Questa è la mia storia. Ho perso il lavoro di segretaria part-time a settembre 2013, ero affranta e spaventata. Mi sono subito messa a cercare un altro lavoro, ma con scarsi risultati, al punto che mi veniva voglia di piantare lì tutto e lasciarmi andare. A dicembre, sono stata invitata da Cristina ed Ernesto al pranzo di Natale. In quel periodo mi ero ormai, non dico rassegnata, ma sicuramente stancata, e cominciavo a invidiare in modo benevolo chi, al contrario di me, aveva una situazione stabile.
Cristina è una cugina acquisita da parte di mio marito, e nostra testimone di nozze. Ha sempre avuto la prerogativa di farti stare bene, così facendo incoraggia ad aprirti. Quel giorno, a pranzo, ho raccontato le mie vicissitudini lavorative e i miei dubbi pesanti. Allo stesso pranzo era presente anche Chiara, la sorella di Cristina. Dopo mangiato, prima di andare via, ho detto a Chiara: «Non so più a che santo rivolgermi», e lei: «A questo», e mi ha consegnato un’immagine di don Giussani, dicendomi di pregarlo affinché mi potesse aiutare.
Premetto che quasi tutti hanno immaginette simili nel portafogli, ma di solito le si dimentica lì. Per me la cosa è stata diversa, perché non ho mai creduto fino in fondo che una “immagine” potesse davvero aiutare. Per questo l’ho presa, senza darle troppa importanza. Nei giorni successivi ho continuato l’estenuante ricerca, ancora senza frutti. Tante promesse, ma sempre la stessa risposta: «Al momento non abbiamo bisogno, ripassi più avanti».
Ad un certo punto, uno che non vuole farsi male “cambia gabbana” e allora mi sono chiesta: «Cosa posso fare, visto che per questo lavoro di segretaria non mi vuole nessuno?». È allora che ho tirato fuori l’immagine di don Giussani. Poi ho girato il foglietto e ho letto la preghiera. Mi ha colpito molto la frase: «L’inizio di ogni giornata sia un sì». «Al Signore» l’ho letto dopo. Mi sono detta: «Sì, devo essere positiva e qualcosa cambierà, me lo sento. Ma cosa devo fare?».
La risposta è arrivata quasi subito: «Devo fare qualcosa che a nessuno piace fare». Ce ne sono tante di cose che la gente non ama fare: pulire i bagni, portare dei pesi. Ma io cosa posso fare? All’improvviso, un’idea: pulire i vetri. Ecco l’illuminazione. Dovete pensare che io i vetri, a parte quelli di casa mia, non li ho mai “affrontati”, e non sono certo un’esperta. Però ho incominciato a pensare di prendere questa idea come opportunità di lavoro. Ho chiesto alla mia vicina di casa come li puliva e soprattutto con quali prodotti, e lei mi ha svelato il suo “segreto”. Ho cominciato a fare le prove a casa mia, tiravetro della macchina e spugnetta alla mano. E con i consigli della mia vicina i vetri venivano “una meraviglia”.
Dopo svariati allenamenti, era arrivato il momento di trovare le persone che mi permettessero di fare questo lavoro. E l’occasione è arrivata in un bar, mentre bevevo il caffé: ho chiesto alla titolare se potevo pulire le vetrate. Lei ha acconsentito. Il prezzo era irrisorio, se non sai cosa fai devi “volare basso”.
Poi, da cosa nasce cosa. Ho incominciato a chiedere in giro, e la maggior parte delle persone mi diceva di sì. Sono partita a fare ciò che alla gente non piace, ma per me è diventato un riempitivo, perché poi, nel frattempo, visto che lavoravo bene con le vetrate, qualcuno mi proponeva lavori in casa, e io prontamente accettavo.
Tutto questo, dopo qualche mese che pregavo don Giussani. Ho aperto il mio cuore ad una persona che nemmeno conoscevo, con tutte le mie amarezze e pianti, e lui ha ascoltato. Me lo sono sentito accanto. Credo che il fatto di essere caparbia e la preghiera abbiano contribuito a trovare quello che cercavo: un’occupazione. Prega e lavora, questo il suo motto, che poi è diventato il mio. Ora mi è stato consigliato da Chiara di leggere la sua biografia, e lo farò, ma quello che ho sentito dentro non riesco a descriverlo a parole: una forza e una tenacia che mi hanno fatto superare le paure e raggiungere gli obiettivi. Grazie don Giussani.
Cinzia (da Tracce)