Secondo la definizione convenzionale, il sexting è descritto come “lo scambio di messaggi o immagini a sfondo sessuale” e il “creare, condividere, inoltrare immagini di nudo o seminudo ”attraverso telefoni cellulari e/o internet. La definizione ‘sexting’ è intrinsecamente confusiva. Lounsbury e collaboratori raccomandano di fare uso di una definizione più restrittiva, focalizzandosi sullo scambio di immagini tra i minori di anni 18 e quindi adottando un criterio di discriminazione basato sulla fattispecie di reato. Il problema di cosa includere e cosa no sotto la voce ‘sexting’ fa nascere una gamma di interrogativi. I messaggi di testo sono da intendere come sexting? Oppure, è da considerarsi valido solo l’invio e la ricezione di file multimediali? Ed ancora: il sexting implica necessariamente l’uso di un telefono cellulare/smartphone o nell’accezione rientra anche l’usare come mezzo il computer o altri devices? La questione non è puramente semantica, poiché anche delle indagini scientifiche risentono direttamente dei criteri di inclusione o esclusione, adottati dal ricercatore. Wolak e Finkelhor cercano di mettere ordine utilizzando come metro di valutazione quello della gravità dell’atto, andando dal sexting cosiddetto “sperimentale”, messo in atto dagli adolescenti in un clima di fisiologica sperimentazione della sessualità, fino all’estremo del sexting “aggravato”, che sfocia inconseguenze non trascurabili e in atti criminali. Non è raro proprio chiedere ai ragazzi di distinguere dove fissare il limite dell’accettabilità del sexting e, come vedremo, di frequente questo risente della differenza di genere. In ogni caso, negli ultimi anni è notevolmente aumentato l’interesse delle istituzioni e dell’opinione pubblica su questo fenomeno, spesso al centro di dibattiti pubblici ed accademici. Il tema del sexting e del rapporto fra minori e nuove tecnologie porta inevitabilmente a valutare i rischi e pericoli connessi alla digitalizzazione, innescando spesso reazioni a catena di preoccupazione ed allarmismo. La scuola ha dovuto via via interfacciarsi con questo fenomeno e così anche i genitori, i servizi all’infanzia, gli operatori. Anche dal punto di vista normativo, si è cercato di capire come intervenire in caso di situazioni che vanno dalla creazione alla diffusione di materiale sessuale relativo a minorenni, con soluzioni che vanno da un tipo di giustizia più mite all’adozione di un’ottica più estremista.
RICORDA: NON FARE VIDEO O FOTO HARD. MAI
Disponiamo di numerosi studi scientifici sulla condizione psicologica e sociale della vittima, ma altrettanto importanti sono le ricerche che mettono in luce come il minorenne autore di reato spesso viva in una situazione di disagio familiare/socioculturale, che limita le loro capacità di controllo, di autoregolazione e di valutazione delle conseguenze. Il sexting rimane un argomento che spesso viene affrontato con posizioni che vanno dal proibizionismo alla totale indulgenza, in un contesto di cultura e società ‘sessualizzata’. Questo è evidente in programmi televisivi come per esempio “How To Look Good Naked”, divenuto famoso in UK, in cui le donne sono incoraggiate a fotografarsi nude per aumentare la sicurezza e la fiducia in se stesse e nella propria sessualità. Secondo il modello della “cultivation theory” i giovani, nel continuo contatto con i media, ‘coltiverebbero’ gradualmente la credenza che il mondo reale coincida con quello digitale. La visione di contenuti sessualmente espliciti e pornografici sembra influenzare direttamente le relazioni intime, la stima e il rispetto nei confronti del partner, le modalità violente messe in atto nella coppia. I contenuti sessuali che girano sul web, indicati a livello internazionale come SEIMS (Sexualexplicit internet materials), presentano una visione della sessualità irrealistica, priva di rischi e spesso violenta e denigrante per le donne. Gli adolescenti che di continuo si interfacciano online con questo tipo di sessualità avrebbero più probabilità di sperimentare e giudicare normale comportamenti sessuali rischiosi e di adottare rappresentazioni discriminatorie nei confronti dell’altro sesso. La linea che congiunge l’online e l’offline non sarebbe unidirezionale, bensì bidirezionale poiché i due mondi si influenzerebbero mutualmente a vicenda. Si metterebbe quindi innanzitutto in discussione la concezione secondo cui online e offline viaggino su due binari paralleli, ipotizzando oltretutto come non sono il virtuale influenzi la vita reale, ma anche viceversa. Tuttavia, ad oggi poco sappiamo rispetto al ruolo che fattori come quelli sociali, culturali, di origine etnica e così via, giocano nella messa in atto di comportamenti di sexting. In genere, sta ricevendo sempre più consensi la tesi che sostiene appunto la natura bidirezionale e reciproca, in cui i contesti personali fungerebbero anche da filtro per selezionare contenuti e messaggi, sessuali o meno.
“Sexting: una ricerca sul fenomeno, dal punto di
vista degli adolescenti” di Francesca Scandroglio
L’unica soluzione contro il sexting: NON FATE VIDEO/FOTO hard o svestiti o in momenti intimi. SE VE NE FANNO DI NASCOSTO O VI MINACCIANO, DENUNCIATE SUBITO. Senza paura.