Pma inefficente: più embrioni, non gravidanze

Le relazioni annuali presentate al Parlamento sull’attuazione della Legge 40 che regolamenta le tecnologie di riproduzione assistita mostrano che nel corso degli anni il “successo” dei trattamenti, cioè il numero di gravidanze per ciclo di trattamento, non è migliorato. Questo nonostante le decisioni dei tribunali che liberalizzano il numero di embrioni creati in laboratorio. Nella pianificazione familiare con gameti non congelati, il tasso di gravidanza per ciclo era di 19,6 nel 2007 (prima dell’intervento della Consulta). Questo tasso è sceso a 17,3 nel 2016 (prima dell’intervento della Consulta). Tuttavia, sono aumentati il numero di coppie trattate, il numero di trattamenti e il numero di bambini: 13.582 bambini sono nati nel 2016 con tutte le tecnologie, pari al 2,9% di tutti i bambini italiani.

Oggi vengono prodotti più embrioni, congelati e poi scongelati per ottenere la gravidanza. Nel 2016 è stato creato l’1,4% di embrioni in meno per la PMA omologa rispetto all’anno precedente, ma sono stati congelati 38.687 embrioni, con un aumento del 12,2% rispetto al 2015 (contro i 763 embrioni congelati del 2008), un problema intrinseco alla PMA che può essere “risolto” solo distruggendo gli embrioni “soprannumerari”, di cui le coppie non hanno più bisogno ma sono comunque vietati dall’articolo 40. In altre parole, la natura manipolativa della PMA è stata accompagnata da un aumento dei cicli di congelamento-scongelamento degli embrioni, accompagnati dalla fecondazione eterologa, cioè la fecondazione con gameti della coppia, vietata dall’originario articolo 40 ma consentita dalla Corte Costituzionale nel 2014.

Sono bastati due anni per verificarsi un vero e proprio “boom” di questa tecnica: nel 2016 sono nati più di 1.457 bambini, l’11% dei quali utilizzando la PMA, e il numero di coppie trattate è aumentato del 121% rispetto al 2015. Anche l’età delle donne è più alta rispetto alla stessa specie, 41,4 anni contro 36,8 (comunque due anni in più rispetto alla media europea). Ciò significa che la xenotrapianto viene utilizzato per l’infertilità “fisiologica” legata all’età, non per quella patologica. I tentativi di diventare madri stanno invecchiando. In particolare, nei trapianti allogenici, il 20,7% delle donne aveva più di 40 anni; ora il 35,2% ha più di 40 anni. I gameti eterologhi sono per lo più importanti, più dell’80% per lo sperma maschile e più del 90% per gli ovociti.
P.B.

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