Più di 8 milioni di persone sono diventate rifugiate dall’inizio della guerra tra Ucraina e Russia
5 milioni sono andati in Europa, 2,9 milioni sono andati in Russia.
Molti di loro sono anziani, donne, disabili e bambini che cercano di sfuggire agli orrori dei bombardamenti e della guerra. La risposta di solidarietà di molte organizzazioni, volontari e singoli cittadini di vari Paesi europei è stata enorme. Oggi, di fronte al dramma della guerra, tutti vogliamo fare qualcosa per aiutare i rifugiati in Ucraina. Riparo, cibo, medicine…
Tuttavia, fornire un riparo ai rifugiati in fuga dalla guerra richiede non solo un grande cuore, ma anche un coordinamento significativo e strutturale tra organizzazioni e agenzie umanitarie. Purtroppo, fino ad oggi, questo non ha funzionato bene.
A causa del gran numero di persone che fuggono dalle zone di guerra ed entrano in Europa, c’è una mancanza di efficienza nella gestione dei controlli. Queste carenze nel sistema di protezione e accoglienza creano uno scenario sfavorevole per i rifugiati. La mancanza di controllo dei dati dei rifugiati, come la registrazione biometrica, i documenti e le impronte digitali, lascia spazio al traffico di esseri umani. Negli ultimi giorni, organizzazioni umanitarie come l’UNHCR e l’UNICEF hanno sottolineato l’importanza di coordinare e attuare tutte le misure di controllo per le persone che entrano nell’UE.
Sono aumentate anche le segnalazioni di rapimenti di donne e bambini. Così, la mano apparentemente tesa dell’aiuto si sta trasformando nelle grinfie di sfruttatori che cercano avidamente “risorse umane” da utilizzare nella prostituzione. Questa guerra e l’esodo di donne e bambini dal territorio ucraino hanno anche un volto spaventoso.
La maggior parte dei migranti sono minori, alcuni dei quali non possono contare sulla presenza dei genitori. Mentre le mamme e i papà restano in prima linea, i bambini restano con conoscenti virtuali, amici o parenti. I più vulnerabili sono quelli che cadono vittime degli sfruttatori. Madri indifese, bambini senza parenti.
Ne ha parlato anche la Chiesa tramite il Cardinale Michael Czerny, Prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale: “Serve che tutti coloro che sono impegnati nella risposta umanitaria siano preparati per riconoscere i segni della tratta e a resistere e lottare contro di essa, altrimenti questo sarebbe un doppio o triplo crimine, al di là di qualsiasi altro concetto”.
Servono quindi strumenti e formazione per cercare le vittime di tratta, pedofilia, abusi tra i tanti ucraini vulnerabili giunti in Italia.