Un esercito crescente di disperati. È questa la terribile realtà dei senza dimora in Italia: Secondo le ultime stime dell’Istat le persone senza dimora sono 50.724, in aumento rispetto al 2011, quando il numero era di 47.648. L’indagine non tiene conto della maggior parte dei senzatetto “invisibili”, in quanto comprende i senzatetto che usufruiscono delle mense per i poveri e dei servizi di accoglienza notturna. Questa è povertà. È mancanza di speranza. È umiliazione. Ed è rischio. È il segno di una città italiana che si sente minacciata e che ha sempre meno confini sicuri. L’85% dei senzatetto sono uomini, l’età media è di 44 anni, il 58% sono stranieri e vivono soprattutto al nord (56%). Solo il 28% ha un’occupazione, il livello di istruzione è generalmente basso e solo un terzo ha un diploma di scuola superiore. Secondo l’ISTAT, il numero di persone senza dimora in Italia è di 21.259 rispetto ai 19.325 del 2011. Rispetto al 2011, è aumentato il numero di persone senza dimora da più di due anni (dal 27,4% al 41%), il numero di persone senza dimora da più di quattro anni (dal 27,4% al 41%) e la percentuale di persone senza dimora da più di quattro anni (dal 16% al 21%). La situazione di tutte le principali città italiane è deprimente. Milano e Roma ospitano il 38,9% dei senzatetto. Il capoluogo lombardo ha il numero più alto di senzatetto con 12.004 persone (in calo rispetto al 2011), seguito dal capoluogo di regione, Palermo (2.887), Firenze (1.992), Torino (1.729), Napoli (1.559) e Bologna (1.032) con 7.700 persone. Nel 2011, il numero di persone senza fissa dimora è stato di 909, con Napoli che ha registrato l’aumento maggiore.
La perdita del lavoro e la separazione dal coniuge o dai figli sono gli eventi più rilevanti di un percorso che porta alla condizione di senza dimora. I senzatetto vivono in maggioranza da soli, ma il 66,7% ha contatti con i familiari (nel 2011 erano il 70%). L’aumento dell’emarginazione è certificato dalla quota di clochard che non ha più nessun tipo di rapporto con la famiglia: sono il 33,3% (erano il 29,7% nel 2011).
Le donne rappresentano il 14,3% dei senza dimora, ma vivono più spesso da sole in confronto al passato. Una situazione che le espone ad una maggiore insicurezza rispetto ai maschi, con rischi concreti di subire violenze o di doversi prostituire. Il 28% dichiara di lavorare almeno 15 giorni al mese, guadagnando circa 329 euro, più degli uomini che ne guadagno in media 315.
In generale i senzatetto fanno sempre più ricorso alle unità di strada, ai centri di ascolto e ai servizi che distribuiscono farmaci. Il 14% dei clochard è classificato come P.D.I (persone con difficoltà ad interagire), quota in aumento a causa della maggior presenza di soggetti con un conoscenza ridotta della lingua italiana. Ma il 70% delle P.D.I è affetta da disabilità, disturbi mentali o dipendenze.
Significativo rispetto al 2011 il calo tra i senzatetto stranieri di chi fa ricorso ai servizi per l’impiego (dal 45,2% al 39,4%). Questo significa una rinuncia all’integrazione e alla possibilità di rientrare nella società italana. Tra gli stranieri 13,3% non ha nessun titolo di studio (erano l’11% cinque anni fa). Percorso opposto per gli italiani: la percentuale dei clochard più istruiti è passata dal 23,1% al 26,9%.
La vera sfida pero’ è comprendere che specie nelle grandi città non è che manchino i servizi o gli aiuti.
E’ che gli aiuti sono rivolti troppo a dare cibo e ospitalità e non a risolvere il problema di fondo che è la solitudine, la disperazione, la mancanza di amore.
Ben vengano i servizi, ma vanno aumentati e sostenuti progetti che mirino a ricostruire anche la volontà e la dignità delle persone, dando occasioni di lavoro, dando cure psichiatriche, dando sostegno educativo.