Secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), nel 2012, le vittime del traffico di esseri umani per lavoro forzato nel mondo sono state circa 20,9 milioni, di cui 880.000 in Europa. Le femmine,
comprese le minori sono 11,4 milioni (55%), gli uomini e i minori maschi 9,5 milioni (45%). Di questa cifra circa 4,5 milioni (22%) per sfruttamento sessuale forzato, 14,2 milioni (68%) per lavoro forzato in settori come l’agricoltura, l’edilizia, il lavoro domestico o il settore manifatturiero. I rimanenti 2,2 milioni (10%) sono impiegati in lavori forzati imposti dallo Stato, per esempio nelle carceri, o per la leva o ancora per le forze ribelli.
L’UNODC, l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine nel 2012, rivela che tra il 2007 e il 2010, le femmine sono la maggioranza delle vittime nel mondo, dal 55% al 60%, e che all’interno di questo numero sono aumentale le giovani donne. Tra gli uomini, che sono dal 15 al 18%, i giovani sono dall’8 al 10%. La tratta dei minori, in particolare femmine, appare quindi in aumento.
Nel periodo 2007-2010 circa del 27%. Nel precedente studio, 2003-2006, era del 20%. Vi è però molta disparità per area geografica: in Africa il 68%, in Asia (Sud e Est) il 39%, in Europa e Asia centrale il 16%. In America il 27%.
Gli autori di tratta risultano invece in maggioranza uomini anche se la partecipazione delle donne alla tratta è maggiore che in altri tipi di traffici. Nella verifica delle condanne per tratta il Rapporto ha messo in evidenza che su 132 Paesi esaminati il 16% non ha messo in evidenza nessuna condanna per tratta tra il 2007 e il 2010. Dato considerato preoccupante di fronte alla necessità di andare verso un Piano mondiale contro la tratta degli esseri umani.
A cura di: Da Pra Mirta, Marchisella Simona, Obert Ornella.