«Cercano donne incinte, fino anche al settimo mese di gravidanza, e sono disposti a pagare di più, fino a 200 euro, per avere un rapporto sessuale con loro». La nuova tendenza perversa del mercato della prostituzione è stata denunciata questa mattina nel corso del seminario “Lotta alla prostituzione per prevenire la tratta di persone e lo sfruttamento sessuale”.
La voce delle donne vittime di sfruttamento sessuale arriva nella sede del Parlamento italiano attraverso la testimonianza di Irene Ciambezi, responsabile di una delle 16 Unità di strada antitratta dell’associazione fondata da don Benzi, che molte di queste ragazze le ha anche accolte nella propria casa famiglia. Citando ricerche scientifiche, ma anche la propria esperienza diretta, descrive i traumi subiti da queste donne, paragonabili a quelli delle vittime di tortura. «Ci sono stati riferiti anche casi di donne bulgare e albanesi che sono tornate sulla strada subito dopo aver partorito, mentre i figli sono stati venduti».
Ancora più dirette le parole di Elena, romena, che la tratta e la prostituzione le ha vissute in prima persona: «Sono arrivata in Italia a 16 anni, mi hanno chiuso in una stanza per due mesi, violentata ripetutamente. Poi mi hanno mandato sulla strada, controllata a vista». Racconta di aver subito ogni tipo di violenza: «Una volta un cliente mi ha anche spogliato e lasciato nuda sulla strada». Poi arriva un’auto con a bordo don Oreste Benzi e don Aldo Buonaiuto: «Non mi hanno chiesto “quanto costi?” ma “quanto soffri?”. Sono salita su quell’auto. Oggi ho un fidanzato. Abbiamo problemi di lavoro, ma sono viva!».
Secondo i dati del Global Report dell’ONU sulla Tratta di persone, illustrati da Vittoria Luda di Cortemiglia, dell’United Nations Interregional Crime and Justice Research Institute, il 67% di tutte le vittime di tratta è rappresentato da donne, mentre la tratta a fini di sfruttamento sessuale costituisce il 58% del totale. Il 68% di chi commette reati connessi alla tratta, invece, è maschio.
Per uscire da questa situazione bisogna agire sul fronte della domanda, «fonte di tutte le forme di sfruttamento» come stabilisce la Direttiva europea n.36/2011.
«Per liberare le vittime di tratta bisogna eliminare la domanda – ha dichiarato Giovanni Ramonda, responsabile generale dell’associazione Papa Giovanni XXIII–, contrastando i compratori di sesso, i clienti, in quanto corresponsabili della riduzione in schiavitù di queste donne e raggiungere in breve tempo la liberazione di queste donne, ispirandosi al cosiddetto “modello nordico”, che ha già dimostrato la propria validità».
Richiesta che trova il sostegno dell’on. Gianluigi Gigli, firmatario di una proposta di legge che prevede sanzioni progressive proprio nei confronti dei clienti.
Sia lui che la parlamentare europea Silvia Costa hanno sottolineato come i Paesi che hanno legalizzato la prostituzione non hanno sconfitto la criminalità ma anzi hanno reso più difficile il contrasto, mentre Paesi come la Svezia e la Norvegia che hanno vietato l’acquisto di prestazioni sessuali a pagamento hanno ridotto sensibilmente il fenomeno, contribuendo a far cambiare mentalità anche agli uomini.
Appassionato l’intervento dell’ex questore Italo d’Angelo: «Sono sempre stato nella Polizia. Mi piace pensare la mia vita professionale in due parti: prima e dopo don Oreste. « Le ragazze sulla strada sono ragazze abusate, sono vittime, io le ho viste. Una ragazza è stata torturata e uccisa. Nessuno ha recriminato il suo corpo. Abbiamo fatto il funerale con don Oreste. Queste ragazze vengono trattate come animali, non le dobbiamo consolare, le dobbiamo liberare!».
Tra i presenti al seminario c’erano parlamentari appartenenti a diversi schieramenti politici che si sono impegnati a creare una alleanza trasversale, per portare anche in Italia il modello nordico.
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