Un tempo era la preghiera di tutta la famiglia ma dopo il Concilio una parte lacizzata del cattolicesimo voleva sbarazzarsene, fu grazie a Giovanni Paolo II e al successo dei santuari Mariani che il Rosario è tornato a vivere e diffondersi nella quotidianità dei credenti.
Per chi vuole approfondire il senso della devozione mariana bisogna leggere “Il segreto ammirabile del Santo Rosario” e il “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” di San Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716).
E’ una preghiera semplice, Cristocentrica (con Gesù al centro) anche se si pregano le Ave Maria, perchè ad ogni decina si riflette e si fa riferimento ad un momento della vita di Gesù e della storia della salvezza.
Molti cercano in tecniche orientali forme di preghiera che facilitino il rilassamento e la meditazione, senza sapere che il Rosario è fatto di meditazione, e di una ripetizione che facilita il rilassamento e l’abbandono del cuore in Dio.
TUTTI I GRANDI SANTI AMAVANO IL ROSARIO E LO CONSIGLIAVANO
Ad esempio Don Bosco considerava la recita del Rosario fondamentale per il suo metodo educativo. Nel 1848 il marchese Roberto d’Azeglio, amico personale di Carlo Alberto e senatore del Regno, visitò l’oratorio di Don Bosco. Il marchese si complimentò per tutto tranne che per il tempo perso per il Rosario. “Lasci, di far recitare quell’anticaglia di 50 Ave Maria infilzate una dopo l’altra.”
Rispose Don Bosco : “io ci tengo molto a tale pratica; e su questa potrei dire che è fondata la mia istituzione; sarei disposto a lasciare tante altre cose pure importanti, ma non questa. E anche, se fosse necessario, sarei disposto a rinunziare alla sua preziosa amicizia, ma non mai alla recita del Santo Rosario” (Cfr MB III 294).
Come non citare il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, affermava “chi propaga il Rosario è salvo” o Padre Pio: «Padre, ma perché recitate sempre il rosario e non altre preghiere?», il cappuccino rispose: «Perché la Madonna non mi ha mai rifiutato una grazia chiesta attraverso la recita del rosario», mentre a una sua figlia spirituale la raccomandò come strumento privilegiato per difendersi dagli attacchi del diavolo. «Stiamo attenti teniamo sempre l’arma in mano e vigiliamo, perché il nemico non dorme, fuggiamo anche l’ombra del peccato».
• Si fa il Segno della Croce : “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen”.
• Poi si enuncia il Mistero. Ad esempio: “Primo mistero gaudioso: l’Annuncio dell’Angelo a Maria”.
• Si prosegue con la recita del Padre Nostro e la recita delle 10 Ave Maria. Al termine si recita il Gloria. Durante la decina si medita sul Mistero.
Ad ogni decina della Corona si aggiunge di solito:
“O Gesù, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell’inferno e porta in Cielo tutte le anime, specialmente le più bisognose della tua misericordia”.
• Un Rosario si compone di cinque Misteri di una Corona.
In totale i Misteri sono 20, divisi in 4 Corone: i Misteri della Gioia (o “gaudiosi”, si meditano il lunedì e il sabato); i nuovi Misteri della Luce (o “luminosi”, si meditano il giovedì); i Misteri del Dolore (o “dolorosi”, si meditano il martedì e il venerdì) e i Misteri della Gloria (o “gloriosi”, si meditano il mercoledì e la domenica).
• Al termine dei 5 Misteri si recitano la Salve Regina, poi un Padre, Ave e Gloria secondo le intenzioni del Papa e infine le Litanie Lauretane, o altre preghiere mariane.
I CONSIGLI DI SAN GIOVANNI PAOLO II
Giovanni Paolo II: “Recitare il Rosario significa mettersi alla scuola di Maria ed apprendere da lei, Madre e discepola del Cristo, come vivere in profondità ed in pienezza le esigenze della fede cristiana. Ella fu la prima credente e, della vita ecclesiale, ella nel Cenacolo fu centro di unità e carità tra i primi discepoli del suo Figlio. Nella recita del Santo Rosario non si tratta tanto di ripetere delle formule, quanto piuttosto di entrare in colloquio confidenziale con Maria, di parlarle, di manifestarle le speranze, di confidarle le pene, di aprirle il cuore, di dichiararle la propria disponibilità nell’accettare i disegni di Dio, di prometterle fedeltà in ogni circostanza, soprattutto in quelle più difficili e dolorose, sicuri della sua protezione, e convinti che ella ci otterrà dal suo Figlio tutte le grazie necessarie alla nostra salvezza. Recitando il Santo Rosario, infatti, noi contempliamo il Cristo da una prospettiva privilegiata, cioè da quella stessa di Maria, sua Madre; meditiamo cioè i misteri della vita, della passione e della risurrezione del Signore con gli occhi e col cuore di colei che fu più vicina a suo Figlio. Siamo assidui alla recita del Rosario sia nella comunità ecclesiale, sia nell’intimità delle nostre famiglie: esso, sulla scia delle ripetute invocazioni, unirà i cuori, riaccenderà il focolare domestico, fortificherà la nostra speranza e otterrà a tutti la pace e la gioia del Cristo nato, morto e risorto per noi” (Giovanni Paolo II, 2 ottobre 1988).
“Preghiera per la pace, il Rosario è anche, da sempre, preghiera della famiglia e per la famiglia. Un tempo questa preghiera era particolarmente cara alle famiglie cristiane, e certamente ne favoriva la comunione. Occorre non disperdere questa preziosa eredità. Bisogna tornare a pregare in famiglia e a pregare per le famiglie, utilizzando ancora questa forma di preghiera”.
(Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae)