Marwa era partita per la Siria in jeans, con un’acconciatura moderna, i capelli al vento, le unghie smaltate e gli occhiali da sole di marca. Ma lì l’attendeva un matrimonio combinato con un cugino, che era anche violento; le diedero subito un velo e capi di vestiario tutti uguali da indossare sempre. Ha tenuto duro per quasi due anni, temendo di non poter più fare ritorno in Italia, fino a quando non è riuscita a scappare e tornare in Italia con l’aiuto di un parente.
I casi come il suo sono tanti. Con la scusa di fare visita ai parenti, vengono riportate in Marocco, Egitto, Bangladesh, India, Somalia. Molte di loro non parlano, tacciono, vivendo in un mondo chiuso, parallelo, terrorizzate dai genitori e dal perdere i contatti e il rispetto di tutta la famiglia.
Un caso simile finito in tragedia fu quello di Saman, uccisa dai familiari perché voleva vivere all’occidentale e aveva rifiutato un matrimonio combinato.
Nata nel 2002 in Pakistan, Saman si è trasferita con la famiglia in Italia nel 2016, stabilendosi a Novellara. Avrebbe voluto proseguire gli studi in Italia ma i genitori non vollero mandarla al liceo. Poi nel 2020, Saman ha conosciuto un ragazzo in Italia a cui voleva bene ma la famiglia la costrinse a fidanzarsi con un suo cugino residente in Pakistan, destinandola a un matrimonio forzato. Ha subito violenze fisiche e condizioni di estrema limitazione, dopo vari anni ha tentato il suicidio ingerendo farmaci, finendo ricoverata in ospedale.
Saman ha cercato aiuto, denunciando i genitori per maltrattamenti e induzione al matrimonio, oltre al sequestro dei suoi documenti. Poi il 1° maggio 2021 è scomparsa. Inizialmente si pensava a un allontanamento volontario, ma successivamente è emerso che era stata uccisa.
A lei e a tante ragazze è negato:
- il diritto di studiare
- il diritto di sposarsi liberamente
- il diritto di non essere trasferita forzatamente in altre nazioni
- il diritto di non subire punizioni come dormire sul marciapiede o sul pianerottolo di casa per punizione
- il diritto di non essere picchiata, segregata, umiliata, spaventata e uccisa
Molte ragazze, ma anche ragazzi di prima, seconda o anche terza generazione, si sentono oppressi da tradizioni e vincoli familiari, culturali ed etnici che impediscono loro di integrarsi pienamente.
Servono leggi che favoriscano l’integrazione, ma anche un movimento dall’interno delle comunità migranti in Italia contro regole arcaiche che ledono i diritti umani.