Storia del Purgatorio

Domenico_Morelli_-_Dante_e_Virgilio_nel_Purgatorio
Domenico Morelli, Public domain, da Wikimedia Commons

Da sempre i cristiani (e tutti popoli) pregano per le anime dei defunti.
Nei secoli il cristianesimo ha definito sempre meglio a cosa servono le preghiere e dove si trovano le anime dei defunti. Accanto ai due “luoghi” che hanno sempre fatto parte della concezione dell’aldilà, l’Inferno e il Paradiso, con il cristianesimo si comprese la “necessità spirituale” di un terzo “luogo” intermedio, il Purgatorio.

Chi è che “si trova” nel Purgatorio?
Vi sono le anime di  “coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma sono imperfettamente purificati, sebbene siano certi della loro salvezza eterna”.
La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. Il Purgatorio non è un luogo fisico ma uno stato temporaneo passeggero a differenza di paradiso ed inferno che sono eterni. Le anime in Purgatorio sono già sicure della loro salvezza eterna.
Non è quindi una punizione, ma una purificazione d’amore.

I primi a provare a definire il Purgatorio furono Clemente d’Alessandria e Origene che ragionarono di un fuoco purgatorio, un fuoco purificatore.
Tra il 1170 e il 1180, si arrivò all’adozione del sostantivo “purgatorio” come luogo teologico.

Nella logica del Purgatorio, si è arrivati a una rigorosa classificazione e distinzione dei peccati :
mortali e veniali.
Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre condizioni:
È peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso.
In genere i peccati mortali sono definiti dai 10 comandamenti.
Si commette un peccato veniale quando, trattandosi di materia meno grave, non si osserva la misura prescritta dalla legge morale, oppure quando si disobbedisce alla legge morale in materia grave, ma senza piena consapevolezza o senza totale consenso.

Per aiutare le anime a purgarsi, purificarsi, in vista del Paradiso, da sempre esisteva la preghiera per i defunti, ovvero il suffragio e, dopo il concilio di Lione del 1274 e l’opera della scolastica, il Giubileo del 1300 sancì il trionfo sociale del Purgatorio. Tale diffusione fu massima con il Purgatorio di Dante.

Storicamente ricordiamo tre formulazioni del Purgatorio:
– concilio di Lione (1274)
– concilio di Firenze (1439)
– concilio di Trento (1563, XXV e ultima sessione)
che riprendono e confermano una fede che era già esistente da secoli, come attesta ampiamente la liturgia e l’offerta di preghiere e suffragi per i defunti.

Clemente di Alessandria parla di anime peccatrici e di anime scellerate, di anime correggibili e incorreggibili sulla terra e in cielo.

Origene parla di un nuovo battesimo attraverso il fuoco, di una purificazione più lunga. ma non eterna, dei peccatori, entrambi affermano la fede comune dei credenti, pur nelle incertezze e negli errori della teoria dell’apocatastasi: l’esigenza di una purificazione temporale nell’aldilà per le anime del giusti che devono ancora espiare i propri peccati; la necessità di preghiere e suffragi.

Sant’Agostino, che distingue chiaramente l’ignis purgationis (che scomparirà dopo il Giudizio Universale) dalla poena aeterna dell’Inferno, sottolineando altresì che immediatamente dopo la morte l’anima accede alla visione beatifica o alla purificazione del Purgatorio, o al fuoco eterno. Il fiorire di leggende, di illazioni, di rivelazioni apocrife sul “luogo” e sul “fuoco” del Purgatorio, non fanno deviare nella sua essenza la fede cattolica.

Papa san Gregorio Magno: «Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c’è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti, colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonato né in questo secolo, né in quello futuro. Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre in quello futuro» (Dialoghi 4,41).

San Giovanni Damasceno: «Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e a offrire per loro le nostre preghiere»

Secondo il Concilio di Lione
Avviene la prima definizione di Purgatorio, ma i cristiani non hanno incominciato a credere al Purgatorio nel 1274, come non avevano incominciato a venerare in Maria la Madre di Dio, teotokos, nel 431, dopo la solenne definizione di Efeso, né la fede nell’Assunzione di Maria è iniziata il novembre 1950.
L’imperatore Michele Paleologo può accettare senza difficoltà, in nome dei Greci la professione preparata da Clemente IV:
non è necessario un secondo battesimo per i peccatori (il Sacramento della Penitenza basta);
coloro che muoiono nella carità di Dio, se già purificati accedono alla visione beatifica,
se devono ancora purificarsi, subiscono nel Purgatorio pene purificatrici e espiatrici, che possono essere alleggerite da preghiere e suffragi. Il testo di Lione equivale a una definizione ex cathedra ma al tempo la Chiesa non volle dare una definizione del “luogo” e del “fuoco” di questa purificazione.

Secondo il Concilio di Firenze
sono simili a quelle di Lione e rassicurano sia i Latini (giacché i Greci ribadiscono la loro fede nelle preghiere per i morti) che i Greci (i Latini riafférmano la loro opposizione all’eresia origenista sul riscatto finale di tutti i peccatori, cioè alla non eternità dell’Inferno).

Dopo la Riforma e le contestazioni di Lutero il Purgatorio fu nuovamente studiato, fin dal 1547 ed esaminato dal Concilio tridentino solo nel 1563, non esistevano dubbi sulla dottrina stessa ma andava esaminato il ruolo della grazia, dei sacramenti, della giustificazione. La negazione del Purgatorio, e la contestazione e il rifiuto delle dottrina tradizionale sui novissimi (Paradiso, Purgatorio e Inferno) era la conseguenza dell’eresia Protestante.

Chiudiamo con due figure storicamente importanti che vengono spesso menzionate per sminuire il Purgatorio o provare a ridurne l’importanza

DANTE E LUTERO
Storicamente e culturalmente due figure sono accumunate al Purgatorio: Dante e Lutero.
E’ comune attribuire a Dante un ruolo di riformatore del Purgatorio, dimenticando un millennio di tradizioni, preghiere e suffragi ampiamente diffusi. Vi è una narrazione che suggerisce erroneamente che la dottrina sul Purgatorio si diffuse solo nel Medioevo, con il Concilio di Lione, sotto l’impulso di Bonifacio VIII che lo avrebbe fatto per far guadagnare la Chiesa tramite indulgenze e offerte.
E’ un controsenso perche’ Dante era avverso a Bonifacio VIII (vedasi Inferno, c. XIX, 76-81) e lo accusava di simonia insieme al predecessore Nicola III e il suo successore Clemente V.

Dante credeva e aderiva alla dottrina del Purgatorio e alle preghiere per i defunti e all’utilità del sacramento della confessione né della contrizione perfetta che permette, grazie alla misericordia divina, a numerosi personaggi danteschi. peccatori impenitenti (Manfredi, Buonconte, eec.) di riconciliarsi con Dio all’ultimo istante della loro vita

Altra figura di spicco, ritenuta avversa al Purgatorio è Martin Lutero, il quale nel 1530 definiva il Purgatorio come mera diaboli larva mentre solo 20 anni prima certo della sua esistenza, tanto che nelle sue 95 tesi inviate il 31 ottobre 1517 a vari vescovi, ve ne sono parecchie che ribadiscono sia il potere della Chiesa Cattolica sulla remissione dei peccati, sia proprio sul Purgatorio (dalla n.25 alle n.29):

25. Lo stesso potere che il papa ha, in generale, sul purgatorio, lo ha ogni vescovo e curato nella sua diocesi e nella sua parrocchia, in particolare.
26. Fa benissimo il papa quando concede la remissione alle anime in purgatorio, non per il potere delle chiavi, che non vi ha nulla a che fare, ma mediante la propria intercessione.
27. Predicano l’uomo quei che dicono che «appena il soldino gettato nella cassa risuona, un’anima se ne vola via (dal purgatorio)».
28. Quello che è certo,è che col tintinnio della moneta nella cassa si può aumentare il guadagno e l’avidità; ma il suffragio della Chiesa dipende soltanto da Dio.
29. Chissà se tutte le anime nel purgatorio desiderino essere liberate, come si narra sia accaduto a S. Severino e a S. Pasquale!

In CONCLUSIONE

Non dobbiamo temere il Purgatorio, certo sarebbe meglio arrivare direttamente in Paradiso.
Ma il Purgatorio è solo un passaggio.
Vedremo la nostra vita. Vedremo quante volte abbiamo rinunciato ai doni di Dio, al suo Amore, ad amare ed essere amati. E soffriremo perchè comprenderemo in maniera piena i nostri peccati e quanto sia grande Dio.
Piu’ avremo peccato piu’ soffriremo per amore.
Quando preghiamo per coloro che sono nel Purgatorio è come se aiutassimo le anime ad avvicinarsi a Dio fino ad arrivare in Paradiso.
E già nel Purgatorio (luogo teologico/spirituale non necessariamente fisico) le anime possono pregare con noi e per noi. Tanti grandi Santi ci hanno insegnato a pregare per le anime e chiedere a loro di pregare.


Paolo Botti

ps: articolo in via di perfezionamento tornate a giugno

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