfondire la situazione in una fase successiva. Si tratta di un elenco non esaustivo che viene continuamente aggiornato in base all’evoluzione del fenomeno, ma che si dimostra di grande utilità nel lavoro sul campo, ragion per cui si ritiene possa essere proposto come strumento di identificazione utilizzabile da altri operatori del settore.
Bisogna ricordare che non tutti gli indicatori possono emergere immediatamente allo sbarco o durante il primo colloquio, per limiti di varia natura come ad esempio il contesto ambientale e/o la condizione psicofisica del migrante. Per questa ragione è sempre bene, laddove si ritenga opportuno e fattibile, incontrare le persone potenziali vittime di tratta più volte possibile e in fasi preferibilmente diverse della loro permanenza in Italia. L’identificazione della vittima di tratta può avvenire, infatti, anche in momenti successivi allo sbarco o dopo un certo periodo di accoglienza e permanenza sul territorio, poiché la stessa può non aver recepito le informazioni sui programmi di protezione ricevute al momento dello sbarco o nei momenti immediatamente successivi, o non aver preso subito coscienza della propria condizione.
È evidente che maggiore è il numero di indicatori rilevati, maggiore è la probabilità di avere di fronte una vittima di tratta. Alcuni di questi indicatori permettono all’operatore di individuare potenziali vittime nell’immediatezza dell’arrivo, per poter poi svolgere gli approfondimenti necessari in un momento successivo.
Fra gli indicatori rilevati nel 2016 dall’OIM, nel lavoro quotidiano con i migranti per l’identificazione rapida delle vittime di tratta e per la raccolta dati, si possono ricomprendere elementi che erano già stati evidenziati nel precedente rapporto, tra cui:
Il genere: per lo più donne;
L’età: spesso giovani e minori di età compresa tra i 13 e i 24 anni. Molte minori dichiarano di essere adulte sebbene siano palesemente minori, come illustrano alcune storie riportate. Si ritiene importante evidenziare l’abbassamento dell’età delle minori vittime di tratta, il cui numero di arrivi è aumentato nel 2016. Inoltre, tra le giovanissime, si crea una sorta di fattore di emulazione rafforzata dalla diffusione dei social network, attraverso cui è possibile vedere amiche e parenti che vivono in Europa e ostentano una vita più agiata, mentre in Nigeria, anche a causa della recente svalutazione della naira, la moneta nazionale, le condizioni di vita sono diventate sempre più difficili. La popolazione giovane cresce e non solo non trova alcuno sbocco per le proprie aspirazioni, ma in molti casi non riesce a sopravvivere.
La nazionalità: per quanto riguarda la nazionalità è importante sottolineare la peculiarità del caso delle vittime di tratta provenienti dalla Nigeria, non solo da Edo State ma da diverse regioni del paese (Delta, Lagos, Ogun, Anambra, Imo, Akwa Ibom, Enugu, Osun, Rivers, sono gli stati di origine, a parte Edo State, più citati dai nigeriani incontrati dall’OIM);
Lo stato psico‐fisico: se in gruppo, sono le più sottomesse e silenziose, a volte evidentemente controllate da altre/i migranti, che ad esempio rispondono al posto loro, oppure si oppongono ad un colloquio privato.
Altri indicatori della tratta ‐ soprattutto socioeconomici ‐ emergono laddove sia possibile svolgere dei colloqui individuali approfonditi. Fra questi ulteriori elementi si rileva:
Il basso livello d’istruzione;
La situazione familiare: ad esempio, l’appartenenza a famiglie particolarmente disagiate; l’essere spesso primogenite di famiglie numerose; o la dichiarazione di essere orfane, in maniera veritiera o strumentale, credendo erroneamente per questo motivo di avere diritto ad un trattamento di favore;
Le condizioni in cui avviene la migrazione: la dichiarazione di non aver pagato nulla per il viaggio perché qualcuno ha pagato per loro; la difficoltà a ripercorrere le tappe del viaggio; la durata della permanenza in Libia (laddove una durata molto breve può indicare un’organizzazione efficiente che accorcia i tempi verso lo sfruttamento in Italia; una durata lunga invece ‐ oltre tre mesi ‐ può indicare degli intoppi organizzativi).
Tra questi indicatori, che possono emergere sin dal primo colloquio, quelli che fanno destare maggiore allerta sono la dichiarazione di non aver pagato nulla per il viaggio e il dover raggiungere un contatto in Europa.
Si segnalano infine gli indicatori piuttosto di natura ‘comportamentali’, che si manifestano durante la fase della prima accoglienza, e che possono essere rilevati soprattutto dagli operatori dei centri che sono costantemente a contatto con le vittime di tratta:
Problemi psicologici (ansia, scarsa autostima, depressione);
Atteggiamento (aggressività, diffidenza e scarsa collaborazione nei confronti degli operatori e degli altri ospiti, introversione);
Allontanamenti, anche frequenti, dalla struttura di accoglienza;
Controllo da parte di altri ospiti (ad esempio coniugi, compagne/i, parenti, veri o fittizi);
Uso eccessivo del telefono (con ricezione di chiamate dall’esterno che inducono a ritenere forme di controllo da soggetti esterni);
Coinvolgimento in attività quali la prostituzione o l’accattonaggio.
I problemi psicologici o comportamentali sono spesso espressione di un disagio che si concretizza nel peso enorme che queste vittime portano. Anche coloro che decidono di chiedere aiuto e di non raggiungere i trafficanti vivono dei momenti di scoramento e di contraddizione nelle azioni comportamentali.
Gli indicatori più forti che si raccoglieranno, generalmente dopo diversi colloqui, sono naturalmente quelli che consentono di individuare chiaramente il reato di tratta, così come definito dall’art. 601 del Codice Penale. Nel caso delle vittime di tratta che arrivano via mare, gli elementi che costituiscono la fattispecie delittuosa (reclutamento, trasferimento, sfruttamento) si concretizzano nello specifico come segue:
Reclutamento nel paese di origine tramite inganno (es. la promessa di un lavoro/futuro migliore in Italia); Minaccia (es. il rituale voodoo); Abuso di autorità (es. il caso di minori che non hanno espresso la volontà di partire ma che vengono “scelte/i” dai familiari); Approfittamento di una situazione di vulnerabilità (es. fidanzati che ingannano le vittime con false promesse), di inferiorità psichica o psicologica, o di necessità (grave povertà); Promessa o dazione di denaro o di altri vantaggi alla persona che su di essa ha autorità (es. la promessa di lauti guadagni);
Trasferimento: trasporto irregolare attraverso i paesi di transito e via mare verso i paesi di destinazione (in prevalenza Italia, Spagna, Francia e Germania, ma anche Svezia, Belgio, Austria, Olanda, e Svizzera); le vittime sono in possesso, generalmente, di un contatto telefonico europeo, nigeriano o libico per avere indicazioni su come raggiungere la destinazione finale ove avrà luogo lo sfruttamento;
Scopo dello sfruttamento: va segnalato che mentre le minori di nazionalità nigeriana sono indirizzate esclusivamente alla tratta a scopo di sfruttamento sessuale, sono stati accertati casi di minori di sesso maschile trafficati in Italia a scopo di sfruttamento lavorativo, oltre che sessuale.
Si segnala inoltre che, con la svalutazione della naira dell’ultimo anno, il “debito” ‐ da ripagare principalmente con la prostituzione o, in certi casi, come summenzionato, con il lavoro forzato, si è abbassato ed equivale a cifre variabili fra i 25.000 e i 35.000 Euro.
Quando il personale dell’OIM rileva questi ultimi indicatori utili per la configurazione del reato di tratta, acquisisce il consenso della vittima e, in caso di minore, quello del tutore, a partecipare ad un programma di protezione. La vittima è segnalata dall’OIM al Numero Verde anti-tratta e, qualora la stessa voglia sporgere denuncia, il personale dell’Organizzazione prende le necessarie misure per facilitare la denuncia alle autorità inquirenti.
Tratto da “LA TRATTA DI ESSERI UMANI ATTRAVERSO LA ROTTA DEL MEDITERRANEO CENTRALE: DATI, STORIE E INFORMAZIONI RACCOLTE DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER LE MIGRAZIONI” di OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni).