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Usiamo l’IA ma anche la nostra testa

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Foto di Ria Sopala da Pixabay

Con la diffusione sempre più capillare dell’intelligenza artificiale (IA) nelle ricerche online – basti pensare a strumenti come Copilot, ChatGPT, Perplexity, Claude o Google Overview – si corre il rischio di delegare interamente a sistemi automatizzati il compito di cercare e selezionare fonti affidabili.

Questi nuovi motori di ricerca basati sull’IA non si limitano più a fornire un elenco di link da consultare, come accadeva nei motori tradizionali, ma generano direttamente risposte elaborate attingendo da una vasta gamma di fonti online. Il pericolo, però, è che durante questa rielaborazione automatica possano verificarsi errori, omissioni, distorsioni o addirittura manipolazioni, anche involontarie. Inoltre, se le fonti utilizzate non vengono citate chiaramente, risulta difficile verificare l’attendibilità delle informazioni.

L’intelligenza artificiale, dunque, non va demonizzata: può essere un valido strumento per orientarsi, ottenere sintesi rapide e scoprire informazioni difficili da reperire. Ma è fondamentale usarla con senso critico, imparando ad approfondire e a chiedere sempre le fonti – magari proprio agli stessi assistenti virtuali.

Le informazioni fornite dall’IA andrebbero talvolta considerate come un’opinione tra le tante, poiché spesso rielabora i contenuti in modo probabilistico sulla base dei dati con cui è stata addestrata.

In particolare, quando ci troviamo davanti a piu’ fonti, cerchiamo di privilegiare quella più diretta e testuale, che riporti l’informazione nella sua forma originale. Alcuni esempi pratici:

  • Se si parla di un discorso politico, è meglio consultare il sito ufficiale del governo, del parlamento o del partito, piuttosto che articoli giornalistici che ne offrono un riassunto o un’interpretazione.
  • Se si cita un discorso del Papa, nemmeno un quotidiano cattolico è da considerarsi fonte primaria se non riporta integralmente il testo, che è sempre disponibile sul sito ufficiale del Vaticano.
  • In caso di nuove disposizioni legislative, è opportuno consultare direttamente la Gazzetta Ufficiale o il sito del Ministero competente, evitando di fermarsi ai titoli sensazionalistici dei giornali, che spesso mescolano voci di corridoio e anticipazioni non confermate.
  • Se si parla di dati scientifici o sanitari, meglio rifarsi alle pubblicazioni ufficiali dell’OMS, dell’ISS o di riviste accademiche peer-reviewed, piuttosto che a blog o articoli divulgativi.

Teniamo inoltre presente che tutti i governi – come già facevano con i motori di ricerca tradizionali e i social – stanno cercando di influenzare anche le risposte dei motori di ricerca basati sull’IA. Attraverso pressioni politiche, accordi o normative, puntano a controllare o orientare i contenuti mostrati agli utenti, specialmente su temi sensibili. Con l’IA generativa, questo rischio è ancora più forte, perché le risposte arrivano già rielaborate, senza che sia chiaro da quali fonti provengano. Per questo è fondamentale mantenere uno spirito critico e cercare sempre riscontri indipendenti.

Abituarsi a distinguere tra fonti primarie, secondarie e opinioni è oggi più che mai necessario, in un’epoca in cui l’informazione viaggia veloce e il rischio di superficialità – anche con l’uso dell’IA – è sempre dietro l’angolo.

Paolo Botti

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