Cause che portano al fenomeno droga (Bruto Maria Bruti)

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Image by Arek Socha from Pixabay

Si possono riassumere varie cause che sono all’origine del problema.

1) Crisi della famiglia.

Tutte le ricerche concordano sul fatto che la situazione familiare dei giovani tossicodipendenti è perturbata nella maggioranza dei casi.
Il 65% dei giovani drogati presenta una deprivazione parentale: assenza di uno dei genitori per morte o per separazione.
Per vari motivi, dovuti alle condizioni culturali e lavorative della vita moderna, i genitori sono scarsamente a contatto con i figli: si tratta di un’assenza fisica ed educativa che, di fatto, ha trasformato il focolare domestico in un luogo-dormitorio. Nelle grandi città la figura della madre è quasi completamente scomparsa. Le ricerche di neuro-psichiatria infantile ( in particolare René Spitz ) e quelle di fisiologia del comportamento ed etologia umana ( in particolare Irenaus Eibl-Eibesfeldt ) hanno dimostrato che il neonato ha bisogno di identificarsi con una figura materna stabile fino al 3° anno di età: si tratta di una predisposizione genetica che necessita, per lo sviluppo di una personalità normale, di un legame individualizzato che non può essere realizzato dalle assistenti degli asili nido o dei brefotrofi. Infatti le assistenti di questi istituti sono nell’impossibilità di poter instaurare un legame individuale con i singoli neonati e, inoltre, la loro figura non è stabile perché le assistenti ruotano in base ai turni.
Poiché la madre di oggi non può dedicare tutto il suo tempo al piccolo, si manifestano quasi inevitabilmente, in misura più o meno accentuata, quei fenomeni che René Spitz raccoglie nella cosiddetta – sindrome di ospedalizzazione -. Il sintomo più grave è costituito da una marcata e talvolta irreversibile difficoltà a stabilire contatti umani.
L’educazione familiare può essere sbagliata e può anche formare in modo deviato un individuo ma le ricerche scientifiche più recenti dimostrano che ogni istituto alternativo alla famiglia è di per sé nocivo alla formazione della personalità.
Senza legami familiari e personalizzati l’individuo perde la capacità di nutrire amore per la società. Solo l’uomo che ha avuto una famiglia è capace di vedere se stesso come un valore e di vedere dei fratelli negli altri uomini.
Una statistica sulla diffusione della droga rivela che la maggior parte dei giovani tossico-dipendenti appartiene alle categorie superiori ( 25,6% ) mentre il minor numero dei giovani tossico-dipendenti si riscontra tra gli appartenenti alle famiglie contadine ( 1,5% ).
Konrad Lorenz ( lo scienziato del comportamento animale ) nota che, nel mondo moderno, fatta eccezione per gli ambienti dei contadini e degli artigiani, mancano tutti quegli elementi che caratterizzano l’esistenza stessa della famiglia e cioè una certa unione, un certo focolare, una divisione gerarchica dei compiti e dei ruoli fra marito e moglie. (11)

2) Problemi affettivi

La gran parte dei tossico dipendenti è costituita da individui che hanno molto bisogno di affetto ma non riescono a soddisfare questa necessità in modo normale.

3) Mancanza di autostima

Molti tossicodipendenti hanno un forte comlpesso di inferiorità, conducono una vita solitaria, non traggono soddisfazione né dalle relazioni sociali né dalle relazioni sentimentali e solo con la droga riescono ad aumentare la loro autovalutazione fino ad un livello tollerabile.

4) Erotismo e pornografia

Quando il sesso viene separato dall’amore e dalla tenerezza esso produce insoddisfazione ed ossessione: si ha un innalzamento della soglia del desiderio sessuale che richiede un continuo aumento dello stimolo per ottenere il medesimo effetto. Il consumismo sessuale, la cultura dell’erotismo e della pornografia favoriscono lo sviluppo di personalità dipendenti che non riescono a trovare un appagamento psico-fisico nella vita reale.

5) Il fenomeno delle emigrazioni

Le migrazioni dalle campagne verso le città e le migrazioni di popoli, con tutte le loro implicazioni ( disadattamento, perdita dell’identità, criminalità, disoccupazione ), contribuiscono alla crescita del fenomeno della droga.

6) Divertimenti di massa di tipo passivo

Sport in chiave di spettacolo, televisione, cinema, realtà virtuale distolgono l’individuo dall’esercizio sportivo, dalla lettura, dal godimento che il corpo e la mente traggono dal libero movimento all’aria aperta. La diminuzione della lettura ( che comporta un continuo dialogo con se stessi ), l’esposizione troppo prolungata ai programmi televisivi e alla realtà virtuale producono una modificazione della personalità consistente in : A) riduzione della capacità di attenzione B) riduzione della capacità di concentrazione C) riduzione della capacità di ragionare D) riduzione della capacità di collegare il presente con il passato e con il futuro con formazione di un interesse che si indirizza solo alle soluzioni immediate.
Questa situazione porta alla ipertrofia degli istinti, alla anestesia della coscienza, alla riduzione della logica e della volontà e predispone alla fuga nella tossicodipendenza.

7)  Materialismo pratico

Nel medioevo- cristianità romano germanica – è stata assente la tentazione della droga mentre essa è tipica del mondo moderno.
La droga sembra prendere il posto della ricerca religiosa che nasce dalla naturale tendenza dell’uomo verso l’assoluto.
Lo scrittore Aldous Huxley, che aveva contribuito a diffondere la cultura della droga negli USA, aveva colto questo aspetto della droga come surrogato spirituale. Egli scriveva che quando gli uomini mancano di trascendere se stessi con la religione essi sono indotti a ricorrere alle droghe.
Se per Marx, scrive Huxley, la religione è l’oppio del popolo, nel mondo nuovo, nel mondo dell’ateismo pratico sarà il contrario e cioè l’oppio sarà la necessaria religione del popolo.
Come la religione, la droga avrà il potere di consolare, di ripagare, evocherà visioni di un mondo diverso, migliore, offrirà la speranza

Possiamo provare a riassumere schematicamente quell’atteggiamento religioso tipico dell’essere umano di cui la droga sta diventando il surrogato

A) aspirazione all’infinito

B) ricerca dell’unione con Dio attraverso la preghiera

C) speranza di un mondo migliore

D) umile e paziente rassegnazione di fronte al dolore quando non può essere evitato

E) potere consolatorio che nasce dal dare un senso alla sofferenza.
Ogni sofferenza,, che deve essere combattuta per quanto è possibile, viene tuttavia vista dall’uomo religioso come una prova permessa da Dio e come una possibilità di realizzarsi ad un livello più alto. L’uomo religioso riconosce di essere radicalmente bisognoso di salvezza, si accetta come creatura povera e limitata, si affida totalmente a Dio, imita Cristo e lo sente personalmente vicino: abbracciando la croce sa di abbracciare il crocefisso, unito a Lui diventa segno della sua presenza e strumento di salvezza per gli altri.
“-Ogni uomo, nella sua sofferenza, può diventare partecipe della sofferenza redentiva di Cristo”-(Giovanni Paolo II).

F) Amore preferenziale verso Dio, che viene coltivato e nutrito attraverso la pratica dei sacramenti, e che è l’unico amore in grado di riempire il cuore dell’uomo.

G) Capacità di vivere nel mondo ma nello stesso tempo distacco dal mondo che rimane un luogo di esilio e una valle di lacrime.

H) Capacità di agire per amore di Dio collaborando ai misteriosi disegni della Provvidenza. Questa azione è particolarmente libera perché evita di essere preoccupata per i risultati in quanto questi vengono affidati e lasciati alla volontà di Dio.

I) Affidamento a Dio di ogni giustizia definitiva di fronte a tutte quelle ingiustizie umane che restano impunite e senza una soluzione definitiva. (12)

Bibliografia:

10) Enrico Malizia op cit pag 20-24, 50-55, 62-63, 80-84; G. Campailla, op cit, pag 100-108; Umberto Galimberti, Il tormento e l’ecstasy, La Repubblica 5 dicembre 1995, pag 35.

11) J. De Ajuriaguerra, Manuale di psichiatria del bambino, Masson, Milano 1987 pag 48-60, 527-537;cfr Giuseppe Campailla, op. cit., pag 97-98 ;
Konrad Lorenz, Gli otto peccati capitali della nostra civiltà, Adelphi, Milano 1974, pag 73, 101-108;
Irenaus Eibl-Eibesfeldt, Amore e odio, Adelphi, Milano 1996, pag 257-258, 261-264, 280-283;
E. Borgognoni Castiglioni, op cit, pag 11.

12) Corrispondenza Romana, Roma 26 Agosto 1995 n.450;
Italo Vaccarini, Alcuni indicatori di crisi nella società occidentale, Sociologia della cultura, in Aggiornamenti sociali 6/1995, pag 471-472 ;
E Borgognoni Castiglioni, op cit, pag 5, 9-12;
Donata Francescato, Quando l’amore finisce, Il Mulino, Bologna 1992, pag 20-27;
Joseph Ratzinger, Svolta per l’Europa, Paoline, Milano 1992, pag 14-16;
Aldous Huxley, Le porte della percezione, Paradiso e inferno, Mondadori, Milano 1993 pag 76; Il Mondo nuovo-Ritorno al mondo nuovo, Mondadori, Milano 1991, pag 296;
CEI, La verità vi farà liberi, Libreria Vaticana 1995, n.1020, 1021;
Giovanni Paolo II, Salvifici doloris n19.

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Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano

pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0

Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).

Il libro si puo’ trovare e chiedere (talvolta ordinandolo) in qualsiasi libreria.
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La nostra sessualità – Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano libro, Bruti Bruto M., SugarCo, giugno 2010, Sessualità e morale – LibreriadelSanto.it

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