Curare per guarire è spesso possibile, prendersi cura per il sollievo è sempre possibile

Foto di Sabine van Erp da Pixabay

Giornata Nazionale del Sollievo

Una giornata che non vuole essere “una” giornata è solo per chi è sofferente e malato, ma una ricorrenza che si propone di risvegliare, in tutti e in modo duraturo, la sensibilità verso ciò che è concretamente possibile fare per portare sollievo a chi è nella prova del dolore; una sensibilità oggi più che mai sopita dalla fretta e da una certa ineducazione, talvolta da impreparazione e paura, a confrontarsi in modo maturo, empatico, solidale e propositivo con la sofferenza e con il dolore. Una giornata dunque anche con un intento educativo, che coinvolge tutti, non solo chi per professione si prende cura delle persone sofferenti, infatti il sollievo può essere “portato” da chiunque anche con un gesto amorevole, con il dono della propria attenzione, attraverso il prendersi cura e la vicinanza alla persona sofferente. “La vicinanza” – scrive papa Francesco nel Messaggio per la XXIX Giornata Mondiale del Malato – “è un balsamo prezioso, che dà sostegno e consolazione a chi soffre nella malattia. […] Viviamo questa vicinanza, oltre che personalmente, in forma comunitaria, […] una comunità capace di guarigione, che non abbandona nessuno, che include e accoglie soprattutto i più fragili”. La presenza, la vicinanza, la prossimità alla persona malata e sofferente, nella loro dimensione fisica e spaziale, sono state frustrate e significativamente ridotte dalle misure per contrastare la pandemia. Ciò non significa che non si possa comunque “diversamente” vicini o presenti. La XX Giornata del sollievo può essere un’occasione, anche animata da creatività, per manifestare la propria vicinanza alla persona che soffre attraverso segni e messaggi di cura, di partecipazione e di carità, nel rispetto del distanziamento fisico, anche mediante tecnologie di comunicazione come il telefono, i social, la videochat, ecc. In definitiva, “quello che importa” – come diceva Gigi Ghirotti – “è che la persona malata non si senta abbandonata e sola”.

La Giornata ha una connotazione affermativa e propositiva: non è direttamente “contro” il dolore o la sofferenza, ma “a favore” del sollievo, cioè l’esperienza di sospensione o affrancamento dalla sofferenza e dal dolore in chi è malato e nelle persone care. Il sollievo è sempre possibile, anche nei casi in cui la persona permanga nella condizione di malattia o sia giunta al termine della vita. Un sollievo che può essere raggiunto grazie a nuovi e sempre più efficaci farmaci e terapie, ma anche attraverso una cura umana fatta di attenzione, tenerezza, vicinanza, sostegno e amore.

Sollievo non significa solo affrancamento dal dolore fisico o da altri sintomi, significa anche rispetto e centralità della persona. Sollievo come obiettivo della cura globale della persona anche quando non è possibile la guarigione, sollievo come auspicabile e desiderata via finale comune, meta e tappa al tempo stesso, di diverse forme di sofferenza indotte da patologie che feriscono e affliggono l’uomo nel corpo, nella mente e nello spirito. Il sollievo è quindi un’esperienza che coinvolge tutte le dimensioni della persona umana: fisica, psichica, spirituale e sociale.

Nel mese di maggio (Giovanni Paolo II)

L’apparizione della Vergine ad Egidia Mathis a Bra