
Quando si parla di demografia, spesso si parte da idee superate, nate negli anni ’70, un’epoca in cui milioni di bambini morivano di fame e si organizzavano grandi campagne per combattere quella tragica realtà.
Oggi, però, la situazione è cambiata e c’è un dato che colpisce particolarmente: lo spreco alimentare. Ogni anno, nel mondo, vengono sprecate più di 1,05 miliardi di tonnellate di cibo, pari a circa un quinto della produzione globale. Ogni giorno, più di un miliardo di pasti perfettamente commestibili finiscono nella spazzatura, soprattutto nelle case e nei ristoranti dei Paesi più sviluppati.
In media, ogni persona spreca circa 79 chilogrammi di cibo all’anno. Di questo spreco, il 60% avviene a livello domestico, mentre il 28% si registra nella ristorazione e il 12% nella distribuzione.
Paradossalmente, mentre una parte del mondo butta via così tanto cibo, ci sono circa 2,5 miliardi di adulti – di cui oltre 890 milioni obesi – che lottano con problemi di sovrappeso. Questo significa che il 43% della popolazione adulta globale vive con un peso eccessivo, con percentuali che variano dal 31% nelle regioni del Sud-Est asiatico e dell’Africa fino al 67% nelle Americhe.
Quindi abbiamo cibo. Lo sprechiamo.
Abbiamo cibo e ne abusiamo.
E abbiamo anche terre e risorse.
Di terre coltivabili ne abbiamo tante e possono produrre ancora molto cibo. Gli esperti parlano di “superficie agricola utilizzata” (SAU), ovvero i terreni già destinati all’agricoltura: seminativi, frutteti, pascoli, coltivazioni varie e prati permanenti. Non fanno parte della SAU i terreni occupati da edifici o coperti da boschi, sia naturali che destinati alla produzione di legna.
La superficie agricola totale (SAT), invece, comprende sia i terreni già coltivati (SAU) sia quelli che potrebbero esserlo ma non sono ancora utilizzati.
Nel mondo ci sono circa 15 miliardi di ettari di terra emersa. Di questi, circa 5 miliardi di ettari sono già usati per l’agricoltura (SAU) e 1,5 miliardi sono terre arabili, cioè adatte alla coltivazione. Inoltre, circa 140 milioni di ettari sono destinati a coltivazioni permanenti come frutteti, vigneti, tè e caffè.
Infine, un dato molto importante è la resa agricola, cioè quanto cibo si riesce a produrre da un determinato terreno.
Per semplificare i calcoli, possiamo prendere come riferimento due tra le colture più comuni: frumento e mais. Un chilogrammo di frumento fornisce circa 3.390 calorie, mentre una persona adulta ha bisogno in media di 3.000 calorie al giorno, ovvero circa 1.095.000 calorie all’anno (tenendo conto delle normali variazioni individuali).
Attualmente, il mondo produce circa 10 miliardi di tonnellate di frumento all’anno. Considerando che ogni tonnellata corrisponde a circa 3.390.000 calorie, possiamo stimare che la produzione globale di frumento fornisce abbastanza energia per sfamare teoricamente circa 30 miliardi di persone.
Naturalmente, questa è una stima teorica che non tiene conto degli sprechi, della distribuzione diseguale, dell’uso di cereali per l’alimentazione animale o per fini industriali. Ma serve a far capire che, dal punto di vista potenziale, il pianeta ha già oggi la capacità di produrre cibo per una popolazione ben superiore a quella attuale.
Inoltre, oggi più che mai, lo sviluppo tecnologico offre soluzioni concrete per garantire cibo a una popolazione in crescita, che, secondo le proiezioni, tenderà comunque a stabilizzarsi e persino a diminuire nel lungo periodo.
Le innovazioni nel settore agroalimentare stanno migliorando la resa agricola, riducendo l’impatto ambientale e rendendo la produzione più sostenibile. Tecnologie come l’agricoltura di precisione, l’uso di droni e sensori per monitorare i campi, le colture verticali in ambienti controllati e le biotecnologie (come le piante geneticamente migliorate) stanno già trasformando il modo in cui coltiviamo e distribuiamo il cibo.
Con queste prospettive, il futuro dell’alimentazione non è una minaccia, ma una sfida che possiamo affrontare con intelligenza e innovazione.
Quindi no. Non siamo troppi al mondo, ci basterà usare bene le risorse, non sprecarle, condividerle e usare il progresso per il bene comune.
Paolo Botti
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